L’uomo ha sempre avuto una particolare fascinazione per il regno animale. Ma ormai da chissà quante generazione, con tutta probabilità anche prima di evolversi in Homo Sapiens Sapiens, lo sente in qualche modo lontano, legato a una percezione degli equilibri della natura che noi esseri umani abbiamo perso da tempo.
Nelle storia questo si è riflettuto in senso negativo sull'ecologia, con danni a ecosistemi e la conseguente estinzione di molte specie. Ma anche, in un certo senso, con la divinizzazione di animali o fenomeni naturali da parte di culture indigene e non, perché gli occhi di un'aquila o un felino in agguato nell'erba possono sembrarci alieni quanto i mostri della nostra fantasia. C’è un animale mitologico che in qualche modo incarna tutte gli aspetti di forza, fierezza e nobiltà che gli essere umani vedono nel regno animale: il grifone. Ma andiamo con ordine.
Simbolo di fierezza
Inutile dire che uno degli animali che più si è guadagnato il rispetto di noi esseri umani è il leone, fin dai tempi dell’antica Grecia, dove il celebre felino era presente almeno fino a una ventina di secoli prima di Cristo. Da sempre il nobile animale è considerato simbolo di forza e di regalità. Protagonista fin dal delle favole di Fedro (VI secolo a.C.), il leone compare nelle raffigurazioni dei più antichi reperti archeologici di Grecia, ma andando più indietro nel tempo d’Egitto e antica Mesopotamia.
Più o meno lo stesso discorso, concentrandosi un po’ di più su Europa e Medio Oriente, vale per l’aquila. Il più grande dei rapaci europei ci comunica da sempre fierezza e libertà, forse per quella sua postura eretta col petto all’infuori e il bel profilo compatto e spigoloso. Curioso, vero, come la mente umana tenda a veder riflessi negli animali tratti fisionomici della nostra specie?
Sta di fatto che la mitologia e il folklore, senza nessuna sorpresa, hanno finito per voler costruire il loro animale nobile per eccellenza, e lo hanno fatto fondendo il re delle bestie di terra, il leone, e il più nobile dei pennuti, l’aquila. È nato così il possente grifone, col corpo da leone e la testa e le ali d’aquila. A volte le zampe anteriori sono artigli da uccello, altre da felino.
L’origine della parola grifone come la pronunciamo noi è greca, gryphos, ma in realtà la concezione dell’animale risale all’antica Babilonia. In persiano, ovvero la lingua che si parla in più o meno tutte la sue varianti Iran, Afghanistan e Tajikistan (e non solo) l’animale si chiama shirdal, l’aquila-leone.
Da antiche civiltà
Le origini vere e proprie del mito del grifone, come spesso accade, sono difficili da collocare. Un po’ in tutte le prime, grandi civiltà troviamo qualcosa che gli somiglia. Ci sono ritrovamenti archeologici fatti risalire agli Elamiti, la più antica popolazione Iraniana, che ritraggono animali simili al grifone, sempre con accezione positiva, di solito facenti la funzioni di guardiani. Stiamo parlando di una cultura vecchia di qualcosa come ventisette secoli. Pare che quella dell’animale con la testa d’aquila e il corpo da leone fosse una forma allora molto popolare fra le divinità sempre rimanendo nell’area mediorientale, la letteratura persiana ci parla in particolare di un dio, Homa (o Huma), il Guardiano della Luce, che ha proprio la forma del nostro pennuto-felino. In particolare una famosissima scultura presso le rovine di Persepoli, in Iran, lo rappresenta. Siamo fra il VI e il IV secolo a.C.
La prima rappresentazione di qualcosa di simile al grifone viene proprio dall’Iran, dalle rovine della città di Susa. È databile intorno al 3500 a.C., nientemeno. Il disegno in questa pagina lo riproduce.
Anche nell’antico Egitto non mancavano tante divinità simili al grifone. Anche se a voler essere fiscali non potrebbero proprio essere associate al nostro regale animale, perché la parte pennuta della bestia è sempre occupata dal falco. D’altronde non è che dalle parti del Nilo ci sia grande abbondanza di aquile. Citiamo Sefert (guardiano delle membra di Osiride) e Axex.
Nella Civiltà Minoica dell’antica Creta troviamo il grifone in molti reperti, specie su amuleti e monili, dove il mitico animale compare in accezione positiva, come protettore o simbolo minore (da quelle parte andavano di moda i tori: rubriche/6153/) del potere regale. Non mancano colorate raffigurazioni nel Palazzo di Cnosso.
6 commenti
Aggiungi un commentoOttimo come sempre. Gran bella rubrica, anche questo va diretto alla stampante.
Volevo solo aggiungere e specificare un paio di cose: in Egitto il tipo base è a testa di avvoltoio (non di falco) anziché di aquila e lo si trova raffigurato come un animale del deserto che assale altri animali.
Esiste anche una variante senza ali e con la testa di falco, che compare in scene in cui calpesta un uomo di razza non egiziana, ma è chiaro che in questa seconda forma è una rappresentazione allegorica del Faraone che sottomette le popolazioni straniere.
Non è noto il luogo di origine del grifone, poiché lo troviamo nello stesso periodo sia in Egitto che in Mesopotamia. Nella mezzaluna lo si ritrova più frequentemente che in Egitto, ma manca anche il più piccolo cenno scritto. Accanto al tipo che diventerà canonico, a testa d’aquila, abbiamo anche un tipo a testa di leone, con zampe e ali d’aquila. Nei periodi più tardi diventa
prevalentemente un motivo ornamentale, scisso da ogni riferimento religioso o naturalistico. Dalla Mesopotamia il motivo passa in Siria e Palestina, in Anatolia e da qui in Grecia dove, verso il 1700 a.C., compare per la prima volta il motivo della lotta tra l’uomo e il grifone, accanto ai motivi già noti di lotta contro gli altri animali e alle finalità puramente ornamentali.
Sempre in Grecia, accanto alle immagini, compaiono i primi tratti leggendari. Attorno al grifone sono nati solo due miti: la lotta contro i grifoni custodi dell’oro e il viaggio celeste di Alessandro Magno.
Per quanto riguarda la lotta contro i grifoni, l’accenno più antico sembra sia dovuto ad Esiodo, ma la storia più nota è quella raccontata dal poeta Aristea di Proconneso, vissuto intorno al VI-VII secolo a.C., in un poema perduto, intitolato Arimaspea. In esso si narrava di un viaggio che l’autore aveva intrapreso per giungere tra gli Iperborei, nel corso del viaggio aveva incontrato gli arimaspi e i grifoni, guardiani delle miniere d’oro.
Questo racconto subisce una variante verso il IV secolo, ad opera di Ctesia, il quale, rifacendosi a Erodoto, che narrava dell’esistenza degli arimaspi e di certe formiche giganti dell’India che estraevano l’oro e che assalivano con ferocia gli uomini che volevano impadronirsene, unisce queste due storie, sostituendo alle formiche i grifoni e dando così origine alla leggenda delle lotte continue tra gli arimaspi e i grifoni custodi dell’oro. Il comportamento feroce del grifone, che era già desumibile nell’arte
mesopotamica, diventa un tratto determinante dell’animale. Secondo Eliano, però, i grifoni sono tanto aggressivi non perché vogliono difendere a tutti i costi le miniere d'oro, quanto piuttosto i loro piccoli, poiché costruiscono i loro nidi con l'oro e gli uomini vi si avvicinano per rubarli.
Dalla letteratura greca si può desumere anche qualche ulteriore tratto descrittivo del grifone: Filostrato lo dice della taglia e della forma del leone, ma con le ali così possenti che lo rendono facilmente vittorioso sull’elefante e sul drago. Ctesia lo descrive come un uccello a quattro zampe, della grandezza di un lupo, le zampe e gli artigli somigliano
a quelli del leone ed è coperto di piume rosse sul petto, nere sul dorso, blu sul collo e bianche nelle ali.
La seconda leggenda che riguarda il grifone compare, invece, in epoca medievale, nell’epopea dedicata ad Alessandro Magno. L’episodio in cui il re, che ha esplorato tutto il mondo, vuole provare ad esplorare anche le vie del cielo, si trova per la prima volta in un testo dell’XI secolo. Alessandro, arrivato al Mar Rosso e salito su un’altra montagna, costruisce una specie di navicella a forma di cesto attaccata con delle catene ad alcuni grifoni. Il re si siede all’interno, tenendo delle lunghe aste alle cui estremità è appeso del cibo che, posto dinanzi agli animali, li convince ad alzarsi in volo, per tentare di afferrarlo. Lo strano velivolo si alza nel cielo, tanto che Alessandro può vedere la terra come una specie di isola circondata da un anello, l’Oceano. Poi tutto l’apparecchio crolla a terra senza alcuna conseguenza tragica per il macedone.
La suggestione di questo episodio, che si basa su un mito presente in molte culture, quello del viaggio su di un uccello, costituisce il motivo del largo uso che se ne fa nell’iconografia medievale.
P.S. oltre ai complimenti per lo scritto, devo aggiungere quelli per la scelta delle immagini. Son proprio belle.
Abbiate pietà di un povero redattore se vi risponde così in ritardo, il temop è quello che è
Bello il sito segnalato da Grifen, che non conoscevo (il sito, non Grifen )
E grazie mille per i complimenti a Misericordia
In effetti la mia fonte per la versione egiziana si riferiva all'animale che, si pensa, potrebbe rappresentare il faraone (c'è qualcosa nei Testi delle Piramidi). Comunque non ho voluto approfondire troppo la parte mesopotamico-egiziana perché tutto sommato volevo parlare della concezione occidentale dell'animale, appunto il nostro grifone. Si trattava giusto di accenni per dimostrare come l'unione predatore terrestre-rapace sia molto antica nella mitologia.
Ottimi i tuoi approfondimenti . Il grifone è una di quelle creature dove si potrebbero scrivere fiumi di parole (al contarrio di altre, tipo il Wendigo, dove trovate nozioni difficilissime da reperire); qui lo spazio è limitato e comunque cerco di scrivere qualcosa che possa interessare un pubblico vasto. Tagli e scelte sono inevitabili.
Ciaps
Fa
Se posso permettermi, oltre ai complimenti per l'idea di aprire una rubrica sulle creature mitologiche, vorrei aggiungere qualcosa che magari risulterà interessante.
Come sapete, tutti i miti hanno un fondo di verità, ed il grifone non è da meno. Il fatto che la gente credesse davvero alla sua esistenza non ci deve sorprendere, perchè il grifone è esistito davvero! Mi spiego meglio: in realtà non era un grifone ma un animale che gli antichi non riuscivano a collocare nel mondo "vivente".
Come abbiamo appreso le origini del grifone sono da ricercare in Asia Minore. I popoli dell'Asia Minore avevano forti rapporti commerciali (ed è ampiamente dimostrato) con quelli che dimorano a sud e ad est del deserto del Gobi.
Ora, che c'entra tutto questo col grifone? Semplice. Nel Cretaceo nella zona corrispondente più o meno al Gobi viveva un animale lungo circa due metri, con una testa che somiglia a quella di un'aquila (è infatti provvisto di un becco simile a quello di un pappagallo a dir la verità), e le zampe "da mammifero". Gli scheletri di dinosauri nelle aree desertiche del Gobi si conservano in maniera spettacolare, sembrano animali morti un anno prima (ve lo dico per esperienza diretta). Ebbene, questo dinosauro dalla testa d'aquila, il Protoceratops, ha una caratteristica che oggi per noi è normale ma che all'epoca risultava strana: l'osso della spalla, la scapola, ha una parte superiore molto allungata, che può ricordare l'inizio di un'ala.
Ora pensate agli antichi carovanieri che attraversando il deserto si trovano davanti scheletri quasi perfetti di creature metà aquila e metà leone. Questa gente non studia certo la paleontologia, che è scienza nata solo 150 anni fa circa, e così deve spiegarsi l'esistenza di una creatura mista tra aquila e leone, e che ha chiaramente le ali.
Vi prego di notare che le ali dei grifoni nelle raffigurazioni partono sempre da sopra la spalla... proprio dove inizia la parte stretta e lunga della scapola.
Ecco che nasce il mito del grifone: scheletri di animali di un altro tempo scoperti da persone che avevano tutte le ragioni di ritenerli morti da poco tempo, ed ecco un nuovo animale da aggiungere nelle varie "storie naturali" degli scrittori dell'epoca.
Ottimo!
molte persone espongono la loro opinione sui grifoni e per me lui é tutto quello che ognuno di noi vorrebbe essere penso che tutte le persone abbiano avuto il desiderio di volare non solo nella fantasia. immaginando anche che tanto tempo fa esistevano i dinosauri non sarebbe strano che esistesse una creatura del genere. E il grifone mi fa pensare anche alla MAGIA che é e sarà per sempre qui da qualche parte, e tutti noi ne abbiamo la prova. LA MAGIA ESISTE!!!!!!!!!!
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