Prendiamo a prestito il titolo di una nota canzone italica per parlarvi della coraggiosa scelta editoriale di Silvana De Mari, che ha deciso di recedere dal contratto con Salani, sobbarcandosi - a quanto si desume fra le righe - un'onerosa penale, e di pubblicare on line L'Ultima Profezia (il quarto romanzo della sua saga) per conservare la propria libertà creativa.

La vicenda è ricostruibile mettendo assieme i tasselli disseminati in vari post del blog ufficiale della scrittrice, che ha iniziato a parlare dell'argomento il dicembre scorso, con la totale franchezza che da sempre la contraddistingue.

"Nel 2004 io ho firmato con Salani contratti di esclusiva. E' un mio errore ed è stato un errore grave. Era la mia casa editrice, con loro era cominciata l'avventura, ero quasi commossa che qualcuno mi volesse in esclusiva, ma soprattutto ero assolutamente certa che mai avrei voluto un'altra casa editrice. L'avventura era cominciata con loro.

Sono figlia di un laureato in legge, nipote di laureati in legge, moglie di un laureato in legge, mio figlio sarà un laureato in legge. Firmare quei contratti sarebbe stato un gesto insulso anche per chi abbia parenti saltimbanchi o pescatori di telline. Per me è stato imperdonabile, ma oramai è fatta.

Lo scopo di uno scrittore è avere un libro pubblicato.

Io non sono disposta a tollerare ancora atti di censura, soprattutto se chi censura me ha permesso ad altri linguaggi che io trovo gravissimi.

Scrivere i libri è faticoso, certo, ma anche eccitante, straordinario.

L'editing è un tale strazio che, pur di non subirlo, preferisco non pubblicare il libro, e porca miseria, è un mio diritto. Come tutti i liberali, conosco il valore del denaro e non amo chi lo disprezza. Ma preferisco avere 10000 euro in meno sul conto e non subire censure.

Io non amo L’ultimo orco e Gli ultimi incantesimi a forma di libro. Ogni tanto li spolvero ed è l’unico motivo per cui li tengo in mano. Non sono i libri che io avevo scritto".

L'autrice prosegue descrivendo i tagli che hanno snaturato alcuni personaggi o addirittura il senso della trama, e che l'hanno privata del diritto di esprimere le proprie idee politiche, religiose e sociologiche (molti temi della saga sono allegorici).

Infine, in un post dello scorso febbraio, la De Mari rincara la dose prendendo spunto da un'intervista rilasciata a Barbara Trotta, una studentessa di giornalismo di Salerno:

"Il mio, molto semplicemente è uno sciopero, contro lo strapotere delle case editrici che dicono o qui si cambio come voglio io o il libro non si pubblica. Bene. Non si pubblica. L’editing deve essere una proposta, mai un’imposizione, gli editori devono imparare a fermarsi, a fare un passo indietro. Io ho delle tirature alte e in più sono venduta al’estero. Sono nella condizione di causare danni economici con il mio sciopero. Se non io, chi?"

Ma è soprattutto nelle righe seguenti che la personalità della scrittrice viene fedelmente fotografata in tutta la sua dirompente forza:

"Ho quasi sessanta anni e sono messa piuttosto bene a quattrini. Posso permettermi di non fare le cose che detesto e oramai detestavo essere l’autore di questi libri. Volevo solo liberamene, concludere, non averli più sul computer, non avere più Rankstrail in memoria sul glossario. Questa gente non era più viva, erano solo macchie di inchiostro su delle pagine.

Io non avevo più voglia di pubblicare l’ultimo libro. Né di finirlo".

Si tratta di affermazioni vigorose, provenienti da una donna piena di passione verso tutto ciò che fa, come si capisce bene leggendo i temi trattati nel suo blog, e soprattutto da una donna che ha la consapevolezza del proprio valore e del senso della propria esistenza. Una consapevolezza che la maturità anagrafica e la realizzazione professionale senz'altro hanno nutrito, ma che ha le sue indubbie radici nei tratti caratteriali.

La determinazione e la coerenza di Silvana De Mari sono dunque invidiabili, soprattutto in un Paese dove a migliaia sono disposti a dire sì all'editoria a pagamento, figurarsi rifiutare una casa come Salani che, lo ricordiamo, è l'editore italiano di J.K. Rowling e Philip Pullman.

E in un mondo desolante dove ormai sembra che tutto sia a portata di carta di credito, fa sempre bene sentire qualcuno levarsi a dire che ci sono ancora cose che, come da famoso spot, "non hanno prezzo".