Narrare una vicenda ambientata in un futuro molto prossimo per parlare del nostro presente è da sempre uno dei motivi portanti della fantascienza. E questo è esattamente ciò che fa Nancy Kress in Atto primo, prendendo spunto da un tema importante per sviscerarne le possibilità e fare ipotesi su scenari non troppo lontani da noi.

Ingegneria genetica. Due sole parole che sono sufficienti a creare speranze e paure, dimostrandosi capaci di suscitare dibattiti scientifici ma anche e soprattutto etici e morali. Quando è giusto che la scienza intervenga? Quali sono le modalità di intervento legittime? E siamo davvero in grado di prevedere tutti i possibili effetti, sia fisici che sociali, di un simile intervento?

Domande forti per un romanzo che non può lasciare indifferenti proprio perché è così vicino a noi. Il fatto poi che nelle prime pagine siano citate di sfuggita Angelina Jolie e Catherine Zeta-Jones induce nel lettore un falso senso di tranquillità, dandogli qualcosa di noto a cui agganciare una storia che presto s’incamminerà su binari dal percorso tutt’altro che prevedibile, nei quali il rischio di deragliare è terribilmente alto.

Jane Snow è un’attrice impegnata nel difficile tentativo di rilanciare la sua carriera. Non più giovanissima, non particolarmente bella, accetta di prendere parte a un film incentrato sull’attività di una misteriosa organizzazione segreta nota come “il Gruppo”, dedita alla manipolazione genetica. Per rendere il film quanto più verosimile possibile lei e il suo manager, un nano di nome Barry Tenler, incontrano prima alcuni membri del Gruppo e poi una coppia di gemelle trattate con la Sindrome di Arlen.

Ma quando si gioca con la genetica i risultati sono ancora tutti da studiare, come ben dovrebbe sapere Barry, che ha pagato lo scotto di una decisione difficile sulla propria pelle.

La storia procede in due direzioni, avanti nella realizzazione del film e nei tormentati rapporti fra i protagonisti e indietro nel passato di Barry, fino a svelare i fatti che lo hanno reso la persona che è e che guidano le sue azioni.

Ma se una scoperta, una volta avvenuta, non può essere cancellata, e se il passato non può essere modificato, il futuro è ancora tutto da stabilire. Può sembrare banale, e forse lo è, ma a chi spetta il compito di stabilire il futuro? Ai genitori di bambini non ancora nati? A una società segreta dagli scopi tutt’altro che chiari? Alla stampa, capace di manipolare le emozioni dei lettori semplicemente scegliendo il tono da dare alle singole notizie? O a coloro che seguono la guida dei media per decidere come comportarsi? E che futuro potrà mai venire fuori se tutti questi elementi si intrecciano fra loro?

La Kress non fornisce risposte, si limita a porre le sue domande, e lo fa con uno stile limpido e asciutto, che non si sofferma su dettagli inutili e corre subito al punto. Pur se tratteggiati rapidamente – e non potrebbe essere diversamente date le dimensioni del testo – i personaggi sono veri, vivi, hanno tutti un passato alle spalle e un lungo cammino ancora da percorrere su una strada dal percorso sconosciuto.

Quanto al precorso stesso presenta scenari così vicini a noi da farci provare la stessa sensazione di disagio provata da Barry alla fine del primo capitolo. Se tutto fila liscio come l’olio, c’è davvero qualcosa che non va?