Molte delle storie di formazione - quelle che parlando di quei momenti della vita, tra l'infanzia e l'adolescenza, dopo i quali niente è più lo stesso - sono ambientate d'estate.

Tempo fa provai a riflettere su questo. Non può essere un caso. Una risposta che mi sono dato è molto banale. D'estate un ragazzo vive un momento di maggiore attenzione verso il mondo. Libero da impegni scolastici, guarda intorno a sé con occhio curioso, cogliendo luoghi e situazioni che gli adulti, presi dai loro impegni, non hanno il tempo di osservare.

Così è Simone, interpretato dal piccolo Marco Leonzi, che ha dieci anni e un sogno: incontrare il mitico Uomo Fiammifero, colui che ogni notte accende le stelle che rischiarano la notte nella campagna di Teramo, dove vive con il padre. La madre è morta di cancro qualche anno prima, lasciando a Simone tanti ricordi e il suo sogno, da lei condiviso e incoraggiato.

Il film è ambientato nell'estate del 1982. Simone ogni giorno esplora le campagne vicine in cerca di tracce del passaggio dell'Uomo fiammifero; raccoglie e cataloga reperti; elabora congetture e strategie per vederlo. Per farlo trascura di aiutare nel lavoro della fattoria il padre, interpretato da Francesco Pannofino (Boris), che ovviamente non vede di buon occhio i voli di fantasia del figlio, che lo costringono a rincorrerlo per le campagne.

L'immaginario di Simone inoltre è popolato di parecchi amici immaginari, che sono a loro volta creature fantastiche, personificazione dei suoi desideri: Dina Lampa che quando si diverte sparisce; Giulio Buio, che vive sotto il letto di Simone e sparisce quando si accende la luce; Armando Armadio il gigante nano che cava spesso Simone dagli impicci con la sua forza; Ocram che ha 87 anni ma sembra un bambino perché è nato vecchio e ringiovanisce con il procedere del tempo; Mani grandi, che quando chiude gli occhi di Simone con le sue mani rivestite di metallo liquido gli fa rivivere i suoi ricordi più belli; Zio Disco, così chiamato perché è muto, ma riesce a parlare mediante i dischi, vecchi 45 giri.

Ma non solo di amici immaginari è piena la vita di Simone. Anche di personaggi reali calati dal bambino nel suo contesto "magico". Intanto come ogni ragazzo che si rispetti ha il suo antagonista bulletto, Rubino, che non solo non può condividere la meraviglia di Simone, ma lo osteggia perché non lo ritiene sano di mente. Rubino ha un gallo, che deve essere neutralizzato perché se canta, fa immediatamente albeggiare, facendo scappare l'Uomo Fiammifero.

Nella tranquilla routine di Simone irrompe poi Lorenza, una bimba di poco più grande, che sembra condividere il suo senso di meraviglia nei confronti dell'Uomo Fiammifero. O forse è solo curiosa, chissà? In ogni caso Simone si perde nei suoi occhi, in quella che potremmo tranquillamente definire la sua prima vera cotta.

Se Simone riuscirà nell'intento di vedere l'Uomo Fiammifero è compito dello spettatore scoprirlo. Non rimarrà deluso.

Il film è sempre sospeso tra sogno e realtà, con belle sequenze oniriche, animazioni e ottimi effetti speciali, che sono valsi all'autore Ermanno di Nicola, la nomination ai David di Donatello accanto a film di grosso calibro come Baarìa (che probabilmente con il loro stesso budget ha pagato solo i cestini del pranzo).

Lo stesso regista Marco Chiarini è stato nominato nella categoria riservata ai registi esordienti.

Ma non sfigurano neanche i piccoli interpreti, che hanno in Francesco Pannofino, attore teatrale cinematografico e televisivo di lungo corso ed esperto doppiatore (George Clooney e Robbie Coltrane tra le tante voci), un riferimento qualificatissimo. Pannofino riesce a non scivolare mai nella macchietta nell'interpretazione del burbero, ma dal cuore d'oro, Don Pietro, padre di Simone.

Una menzione va anche a Franco Di Sante, umanissimo e tenero Mani Grandi.

Il film è una piacevole sorpresa. Seguirne la narrazione non è mai stancante e non sfigura, nella resa visiva, contro produzioni con possibilità di spesa enormemente superiori. Ottima in senso assoluto è anche la fotografia di Pierluigi Piredda. Inventivo il lavoro compiuto sul sonoro, che riesce nell'intento di creare il giusto ambiente, ossia i "rumorosi silenzi" delle notti delle campagne termane. Gradevoli le musiche di Enrico Melozzi.

Concludo con una doverosa spiegazione sulla distribuzione del film. Oltre ad essere stato prodotto con pochi mezzi, provenienti per lo più dalla vendita dell'omonimo libro del regista nella provincia abruzzese, anche la distribuzione non conta sui soliti canali. Il film è stato in programmazione per tre mesi a Roma e solo di recente è arrivato nei dintorni di Milano, all'Arcadia di Melzo. Ma il suo modello distributivo permette allo spettatore di trasformarsi in distributore mediante il concetto di Social Distribution, spiegato in dettaglio sul sito www.socialdistribution.org/. Chi fa da sé fa per tre! Questa è la filosofia del produttore Marco Fidanza e del regista. Gli auguriamo la fortuna che meritano tutti i sognatori.