La Lama del Dolore, primo volume della Trilogia di Lothar Basler, è l’ennesima scommessa tutta italiana della Armando Curcio Editore. Un fantasy dall’aroma gotico, così Marco Davide, autore del romanzo, definisce la sua stessa opera: un volume dalle tinte fosche, avventuroso ed epico. Una storia che narra, con un linguaggio tipicamente fantasy, del mondo "reale". Lothar Basler torna a Lum dopo sette anni nell'esercito dei Principati. Lo sospinge la forza dell'odio, dell'amore e del dolore, che riporta in vita roventi verità sepolte insieme a una spada. La stanchezza è soffocante, i nervi sono rosi dall'attesa, la mente scorticata dal dolore. Ma l'impresa deve essere comunque compiuta. Perseguitato da incubi e braccato da demoni e presenze occulte, Lothar affronta il destino assieme a un gruppo di compagni “inciampati” quasi per caso nelle trame della sua sorte. Ecco è questa, a grandi linee, la presentazione di un romanzo che vuole scostarsi dai cliché del genere e raccontare ben altro, così come ci dice lo stesso Marco Davide in questa nostra intervista.

Marco, benvenuto su FantasyMagazine. Per prima cosa vorremmo sapere qualcosa in più su di te. Qualcosa che non sia la solita e scarna biografia che si può trovare sul retro di una copertina. Dicci, come hai iniziato a scrivere? Quando? Subito fantasy?

Sono un ingegnere con una grande passione per le materie umanistiche. Questa contraddizione apparente deriva dal fatto che sin da bambino sono stato affascinato dalla cultura nella maggior parte dei suoi aspetti. La matematica e la storia, le scienze e la letteratura... Nella vita ho compiuto una scelta professionale ma non ho mai tradito la mia natura poliedrica. Il disegno e la scrittura sono due delle passioni principali che ho maturato negli anni. Per il primo ho palesato una predisposizione naturale (mai davvero istruita) sin da molto piccolo, la seconda si è sviluppata appena più avanti.

Ho cominciato a scrivere nel momento in cui mia madre mi ha trasmesso il suo amore per la lettura. Lettura e scrittura, un binomio legato a doppio filo, nel mio caso. Componevo storie partorite da quella fantasia che non mi ha mai difettato, con i miei amici come protagonisti. Ricordo che all'epoca delle scuole medie scrissi una trilogia (che caso!) di librigame che feci leggere ai miei compagni di classe. Erano i tempi in cui mi avvicinavo al fantasy. Fin da piccolo ho nutrito ammirazione per le storie di draghi e cavalieri, e 'La Storia Infinita' è stato il primo vero romanzo che ho letto. Eppure è all'età adolescenziale che faccio risalire il mio primo vero contatto con il fantasy. I romanzi di Tolkien, Howard e Brooks, i già citati librigame, i giochi di ruolo... Fu amore a prima vista. Trasferire le mia creatività in un contesto come quello fu un esercizio naturale.

Il tuo primo romanzo, La Lama del Dolore, volume capostipite della Trilogia di Lothar Basler, edito dalla Armando Curcio Editore, è giunto di recente all’onore delle stampe (nel dicembre 2007). Come è nata l’idea per la trilogia? Quale è stata la scintilla che ha scatenato tutto? Cosa ti ha spinto a narrare le gesta di Lothar?

Era il 1997 e attraversavo, superati i vent'anni, una fase un po' turbolenta della mia vita emotiva. Una fase di crescita profonda, il cui retaggio fu un sentimento chiaroscuro che premeva per venire espresso. Non capivo ancora come ma mi rendevo conto che non sarebbe bastato ricorrere alle solite valvole di sfogo. Covai quel sentimento per mesi. Non esisteva ancora una storia, non esistevano immagini, solo l'anima un pò

L'autore
L'autore
torbida di quel che volevo esprimere. Pensai a un racconto breve, a un certo punto valutai anche l'idea di una poesia, genere in cui talvolta mi sono cimentato, una ballata in tinta gotica. Giunse novembre e compresi infine che avrei avuto bisogno di scrivere qualcosa di più corposo.

Cominciai La Lama del Dolore con la trepidazione di chi compie un primo passo senza davvero sapere quando finirà per fermarsi. Nel gennaio del 2001 misi il punto all'epilogo della storia, a distanza di tre volumi, con un'unica certezza: avevo spremuto fuori quell’emozione indistinta che al principio mi tormentava. Io e Lothar eravamo giunti alla fine del viaggio.

Concentrandoci sulle tue opere, Marco, vorremmo sapere quali sono per te le basi imprescindibili per iniziare a scrivere un romanzo fantasy. Pensi prima ai personaggi o al mondo in cui ambienti le loro gesta? Stendi story-line accurate o segui l’estro del momento? E, ancora, attualmente stai lavorando a qualche nuovo progetto?

Non esiste una formula univoca, dipende da dove si vuole porre l'accento. Nel caso della mia trilogia sono partito dai personaggi. Incarnano quel famoso sentimento che volevo esprimere. Ho cercato di conferire loro un'anima, affinché potessero rappresentare coralmente quella dell'intera vicenda. Questo non vuol dire che non abbia speso tempo a pianificare la storia o a dettagliare l'ambientazione. Ho tratteggiato un contesto oscuro, di matrice gotica, con più ombre che luce. Volevo uno scenario realistico che potesse accogliere l'aspetto fantastico sottopelle, in maniera occulta. Quel che solitamente faccio è definire a grandi linee la storia, appuntando al contempo a margine gli episodi che vorrei inserire senza ancora sapere precisamente dove. Detto ciò, i dettagli si formano nella mia mente solo quando mi avvicino al capitolo che li riguarda.

Certe storie hanno la curiosa attitudine ad assumere le proprie pieghe indipendentemente dalla volontà dell'autore. Alle volte ci si immagina che le cose debbano andare in un certo modo e invece ci si rende conto che la strada da imboccare sarà un'altra, a meno di non voler forzare delittuosamente la mano. Questo vuol dire che spesso divengo il primo lettore di me stesso e non è un male, perché ciò rende ancora più interessante l'attività di scrittura.

Per quanto riguarda il momento attuale, mi sto occupando di revisionare il secondo volume della trilogia, prima di lasciarlo all'editing della Curcio. Inoltre, circa un anno e mezzo fa ho cominciato a lavorare a una nuova trilogia. Sono partito dalla storia, stavolta, senza comunque trascurare l'anima dei suoi protagonisti. Ho definito il canovaccio ma, come è già accaduto nel caso di Lothar, non so ancora come andrà a finire...

La produzione italiana nel campo del fantastico e della fantasy è in gran fermento. Pareri spesso contrastanti s’inseguono su carta stampata e web. Come autore, tu cosa ne pensi? Siamo arrivati a un fatidico momento di svolta? La fantasy italiana ha davvero davanti a sé un solido futuro cui guardare?

Viviamo una primavera del genere in Italia, non c'è dubbio. L'uscita del film del 'Signore degli Anelli' ha sdoganato il fantasy dalla nicchia in cui è stato confinato per anni, portandolo all'attenzione delle grandi masse. Al cinema o in libreria, oggi si fa un gran parlare di fantasy. Io trovo si faccia anche parecchia confusione, si assiste alla tendenza spesso approssimativa di mescolare argomenti e varcare i confini del genere. Tuttavia, questo ha prodotto il gran fermento che giustamente rilevi. Se getteremo basi solide, noi che produciamo e soprattutto quelli che sono chiamati a investire sul nostro lavoro, allora io credo che questa primavera potrà tradursi in un'estate duratura. Altrimenti, godremo dei frutti effimeri di una stagione destinata ad appassire al mutare delle mode. Molti sostengono che ci sono diversi prodotti scadenti in giro, innalzati oltre i meriti dai meccanismi del mercato.

L'immagine di copertina; un'illustrazione di Mario Labieni
L'immagine di copertina; un'illustrazione di Mario Labieni
Eppure io credo nel potenziale creativo degli italiani in materia, e dico che c'è anche molta qualità. Abbiamo bisogno di entusiasmo e di altrettanta critica costruttiva perché la letteratura fantasy qui da noi è giovane e ha parecchia esperienza da consolidare. Puntare il dito per partito preso, come purtroppo vedo accadere ogni tanto, non l'aiuterà a percorrere molta strada. Personalmente faccio il tifo per il fantasy italiano e non da scrittore, bensì da viscerale appassionato.

Marco, siamo giunti all’ultima domanda, e ti ringrazio per essere rimasto con noi e con i lettori di FantasyMagazine. Ti chiediamo, per finire, un consiglio rivolto agli scrittori esordienti. Quali sono secondo te le basi imprescindibili da cui partire per vedersi un giorno editi?

La qualità è un fattore imprescindibile, inutile negarlo. Qualcuno sosterrà che non sempre è così, ma io non riesco a pensare a una casa editrice, in un settore in crisi cronica come quello librario italiano, che decide di investire in un autore cui non riconosce merito. Ce ne sono semplicemente troppi là fuori tra cui scegliere, che senso avrebbe non optare per quelli che si giudica migliori? Qualità vuol dire dedizione e disponibilità a scrivere, sbagliare e imparare. E leggere: trovo ancora la vecchia, cara lettura un'attività essenziale per migliorare la penna.

Assorbire da chi ha qualcosa da insegnare, lasciarsi ispirare, senza cedere alla tentazione spesso implicita della facile scopiazzatura. Ma, triste dirlo, la qualità è ingrediente necessario, non sufficiente: ci vuole una mano dalla buona sorte, perché l'offerta degli autori validi è superiore alla richiesta degli editori. La buona notizia è che oggi la situazione è migliore di ieri e c'è la speranza che vada ancora meglio domani. Un piccolo suggerimento vorrei darlo in conclusione. Scrivere è passione, e scrivere fantasy lo è in particolare. Quello della pubblicazione è un sogno meraviglioso e i sogni sono difficili pur se non impossibili da raggiungere.

Nel frattempo vale la pena godersi l'inseguimento, senza farsi schiacciare dall'aspettativa. Si rischia altrimenti di asfissiare la passione e questo è un prezzo che non vale mai la pena di pagare. Insomma, sperateci sempre ma nel frattempo godetevela così com'è!

Il sito di Marco Davide è: www.lotharbasler.it