Kerris si svegliò intirizzito poiché il suo pagliericcio era lontano dai camini, vicino alla porta. Il sole del mattino, distante e freddo, penetrò attraverso le alte finestre prive di vetri della caserma, sbiadendo i colori degli arazzi sporchi.

In bocca aveva ancora il sapore salato del maiale della sera prima. Accanto a lui, un uomo che aveva appena terminato il suo turno di guardia si agitò in preda a un incubo. Kerris si infilò gli stivali, si passò la mano tra i capelli arruffati, si alzò e si diresse verso la cucina della Rocca, passando tra gli uomini addormentati.

Una tenda di cuoio separava il dormitorio dei soldati dalla cucina da dove provenivano delle voci. Quando entrò vide che i forni erano già stati accesi e gli apprendisti cuochi lavoravano attorno a essi con le mani unte e infarinate. Presso il camino c’era Paula che rassettava la fiamma. Kerris le si avvicinò, e chinandosi la baciò sulla testa.

– Buon giorno.

La piccola donna, che gli arrivava sì e no all’altezza del collo, alzò lo sguardo verso di lui. Un pesante scialle marrone le avvolgeva le spalle.

– Buon giorno Kerris – rispose, poi additò la pentola che conteneva un miscuglio brodoso di tè, miele e latte. – Prendi un po’ di tè?

– Sì, grazie. Fa freddo, stamattina.

– Fa freddo ogni dannata mattina – rispose la donna porgendogli una tazza vuota, – non si direbbe proprio che siamo in primavera.

Kerris immerse la coppa nella pentola, poi sorseggiò il tè che era bollente e dolcissimo.

– È quasi estate – commentò lui. – Presto arriveranno i mercanti.

Gli occhi della donna luccicarono. – Già, estate – fece, con il disprezzo di una meridionale verso il clima del nord. – Si sono alzati quelli di là? – Alludeva ai soldati. Una volta era stata lei stessa un soldato, molto tempo prima, sul Confine Meridionale.

Kerris scosse la testa. – Soltanto io.

Una sguattera dai capelli biondi, con una lunga sottana di lino, uscì dal magazzino delle provviste con una forma di formaggio. Sorrise cortese a Paula, e con più calore a un giovane cuoco, le cui mani presero a muoversi ancora più alla svelta.

Non degnò neppure di uno sguardo Kerris, né lui si era aspettato che lo facesse. Lui era soltanto un semplice Scriba del governo di Tornor; uno storpio affetto da crisi improvvise, meno importante per la Rocca dell’ultimo dei suoi cuochi.

Paula, che aveva notato l’espressione di Kerris, aggrottò le sopracciglia, poi chiese: – Vuoi dell’altro tè?

Lui avrebbe voluto dirle che non gli importava che le donne della Rocca lo ignorassero. Ci era abituato. Era certo da preferire alle derisioni che aveva subito più di una volta. Per farle piacere, immerse di nuovo la coppa nello sciroppo ambrato. Un apprendista aprì la porta di un forno e il profumo del pane che stava cuocendo riempì la stanza.

La tenda di cuoio oscillò e il capo cuoco, impettito, entrò. Aveva le braccia grosse e pelose come quelle di un fabbro, e neanche un capello in testa. Gli sguatteri lo avevano soprannominato “l’Uovo”. Era un cuoco eccellente, ma aveva un brutto carattere: odiava la presenza di intrusi nella sua cucina.

Guardò Kerris con disprezzo. – Fuori – ordinò, mentre appoggiava le dita sulla lama quadrata di una mannaia. Il gesto era solo intimidatorio, ma Kerris non aveva alcuna intenzione di sfidarlo.

– Ci vediamo dopo – disse a Paula e fece per uscire dalle cucine.

C’era fumo, vide gli occhi dell’uomo luccicare e il coltello che teneva minacciosamente in mano. Avvertì l’odore di cibo bruciacchiato e una fragranza penetrante di vino nuovo.

Pensò: facciamola finita alla svelta . Finse di incespicare.

L’avversario sogghignò e si avvicinò per sferrare il colpo mortale. Ma prima che potesse farlo, lui afferrò la mano che stava per colpirlo, agguantò il collo dell’uomo con l’altro braccio e lo sbatté sul pavimento. Il coltello cadde al suolo rumorosamente. Una donna emise una debole esclamazione e contemporaneamente diede un calcio al coltello mandandolo lontano.

Lui fissò la faccia rossa e terrorizzata dell’altro.

– Potrei spezzarti l’osso del collo – disse. – Non hai niente di meglio da fare che metterti a combattere contro un ceari?

Ilene, alle sue spalle, avvisò: – La colazione si è bruciata Kel, andiamocene.

La visione si sfuocò. Il profumo del pane lo fece tornato in sé. Paula stava davanti a lui come una gatta che protegge il suo cucciolo. Tutti gli sguatteri erano venuti lì a guardare.

Il capo cuoco sbraitò: – Non voglio che nella mia cucina si assista a queste scene.

– Adesso sto bene – assicurò Kerris.

Paula lo guardava preoccupata. A Kerris dispiaceva che lei avesse visto.

– Non è niente – disse e si diresse verso l’ingresso.

Gli sguatteri lo seguirono con lo sguardo commentando tra loro. Il cuoco imprecò e tutti sloggiarono in fretta.