Tipo: Gioco di carte non collezionabile

Di cosa parla: Raccontare una fiaba o un racconto con le carte a disposizione

Qualità componenti/grafica: trattandosi solo di carte, funzionale

Numero giocatori: da 2 a quanti si vuole (più siamo più caotico e divertente è il tutto)

Complessità: inesistente

Chiarezza e completezza delle regole: buona

Durata media: 10/20 minuti di solito

Assomiglia a: l’esempio più prossimo è Le avventure del barone di Munchausen

Elemento fortuna: sostanzialmente assente

Consigliato a: tutti gli amanti dell’improvvisazione dotati di fantasia e senso dell’umorismo

Rigiocabilità: molto elevata

Prezzo: € 19,90

Rapporto qualità/prezzo: discreto

Giudizio complessivo: eccellente

Come dice il titolo, in questo gioco dovrete raccontare una storia, una fiaba partendo da un gruppo di carte, cercando di completarla prima dei vostri avversari. Semplicissimo e adatto a qualsiasi età, Once upon a time consta di due mazzi di carte: uno rappresenta i finali di fiaba (dal classico “e vissero tutti felici e contenti” a tante altre variazioni, adatte alla conclusione di un racconto fiabesco), l’altro i luoghi, i personaggi, le situazioni, gli oggetti e quant’altro possa entrare a far parte di una favola. All’inizio della partita, ogni giocatore pesca una carta finale e un numero variabile di carte azione; poi, un giocatore – stabilito tramite un qualsiasi tipo di sorteggio, anche se le regole consigliano di far partire quello con la barba più lunga – inizia a raccontare la sua storia, partendo sempre con la fatidica frase “c’era una volta”.

Per ogni fase di senso compiuto detta dal giocatore, questi può calare dalla sua mano una carta rappresentante una delle parole o delle situazioni presenti nella frase appena pronunciata. La partita procede in questo modo finché, o il narratore conclude le proprie carte ed è quindi in grado di concludere il suo racconto giocando la carta finale (evento alquanto improbabile all’inizio), oppure uno degli altri giocatori è in grado di interromperlo e riprendere lui il racconto.

Questo avviene solitamente in due modi: o uno dei giocatori è in grado di giocare una carta interruzione (ovvero delle carte speciali presenti nel mazzo azione, che consentano di bloccare il racconto di un giocatore quando questi cala una carta dello stesso tipo – per esempio, “principessa” è una carta personaggio: se il narratore gioca nel suo racconto la carta “principessa” uno qualsiasi degli altri compagni di gioco con in mano una carta interruzione/personaggio può calarla sul tavolo; il più veloce a farlo prende il controllo della storia) oppure il narratore dice una parola di cui un altro giocatore possiede il corrispettivo cartaceo (seguendo l’esempio precedente, se il narratore dice “la principessa entrò nel castello”, il giocatore che abbia in mano la carta “principessa” può calarla e interrompere il compagno). Se questo avviene, il giocatore che stava parlando si ferma, ripesca una carta dal mazzo azione (allontanandosi quindi dall’obbiettivo di finire le carte in mano), mentre chi lo ha fermato prende il suo posto come cantastorie, riprendendo la stessa storia portata avanti dall’amico. E qui viene il bello di questo fantastico gioco: il nuovo narratore infatti avrà necessariamente una carta finale diversa dal suo predecessore e perciò dovrà cercare di far percorrere una nuova strada alla vicenda che si sta narrando. Capite bene come, dopo due o tre interruzioni, soprattutto se il numero dei giocatori (e quindi dei potenziali finali della stessa storia di partenza) è piuttosto elevato, la storia rischi di diventare estremamente tortuosa e di come sia sempre più difficile – e straordinariamente divertente – cercare di raggiungere il proprio obiettivo.

Le regole sono sostanzialmente solo queste, ma il fascino del gioco è realmente molto alto: improvvisare una partita fra pochi amici è questione di minuti e le meccaniche fanno sì che Once upon a time sia molto valido anche per rompere il ghiaccio con nuovi venuti e per costringere a superare i propri limiti anche persone generalmente timide. Se è ovvio che dal punto di vista prettamente ludico, il giocatore di ruolo (in special modo i master, da sempre abituati a raccontare storie) possa essere avvantaggiato, lo scopo di Once upon a time non è certo la competizione e sotto questo punto di vista serve realmente molto poco per poter trarre da ogni partita una ventata di puro divertimento.

Altra caratteristica che rende il prodotto consigliabile a chiunque è la sua estrema adattabilità alle differenti età: dal momento che le carte raffigurano gli eventi e i personaggi tipici del mondo delle fiabe è facile coinvolgerci sia i bambini che gli anziani, mentre tra giovani coetanei, a seconda del livello di confidenza del gruppo, si possono osare argomenti più licenziosi o strampalati (ricordo per esempio la mia saga del serial killer cacciatore di animali parlanti, diventata quasi leggendaria e più volte imitata nel mio negozio di giochi a Firenze, mentre i personaggi del cuoco e della fatina sono stati usati nei modi più improbabili per rendere più sapide le narrazioni).

La possibilità poi di inventare proprie carte aggiuntive (grazie ad alcune carte bianche inserite nella confezione base) allunga ulteriormente la durabilità di un gioco destinato a un posto d’onore sullo scaffale di ogni giocatore che si rispetti. Consigliato a tutti, ottimo come regalo a sorpresa quando non si conoscono i gusti di una persona.