Ticker è un omone che si divide tra il suo pickup e la barca con la quale porta i turisti venuti in Australia in mezzo all’Oceano, dove possono vivere l’incredibile esperienza di nuotare con gli squali. Ma Ticker ha anche una filosofia di vita tutta sua dopo che da bambino è quasi stato divorato da uno squalo. Per Ticker il mondo si divide in predatori e pesciolini indifesi ed è giusto, quasi un suo “diritto naturale”, far fuori stupidi ragazzini ingenui. Ticker si sente in dovere di usare dei turisti ignoranti come cibo per i suoi squali, e li riprende, per poi riguardarsi la scena durante la cena a base di pesce e vino. Quando però Ticker rapisce Zephyr, una surfista americana dal passato difficile, all’inizio crede di avere per le mani la solita hippie di cui nessuno sentirà la mancanza. Peccato però che lei non solo sia andata a letto poche ore prima con Moses che si mette alla sua ricerca non appena la ragazza sparisce, ma si rivela essere tutt’altro che un pesciolino indifeso, facile da sbranare.

Dangerous Animals, presentato in anteprima nella sezione Director’s Fortnight della 78° edizione del Festival di Cannes, è il nuovo film del regista australiano Sean Byrne (The Loved Ones) che torna dietro la macchina da presa dieci anni dopo The Devil’s Candy. Il cliché parrebbe tra quelli più abusati dai tempi di Spielberg in poi, anche se, pur partendo da un materiale di base tra i più banali; ragazza in pericolo, pazzo e delirante serial killer, animali grossi e pericolosi, c’è la volontà di mescolare un po’ le carte in tavola. Da una parte la protagonista non è la solita vittima da salvare, Hassie Harriso ha la faccia giusta per far l’eroina action, mentre è il dolce, fragile e sensibile Moses (Josh Heuston), il bravo ragazzo da tirare fuori dai guai. Lo stesso dicasi per il “cattivo” che non è più lo squalo assassino ma un uomo delirante che si identifica in lui, con Jai Courtney chiamato a completare il terzetto dei protagonisti, assolutamente a suo agio e forse la scelta di cast più azzeccata.

Per il resto Dangerous Animals è esattamente quello che dichiara e pretende di essere: un thriller a tinte horror abbastanza divertente per la maggior parte del tempo. Sean Byrne sa di avere per le mani un  survival movie ironico, facendo procedere di pari passo splatter e sarcasmo senza prendersi troppo sul serio, in modo che lo spettatore non abbia mai la tentazione di cercare un minimo di realismo in ciò che sta guardando. Così anche quello che dovrebbe essere lo spirito ecologista del film rimane abbastanza in superficie, limitandosi a dire che gli squali oggi non possono più interpretare il villan assetato di sangue ma gli uomini sì. Forse il problema principale di Dangerous Animals è quello di soffrire di claustrofobia da set unico, quasi tutta la vicenda è ambientata sulla barca, schiacciando un po’ il ritmo. 

Sarà questo il motivo dell’inserimento di alcune scene, come la fuga di Zephyr alla spiaggia, che sembrano più un modo per allungare il brodo in una pellicola di appena 90 minuti, che una scelta narrativa ponderata, ma stiamo comunque parlando di un ottimo horror estivo che fa alla grande il suo dovere.