Grifone da un bestiaro medievale
Grifone da un bestiaro medievale

Per trovare le origini del grifone europeo, bisogna scomodare il solito Erodoto (V secolo a.C:), che prendendo spunto da leggende degli Sciti, antico popolo nomade dell’Asia Centrale, ci presente più o meno per la prima volta in letteratura il grifone.

Per il nostro storico greco, il grifone costruisce un nido come le aquile, sulla cima delle pendici montuose più alte, ma non depone vere e proprie uova. I suoi cuccioli nascono dall’agata, la pietra silicea di varie forme che in Grecia non manca di certo. Probabile che a ispirare Erodoto sia stato il fatto che l’agata, che è un quarzo che si forma riempiendo la cavità ospite di un’altra roccia, presenta rotonde come gli anelli di un tronco tagliato, o forme simili a occhi. Gli occhi del cucciolo di grifone? Per Erodoto i grifoni erano tutti femmine e facevano benevola guardia ai tesori ma anche ai palazzi reali dei sovrani del passato. Il loro peggior nemico era il cavallo, col quale tuttavia qualche volta nasceva un’unione, rarissima. Frutto di quell’unione è l’ippogrifo, con testa e ali d’aquila e corpo da cavallo, o zampe posteriori e coda equine, zampe anteriori da leone, ali d’aquila e testa da cavallo.

In generale il mito del grifone, cui non venivano attribuite particolari attività magiche o poteri di qualche tipo, è stato molto diffuso sia in età ellenistica che durante l’Impero Romano. E aveva sempre un’accezione positiva, come guardiano di tesori, o comunque non negativa, alla stregua di qualsiasi altro predatore, come il suo “parente” leone. Ce lo testimoniano le numerose rappresentazioni fra vasellame, fregi ornamentali e sculture. Tanto che sembra plausibile che gran parte di greci e romani credessero davvero alla sua esistenza, visto che tutto sommato gli si attribuivano abitudini di vita plausibili per qualunque animale: nidifica, è feroce, è un abile cacciatore. Il fatto che fosse un incrocio fra due specie lontanissime dal punto di vista biologico poco importa: Darwin e l’evoluzionismo erano ancora ben lontani.

Buono o cattivo?

Questo fa sì che la storia del grifone nella letteratura medievale abbia caratteristiche un po’ curiose. Come sempre prendendo spunto dagli autori classici, nei bestiari medievali il grifone ha corpo di leone e testa e ali d’aquila. È originario delle montagne di Hyperborea o dell’Etiopia, anche se non disdegna lunghe cacce nei deserti dell’india. Se cattura un uomo lo smembra per darlo in pasto ai cuccioli. È fortissimo, e può trasportare un bue intero.

Come ce lo presenta la mitologia, non forniva ai fantasiosi naturalisti medievali la possibilità di trovare particolari simbologie, buone o cattive. E così si sono dovute mischiare un po’ le carte. Chi decideva di farne un malvagio gli aggiungeva qualche attributo demoniaco: corpo scaglioso come il serpente, coda biforcuta o triforcuta, o perfino coda costituita da un serpente vero e proprio. Un dettaglio, quest’ultimo, che finisce per confondere il grifone con la chimera. Il leone, che nella sua accezione negativa rappresenta il peccato capitale dell’’ira, finiva per essere la ciliegine sulla torta. Qualche volta, perfino il drago, il Demonio fatto animale, somigliava un po’ al grifone. Specie nei primi secoli dopo la caduta dell’Impero Romano, almeno fino all’XI secolo, i draghi avevano spesso becco e ali da uccello. Ancora oggi nelle chiese di mezza Europa si possono ammirare come doccioni (ripresi più tardi nelle chiese gotiche) o negli affreschi.

Simbolo araldico

Tuttavia, l’essere la combinazione dei due animali che meglio rappresentano la nobiltà e la fierezza, almeno nell’immaginario collettivo, ha dato enorme fortuna al grifone come simbolo araldico. La cosa vale anche per la sua versione equina, l’ippogrifo; d’altronde anche il cavallo per l’uomo medievale era un grande simbolo di virtù, oltre che un animale di incalcolabile utilità.

Nel Tractatus de armis del XIV secolo, scritto da John de Bado Aureo (la cui esistenza non è del tutto certa), si dice che il grifone portato in battaglia come insegna significa che il guerriero ha dalla sua parte la forza, temprata però dalla saggezza. Insomma, il fatto che il grifone sia in parte aquila, simbolo di intelligenza e sapienza, in qualche modo mitigava l’accezione negativa che poteva avere il leone, l’ira. Tanto più che la saggezza, che deve condurre la forza, sta nella testa (l'aquila, appunto), mentre la forza sta nelle braccia (il leone). 

E così il nostro animale ha avuto enorme fortuna in araldica ed è stato scelto come simbolo di miglia di famiglie nobili di tutta Europa. Ha spesso una o due zampe alzate, in una posizione con le zampe anteriori alzate che viene chiamata segreante (così come quella del leone è rampante). Un termine che può essere attribuito solo al grifone.

Il Grifone, come simbolo di Edoardo III (1312–1377), è una delle dieci bestie mitologiche scolpite da James Woodford e messe davanti all’Abbazia di Westminster per la cerimonia d’incoronazione della Regina Elisabetta II d’Inghilterra, nel 1953. Ora la statua si trova ai Giardini di Kew.

Lo stemma della città di Londra viene retto da due creature che per la verità somigliano parecchio a draghi, ma che tutti chiamano grifoni.