« Ho paura di chiudere gli occhi... e ho paura di riaprirli»

[The Blair Witch Project]

Carla è una donna in corsa. Casa, lavoro e famiglia, pranzi da preparare e stanze da pulire, servizio taxi per catechismo, scuola e palestra, cene ufficiali in cui essere la brillante moglie di un professionista in carriera, ceffoni e coccole da distribuire ai tre figli, ciascuno con il suo carico di emozioni e di oscurità.

Ogni cosa fatta col pensiero di doverne fare un’altra, mai un attimo di tregua: forse questo è un bene, perché chiedersi “è’ tutto qui?” può essere pericoloso.

Carla è brava, bella, efficiente e stanchissima, da poco abita in una splendida casa appena fuori dal centro abitato – simbolo dell’avanzamento sociale tanto desiderato dal marito Giovanni – nel verde di una zona esclusiva: la tenuta dell’antica famiglia Satriani.

Le cose sembrano scorrere nella consueta frettolosa normalità fino al giorno in cui la morte irrompe nella tranquilla vita di paese, innescando una catena di eventi a causa dei quali tutto, allo stesso tempo, migliora e peggiora.

Carla perde la sua migliore amica ma viene invitata nel circolo ristretto di casa Satriani, fra the esclusivi e accese partite di burraco, una novità perfetta per soddisfare il desiderio di contatti umani e realizzazione personale.

Tutte le porte iniziano ad aprirsi, le piccole vendette a compiersi, la sua femminilità a riscuotere apprezzamenti. Però lei è troppo intelligente per non rendersi conto che qualcosa non va, proprio fra le mura domestiche: gli incubi  ricorrenti che ogni notte la svegliano in preda al panico e iniziano a contagiare il piccolo Albertino, le strane fobie di Andrea, il figlio maggiore, i silenzi rancorosi di Nikka, la mediana.

Chi abita veramente quel bosco così fitto e solitario vicino alla sua casa, dove nei cerchi delle fate si mescolano funghi buoni e ovoli mortali?

Ne corso della storia tutte le risposte arrivano, ma sono lontane dalle aspettative più immediate. Sta arrivando l’inverno sulla bella casa di Carla e sul suo giardino che sfuma nel bosco di querce secolari: il bosco di Aus.

Nel bosco di Aus di Chiara Palazzolo, è un romanzo che parla di streghe.  Non è un Paranormal Fantasy – siamo lontani anni luce – né un Urban, sebbene sia ambientato nel mondo di oggi, ma un Horror nel senso più gratificante del termine: riesce a suscitare quel meraviglioso brivido lungo la schiena che il vero patito di genere desidera a dispetto di ogni altra cosa.

Volendo fare dei riferimenti, ciò che viene in mente è l’atmosfera di atroce e fittizia normalità presente in La congiura delle mogli di Fritz Leiber, oppure l’oscurità e le scene mozzate di The Blair Witch Project, dove poco si vede e tutto si sente.

La vera paura non va mostrata ma evocata e il potere dell’assenza – Matheson docet - dimostra ancora una volta come l'ignoto sia più emotivamente suggestivo del noto, l'invisibile del visibile: in questo libro non ci sono mostri repellenti, sacrifici arcani, caproni demoniaci o scene splatter, ma un’inquietudine sottile che s’insinua pagina dopo pagina fino a diventare una presenza enorme, di quelle che ci impediscono di girare la testa verso la porta o di aprire gli occhi al buio.

 Forse proprio per questo motivo il duello finale - che non può non esserci - è la parte più sforzata e meno naturale del romanzo, in stile fulmini e palle di fuoco come ogni scontro magico classico.

La narrazione al presente in prima persona, lo stile asciutto e il ritmo veloce comunicano una sensazione di acqua alla gola, seminano indizi che rovesciano gli archetipi classici e mettono in risalto l’azione senza penalizzare gli aspetti psicologici.

Ci sono gatti e bacchette magiche, il Bene, il Male e la Strega nel Bosco, ma attribuire i ruoli giusti non è facile come sembra: in certi momenti viene da chiedersi se i veri mostri siano i figli. Oppure le madri.

Chiara Palazzolo riesce a raccontare le linee di forza sotterranea che attraversano l’universo femminile, fatto di rivalità e alleanze, odio mortale e amore eterno con una sincerità sconcertante.

Le streghe sono tornate, o forse non se ne sono mai andate.