Da qualche anno Lucca Comics & Games ha aggiunto al proprio programma una particolare tipologia di appuntamenti: Lucca Games Educational. Si tratta non di semplici conferenze ma di workshop o seminari monografici nell'ambito della scrittura, dell'illustrazione, della creazione di giochi e, in generale, dell'editoria e dello spettacolo. Ogni evento è a numero chiuso, pensato per un pubblico di professionisti o aspiranti tali selezionati dietro l'invio di un curriculum. Ogni seminario è tenuto da uno degli ospiti principali dell'edizione in corso, cosa che rende l'occasione più unica che rara: cosa significa per un aspirante scrittore poter fare domande di ogni genere a Terry Brooks? O per un illustratore scoprire i trucchi del mestiere parlando con James Gurney? In questa edizione di Lucca Games Educational abbiamo potuto seguire proprio il seminario di scrittura creativa tenuto dal creatore di Shannara.

Terry Brooks è un grande comunicatore e il seminario ha avuto un taglio spontaneo e informale: un pomeriggio di lezione in cui informazioni tecniche si sono alternate a consigli e testimonianze della propria esperienza, raccontate con molta semplicità da chi è ben consapevole delle difficoltà e degli stati d’animo che probabilmente accomunano ogni aspirante scrittore. Brooks è un autore che non ha paura di dire: io sono uno scrittore di fantasy commerciale, scrivo perché è la mia passione ma anche il mio lavoro. Un atteggiamento pragmatico e diretto non così comune nel nostro mercato editoriale, e invece tipico di tanti autori anglosassoni. Profondamente divertito e innamorato del proprio lavoro, lo scrittore americano non dimentica e non si vergogna di essere parte di un'industria, quella dell'editoria, che (soprav)vive grazie a professionalità molto diverse.

Tanti i punti toccati dallo scrittore nel corso del seminario, a partire dalla sua personale “filosofia dello scrittore”, scaturita dalla propria lunga esperienza. Comandamento di base: “se vuoi smettere, fallo”. Ovvero, essere scrittore significa accettare anche di soffrire per la propria arte, che diventa parte integrante del nostro io. Se si ritiene di non esserne in grado, meglio abbandonare. Inoltre, mai dimenticare un elemento fondamentale per riuscire ad arrivare alla pubblicazione: la fortuna. Non basta scrivere bene, bisogna scrivere nel modo giusto, al momento giusto, della cosa giusta e trovare l’editore giusto che voglia investire su di te.

Altrettanto determinante è la passione vera, e la capacità di non farsi spaventare: essere scrittore non è facile, sia che il successo arrivi al primo libro pubblicato, sia che venga riconosciuto dopo un lungo cammino. Parlando della sua esperienza, Brooks ha raccontato come gli scrittori vivano contemporaneamente in due mondi, quello reale e quello immaginario, dove per "immaginario" intende la quotidianità di ogni giorno, tanto più effimera dei mondi che crea nella sua testa. Ha ringraziato la moglie (presente al workshop) per la pazienza dimostrata in tanti anni accanto a un sognatore.

Come nasce un libro? Una domanda complessa. Brooks ha raccontato la genesi dei suoi lavori, specificando che non c'è una ricetta univoca e che ogni scrittore segue la propria natura e la propria esperienza. Secondo lui il processo creativo può durare a lungo, anche mesi, prima di scrivere e lo scrittore deve vivere con questa idea per lungo tempo; se dimentica, se non restano chiari i dettagli, significa che non era buona. Se invece non riesce a non pensarci, popola le sue giornate, allora probabilmente c'è qualcosa di buono da far crescere e sviluppare. Un tassello alla volta fino alla definizione del nocciolo narrativo, con le modifiche necessarie rispetto allo spunto iniziale, fino alla creazione di una struttura narrativa compiuta cui fare riferimento.

Terry e il suo interprete, Gabriele
Terry e il suo interprete, Gabriele

Come avviene la nascita di un opera fantasy? Ogni autore ha un suo sistema e nel caso di Terry Brooks l'inizio è quella che ha chiamato la scintilla. Così ha raccontato la genesi della saga del Verbo e del Vuoto: "L’inizio è la "scintilla", qualcosa che si vede, si legge o si vive e che innesca qualcos'altro, fa venire un’Idea. Nel caso  di questa saga, la scintilla è stata il desiderio di scrivere sulla fine della Terra come la conosciamo, un'idea nata dalla paura che ho avuto quando ho evitato per un soffio un incidente automobilistico: mi ha fatto pensare a quanto siamo egoisti, a volte, a quanto abbiamo perso in buone maniere e comune rispetto verso gli altri. Mi sono chiesto: e se non fosse un caso, ma un disegno organizzato? Se ci fosse dietro un agente del caos, con uno scopo finale in mente? È un'idea che non mi ha più abbandonato. Ne è nata l’idea di una realtà in cui la magia è presente ma non evidente; niente draghi e orchi ma una lotta fra Bene e Male archetipici, capaci di far collassare la nostra realtà." Ancora Brooks: "A questo punto scatta la fase "e se..". Ovvero, occorre farsi domande e darsi risposte: più domande ci sono più c'è materiale su cui poter lavorare. Mi sono chiesto: e se il mondo stesse per finire e fossi solo io a saperlo? E se fossi io quello che potrebbe fare la differenza, quanto sarei disposto a scarificare? A quanto un essere umano potrebbe rinunciare?"

Brooks ha descritto in dettaglio gli elementi che compongono la struttura delle sue storie. Dai personaggi all'ambientazione, dalle differenze tra trama e struttura tematica, arricchito da un substrato che si sviluppa al di sotto della trama e che emerge con chiarezza solo alla fine. Ha parlato dell'importanza della scelta del punto di vista (soggettivo o narratore onnisciente?) e di come dare forma alla storia. Nel caso specifico: "Ho cominciato a concretizzare l’ ambientazione: volevo un contesto ristretto, una piccola città come quella dove sono nato, con un background sia industriale sia agricolo. Poi sono venuti la trama e i personaggi, intrecciati in una struttura inseparabile. La trama ha avuto origine dal conflitto fra Bene e Male, (rappresentato da due forze che ho chiamato Verbo e Vuoto), vissuto da persone apparentemente normali. Ho inserito i personaggi e “fatto le prove”, per vedere come funzionavano l'uno con l'altro. Il protagonista e l’antagonista dovevano essere in incognito, vestendo maschere capaci di renderli persone come le altre. Ho pensato di inserire una figura che potremmo chiamare "il saggio", ovvero quella su cui si deve concentrare l’attenzione del protagonista e dell’antagonista per mantenere o distruggere l’equilibrio, ma poi l’ho eliminata e sostituita con "la ragazza". Una ragazza particolare, perché è una figura importante per entrambi i lati in gioco. Come rendere tutto questo originale? Ho un triangolo fra queste tre figure, ma non il solito triangolo amoroso. Mi sono chiesto, e se la storia andasse indietro di qualche generazione? Vedete che torniamo sempre all'e se…?".

C'è molto di più, ovviamente, ma crediamo che renda l'idea. Occasioni come queste dimostrano come Lucca Comics & Games non sia più solo una manifestazione ludica ma culturale, che abbraccia campi diversi senza classificazioni di grado, genere, e facili categorie.