“È esattamente ciò che stavamo aspettando”, parola di Brandon Sanderson. Non parla molto l’autore di Lincoln, nel Nebraska, obbligato per contratto a non rivelare nulla della trama di A Memory of Light. Ma quel poco che dice del dodicesimo e ultimo romanzo del ciclo La Ruota del tempo è ciò che i fan di Robert Jordan, scomparso lo scorso mese di settembre, volevano sentirsi dire.

 

Qualche giorno fa Sanderson ha incontrato Harriet Popham Rigney, vedova del grande scrittore, che gli ha mostrato parte degli appunti di Jordan relativi al volume conclusivo della saga.

Dopo questo primo sguardo i suoi commenti sono entusiastici. A suo dire si tratta di un romanzo “imponente”, che giustifica ampiamente la lunga attesa alla quale si sono visti costretti i lettori. Inoltre, finalmente, questo sarà l’ultimo volume della saga. Tutti gli intrecci che si sono svolti nelle migliaia di pagine che la compongono troveranno una loro soluzione, perché “è arrivato il momento degli scontri finali”.

 

Sanderson non ha ancora visto tutti gli appunti lasciati da Jordan, ma ciò che ha letto è – a suo giudizio – “sensazionale”.

Nelle carte di Robert si trova una trama spiegata in modo molto dettagliato, elemento che gli dona molta fiducia. Sottolinea di essere ancora “intimidito” dal compito che lo aspetta, anche perché ritiene che nessuno possa davvero sostituire lo scrittore scomparso, ma di essere altresì fiducioso che lui, lo staff di Jordan e Harriet possano fare un buon lavoro.

La presenza di quest’ultima al suo fianco sarà fondamentale. “Lei è stata coinvolta nella realizzazione dell’opera fin dall’inizio” ha ricordato ancora Brandon, “inoltre Tom Doherty, direttore di Tor Books, dice che è uno dei migliori editor che abbia mai conosciuto. Io non potrei mai pensare di scrivere questo libro senza i suoi suggerimenti.”

 

Sanderson ha speso qualche parola anche sul tipo di materiale che avrà a disposizione.

Alcune parti sono state elaborate da Jordan fino ad arrivare quasi alla stesura finale, mentre altre, che alla fine risulteranno lunghe anche una ventina di pagine, sono semplicemente descritte in un paio di paragrafi. “Le condizioni degli appunti, comunque, sono eccellenti grazie all’instancabile lavoro degli assistenti del signor Jordan e della sua famiglia.”

 

Nel prossimo mese di gennaio Brandon si dedicherà alla rilettura dell’intera saga. La sua intenzione è quella di prendere appunti sul modo di impostare pensieri e dialoghi, ma anche sulle caratteristiche e le abitudini dei vari personaggi.

Conta inoltre di servirsi di internet – nel corso degli anni sono nati molti siti dedicati a La Ruota del tempo, con community di lettori attenti ai minimi dettagli e sezioni strutturate secondo un modello enciclopedico – per approfondire tutti gli aspetti di quel mondo che è stato chiamato a raccontare.

Per questo, tutti i suoi precedenti progetti sono stati rinviati. Almeno fino a settembre, mese in cui spera di riuscire a consegnare ad Harriet una prima versione su cui fare l’editing.

 

Da parte sua, dopo averlo conosciuto di persona Harriet ha dichiarato che Sanderson è straordinario, e che è davvero felice che lui avesse la possibilità di dedicarsi al completamento di A Memory of Light, e che abbia accettato di farlo.

Secondo lei lui “riuscirà a fare un lavoro che Jim [James Rigney, vero nome di Robert Jordan] avrebbe approvato.” Inoltre lo affiancherà durante tutto il periodo della scrittura, così come faranno Alan Romanczuk e Maria Simons, “che hanno collaborato con Jim per molti libri, e che adesso sono completamente disponibili per aiutare Brandon.”

Harriet ha aggiunto anche che è un gran sollievo aver raggiunto l’accordo con Sanderson. Dopo la morte del marito la cosa più importante, per lei, era trovare qualcuno che potesse completarne l’opera. Per James, ma anche per tutti i suoi lettori.

“Lui vi amava” ha scritto nel blog del marito “anche se voi non lo avevate mai incontrato. Altrimenti, come avrebbe fatto a scrivere tutti quei magnifici libri?

Perciò, tenetelo nei vostri cuori e vivete – è ciò che voleva che tutti noi facessimo”.