Brandon Sanderson ha ufficialmente iniziato a scrivere. Dopo numerosi aggiornamenti in cui riportava le sue impressioni di lettura – o meglio, di rilettura – dei volumi che compongono la saga, finalmente arriva la notizia che i fan di Robert Jordan stavano aspettando: la prima stesura di A Memory of Light è iniziata.

Dal momento in cui aveva ufficialmente accettato il compito di terminare il romanzo affidatogli dalla vedova di Jordan, Harriet Popham Rigney, il giovane autore si era immerso nella rilettura dell’intera saga. I suoi scopi erano analizzare lo stile dello scrittore più famoso, in modo da armonizzare al meglio le parti a lui affidate a quelle già realizzate da Robert, e rivedere tutti gli avvenimenti per poter avere una più chiara visione d’insieme.

Finito questo necessario ripasso, Sanderson si è immediatamente tuffato nella scrittura, realizzando in meno di un mese quello che a suo giudizio è circa un decimo della prima stesura dell’opera.

Prima di commentare questa nuova fase del suo lavoro, però, riportiamo alcune considerazioni relative a Nuova primavera.

Sanderson ha ribadito più volte che una delle maggiori capacità di Jordan scrittore risiedeva nel saper tratteggiare punti di vista estremamente realistici. Un altro dei suoi punti di forza consisteva nella sua abilità d’intrecciare trame complicate, riuscendo a pianificare eventi che si sarebbero realizzati solo parecchi libri più tardi.

Era cioè in grado di prevedere eventi sui quali non avrebbe scritto nulla per anni. E, allo stesso modo, sapeva ciò che era avvenuto nel passato dei suoi personaggi molto meglio di quando non lo sappiano la maggior parte degli scrittori.

 

In Nuova primavera compaiono due personaggi della serie principale, ma mostrati molti anni prima. E lui è impressionato per come Jordan sia riuscito a tratteggierli più giovani di vent’anni, pur facendo in modo che rimanessero sempre gli stessi.

Ciò che accade in sé è un po’ meno interessante, ma questo è un problema di tutti i prequel: il lettore sa già, a grandi linee, cosa accadrà. Per quanto un buon prequel possa essere divertente, le sensazioni che comunica sono comunque differenti rispetto a quelle della storia principale.

 

Brandon ha scelto di iniziare la rilettura da L’Occhio del Mondo, piuttosto che da Nuova primavera, seguendo l’ordine di scrittura dei vari libri piuttosto che quello cronologico della storia. A suo giudizio metà del divertimento fornito dal prequel deriva proprio dall’aver letto prima gli altri romanzi della serie.

Anche se gli ha fatto un certo effetto leggere un’opera di Jordan lunga solo 350 pagine. Addirittura, la prima volta che lo aveva visto lo aveva ritenuto niente più che un racconto. 350 pagine, che in molti generi costituiscono un’opera lunghissima, qui non sono più di un esile romanzetto.

 

E anche se in un primo momento era stato infastidito dal veder dare alle stampe un prequel invece di un nuovo romanzo della serie, ora è felice di avere uno dei pochi testi dedicati al modo prima di Rand.

Inoltre, gli ha fatto piacere vedere Siuan quando ancora era una specie di teppista. È proprio lei ad aggiungere le maggiori informazioni sulla serie. Lan è sempre Lan, e anche se Moiraine è interessante Siuan lo è ancora di più. Probabilmente perché lui adora le sue vicende nella storia principale.

 

A parte la rilettura, uno degli strumenti a disposizione di Sanderson per analizzare gli undici romanzi fin qui pubblicati, è un file Word lungo 3 milioni di parole. Assemblato da uno degli assistenti di Jordan, un certo Alan, questo file gli consente di trovare rapidamente qualsiasi informazione possa essergli utile.

E il fatto che sia stato preparato ben tre mesi prima che lui potesse sentirne la necessità indica la bravura e la preparazione dello staff di Jordan che ora collabora con lui.

 

La stesura vera e propria del libro è cominciata all’inizio di aprile con un paio di capitoli per i quali Robert aveva lasciato solo degli appunti. L’idea di Brandon era d’immergersi completamente nella scrittura, e cercare di provare ciò che provavano i protagonisti di quelle pagine. Una volta terminata la stesura, ha inviato il tutto a Charleston, ad Harriet e al suo staff, per conoscere le loro opinioni e cercare di adattare il suo stile a quello dello scrittore scomparso.

 

Un’occasione di confronto anche maggiore è arrivata qualche giorno più tardi, quando The Citadel, il college presso il quale aveva studiato Jordan, ha deciso di onorare con una mostra e un convegno dedicato al fantasy uno dei suoi più famosi diplomati.

Invitato a partecipare all’evento da Harriet, Brandon ha avuto occasione d’incontrarsi con lei, Alan e Maria e di parlare di A Memory of Light. Quest’ultima in particolare si è rivelata la più brava nel riempire i buchi rimasti nella storia.

È un po’ come realizzare un puzzle, Brandon e gli altri devono vagliare tutte le note lasciate da Jordan e cercare di capire cosa lui volesse far accadere, quindi stabilire quale sia il modo migliore per farlo accadere.

Tutto questo, però, è necessario solo per le sezioni più ambigue. Sanderson e gli altri stanno facendo del loro meglio per far sì che questo libro sia quanto più possibile simile a ciò che avrebbe scritto lo stesso Robert se la morte non glie lo avesse impedito.