Il più celebre romanziere del terrore rende omaggio al suo maestro. E ricorda: «La paura deve rigenerarsi costantemente»

Nella sua galoppata trova il modo di citare Grendel, Mary Shelley, Horace Walpole, Edgar Allan Poe, Bram Stoker, H.P. Lovecraft e i più moderni Robert Bloch, Fritz Leiber, Theodore Sturgeon; ma è a Richard Matheson che King dedica il suo ringraziamento, definendolo come un fulmine di ozono allo stato puro. In grado, da solo, di rianimare un genere stagnante, rifiutando le convenzioni delle riviste popolari che stavano già morendo, incorporando impulsi e immagini sessuali nella sua produzione.

King chiude il suo intervento, apparso sul Corriere della Sera, in questo modo:

"Quando la gente parla di questo genere, immagino che citi per primo il mio nome, ma senza Richard Matheson io non sarei nemmeno qui. Posso considerarlo mio padre come Elvis Presley potrebbe fare con Bessie Smith. È venuto fuori quando c'era bisogno di lui, e questi racconti mantengono intatto tutto il loro originale fascino ipnotico.

State attenti: siete nelle mani di uno scrittore che non chiede pietà e non ne concede.

Vi spremerà fino all'osso, e quando chiuderete questo libro vi lascerà con il più grande regalo che uno scrittore possa offrirvi: il desiderio di leggerlo ancora".

Se volete saperne di più riguardo a Matheson, leggete l'intervista rilasciata a FantasyMagazine

http://www.fantasymagazine.it/rubriche.php/42

Oppure la versione integrale su Delos

http://www.delos.fantascienza.com/delos/88/88411/