La versione integrale della seconda edizione dell'opera di Fabrizio Corselli conta di una corposa integrazione di ben seicento versi, rispetto agli ottocento della prima edizione, contemplando nel poema finanche l’aggiunta della scena omessa dell’incontro con Phoros-Karambras, prevista invece nella stesura originale.

Inoltre, il linguaggio molto semplice e la particolare impostazione del “narrato” poetico lo avvicinano molto più a una fiaba che a un testo dalle velleità prettamente epiche.

Nella seconda edizione, continuano a essere presenti i disegni  di Ciruelo Cabral, in quanto Drak’kast è un’opera dedicata proprio al disegnatore, e il protagonista del poema, Elkodyas, il Bardo, nasce proprio dall’ispirazione a una sua tavola intitolata Hobsyllwin, The White Guardian.

Gli E-Book sono scaricabili, a titolo gratuito, sul sito personale dell’autore www.achilleion.sitiwebs.com presso la sezione “Epica Fantasy”.

La seconda edizione di Drak’kast presenta una nuova grafica, molto più accattivante della precedente versione e, in accordo, con le linee guida delle Edizioni Achilleion, curate dallo stesso autore Fabrizio Corselli, i testi sono supportati da diverse note esplicative che ne migliorano la comprensione, demandando all’Eluen Algadi (breve dizionario associato) il relativo approfondimento.

In futuro, Drak’kast sarà affiancato dall’uscita del kit dell’Hadragnir per il gioco di ruolo come modulo singolo, a cura del Chimerae Hobby Group (www.chimerae.it).

La storia

Elkodyas, il Bardo, è secondo leggenda un antico drago metamorfosato nelle forme di un cantore elfico. Ultimo della sua stirpe, egli riveste il ruolo di un potente quanto coraggioso hadragnir: individui selezionati fra i migliori Incantatori di Draghi esistenti sul piano, deputati alla salvaguardia dell’alleanza fra la razza degli elfi e dei draghi, investiti di quei poteri che solo le creature antiche stesse sanno elargire a un comune mortale tale da renderlo un eroe unico nel suo genere.

Molti sono i canti tramandati nel tempo e molti altri ancora quelli redatti, a seguire, dagli aedi più valenti sulla stirpe draconica. Ma uno, in particolare, degno dell’attenzione di saggi e studiosi, è stato composto da un’elfa della stirpe eleamar durante un’era in cui il popolo elfico non eleggeva loiù e foreste incontaminate di Anthaloriel a propria imperitura patria; un’epoca in cui la pace con i draghi del continente di Orodrel fu minata dallo stesso potere che avrebbe dovuto preservarli, al contario, dalla rovina, e che causò oltremodo la caduta di coloro che si fregiarono del titolo di “paladini dei draghi”: gli hadragnir, per l’appunto.

Tale canto è noto ai posteri come Canto di Omorya, giunto ai popoli dell’Ovest attraverso il sapiente e meticoloso lavoro di traduzione di un elfo di nome Nuam-Algadi; egli apprese il testo direttamente dalla voce narrante di un componente del Drak’kast, una delle più famose compagnie di cacciatori di Draghi presenti sul piano, così ben organizzati e collegati con le varie fazioni esistenti, da essere considerata una grande società guerriera. 

Il canto di Omorya narra, nella fattispecie, del viaggio intrapreso da un hadragnir, in particolare, presso le foreste del Mare di Smeraldo; un drago metamorfosato nelle sembianze di un elfo eleamar che scampò alla corruzione operata dal potere del sigillo del Teframar: uno codice linguistico che fondeva gli elementi del Tefrast, la lingua dei draghi, con quelli dell’erydal, la lingua elfica dei primordi, in un unicum formulare che ben presto venne adottato per l’attivazione degli incantesimi più potenti. Un linguaggio quindi che non solo univa al contempo due sistemi di comunicazione diversi fra loro ma che fondeva oltremodo le sfere di magia d’ambedue le stirpi.

Armato del proprio strumento, il kaélar, dono dei suoi fratelli, e del proprio coraggio, ma soprattutto in compagnia del suo fidato famiglio Tyrintalle, Elkodyas si avviò alla ricerca di un temibile demone da sconfiggere, la cui tana risiedeva oltre le selvagge terre di Anthaloriel. Non una semplice avventura, quindi, ma altresì la riscoperta di ciò che un tempo era definito il paradiso degl’elfi. Un incarico che il Concilio gli assegnò, in segno della fiducia dimostrata nei suoi confronti, e che egli accettò senza opporsi, sposando ancora una volta la causa di Orodrel. Nel tentativo di eliminare una seria minaccia per l’alleanza con gli elfi, Elkodyas avrebbe dimostrato nuovamente la propria lealtà ai draghi.