Con Corone magiche e castelli stregati raggiungiamo il sesto e ultimo appuntamento con la collana Disney Fantasy, che raccoglie in sei volumi il meglio della produzione fantastica targata Disney. Come suggerito dal titolo, castelli e corone sono i filoni tematici del fumetto: la prima saga presentata si intitola Paperin Pauroso e il castello delle streghe, la seconda Topolino e l'enigma della corona di pietra. Nel volume sono anche presenti le storie autoconclusive Topolino e la campana dei tre rintocchi, Topolino e le sorgenti d'argento, Topolino e l'elmo di giada, Topolino e la valle degli orsetti e la one shot Tornei della serie dedicata al Prode Lancicciotto di Giuseppe Sansone. La copertina del volume, di Max Monteduro e Alessandro Perina, rappresenta Paperoga in un'inedita versione vichinga armata di ascia.

Paperin Pauroso e il castello delle streghe, in tre parti, è di Carlo Gentina (sceneggiatura) e di Claudio Panarese (disegni), ed è stata pubblicata tra il gennaio e il febbraio del 1997. Deluse dalla realtà di Paperopoli, Amelia e Nocciola decidono di trasferirsi nell'universo parallelo di Castellonia, in cui maghi e draghi sono all'ordine del giorno. Le due streghe si improvvisano imprenditrici, dando vita grazie alla magia a un autentico castello degli orrori: chi riuscirà ad attraversarlo tutto senza chiedere aiuto vincerà in premio il castello stesso. E un castello è proprio ciò che servirebbe a Paperin Pauroso per chiedere la mano della bella principessa Margherita, che suo zio Re Paperon vuole assolutamente far sposare a un uomo ricco. Però Paperin deve stare attento a suo cugino Gaston il fortunato, anche lui intenzionato a corteggiare Margherita... Come suggerisce il titolo, Paperin Pauroso e il castello delle streghe è una storia sulla paura e su come affrontarla, che ci ricorda con allegria che le nostre peggiori paure sono reali solo nella nostra testa. Il finale dolce-amaro niente affatto scontato rappresenta la degna conclusione di una storia originale, fantasiosa e ben strutturata. 

Topolino e l'enigma della corona di pietra, in quattro parti, è di Giampiero Ubezio (sceneggiatura e disegni), già autore de La saga di Harlech a cui è dedicato il secondo volume Disney Fantasy. La storia è stata pubblicata nel 1993, tra settembre e ottobre. Una misteriosa corona di pietra viene ritrovata in una grotta nel corso di uno scavo petrolifero, per poi finire nelle mani di Marlin e Zapotec, a cui spetta il compito di analizzarla. Il problema è che la corona di pietra interferisce con la macchina del tempo, a cui sembra chiedere di tornare a casa, indicando delle coordinate spazio temporali sconosciute. Topolino e Pippo si offrono volontari per la pericolosa missione, trovandosi catapultati in un universo parallelo, sconvolto da quando il duca Griff, insieme al mago Orcinius, ha spodestato il re Demiurgus dal trono. Topolino e Pippo, insieme all'amico Comonor, cercheranno di aiutare la corona a ritornare tra le mani del suo legittimo proprietario, il principe Adeon, che è riuscito a fuggire insieme alla governante Armorica. Tra rimandi all'Odissea e alla fantascienza classica, Giampiero Ubezio delinea una storia a metà strada tra fantasy e science-fiction, unendo il meglio dei due generi in un romanzo di formazione godibile e divertente.

Topolino e la campana dei tre rintocchi è di Stefano Ambrosio (sceneggiatura) e di Ottavio Panaro (disegni), e risale al novembre del 1999. Grazie all'aiuto del comandante delle guardie reali Gambadilegno, il perfido Re delle Ombre è riuscito a impossessarsi con la forza del regno di Mousedorf imprigionandone il sovrano. Il principe Topolino, di ritorno dall'isola in cui era stato mandato a studiare trova una patria completamente stravolta e, novello Odisseo, decide di rimettere le cose a posto, liberare il sovrano e scacciare il Re delle Ombre e Gambadilegno. L'unico modo per sconfiggere il Re delle Ombre è far suonare all'unisono tre campane poste l'una sull'altra dal suono magico. Le prime due si trovano vicino Mousedorf, ma la terza è scomparsa da anni. Alla quest di Topolino si unirà il boscaiolo Pippo. Tra prove per misurare audacia e astuzia e incontri con pericolosi giganti, Topolino e Pippo cercheranno un modo per sconfiggere i terribili soldati d'ombra e riportare la pace a Mousedorf. Storia ben strutturata, ma con qualche defaillance nel finale, che perde ritmo e tensione rispetto alle fasi centrali della narrazione con una risoluzione sin troppo semplicistica. 

Anche Topolino e le sorgenti d'argento, del dicembre del 2001, è stata sceneggiata da Stefano Ambrosio, mentre i disegni sono di Giampaolo Soldati. La storia si può leggere in modo indipendente, ma riprende ambientazione e personaggi da Topolino e la campana dei tre rintocchi: sono passati alcuni anni e la minaccia del Re delle Ombre oramai non è che un ricordo. Topolino è salito sul trono e Pippo è diventato il suo primo ministro. La vita scorre tranquilla nel regno di Mousedorf, almeno fino a quando lo stregone Kharbas non trova un modo per deviare il corso delle sorgenti d'argento, facendo rischiare la siccità a Mousedorf. Topolino e il suo primo ministro con l'hobby della cucina Pippo si ribelleranno a Kharbas e forse con l'aiuto delle Amazzoni di Arbustia capeggiate da Minni riusciranno a riavere indietro la loro acqua... A Topolino e le sorgenti d'argento manca il quid che avrebbe potuto fare la differenza. Storia carina, ma complessivamente senza guizzi. 

Stefano Ambrosio torna alla sceneggiatura anche con Topolino e l'elmo di giada, storia disegnata da Alessandro Perina nel maggio 2002. La principessa Minni di Miceland non sembra molto portata per il canto e la cucina: l'arte del combattimento, insegnatale da Sir Topolino, è più nelle sue corde, e le tornerà parecchio utile quando il regno di Miceland sarà minacciato dalle orde del re dei draghi Drakken. Quando Topolino e tutti i cavalieri di Miceland vengono allontanati dal castello con uno stratagemma, solo Minni e le sue dame resteranno a guardia del potente elmo di giada e lo difenderanno come meglio sanno: cantando e cucinando. Una storia intelligente sull'inversione dei ruoli classici, in cui per una volta sono le principesse a difendere i cavalieri e persino una torta bruciacchiata può rivelarsi un'arma micidiale. 

A chiudere il volume troviamo Topolino e la valle degli orsetti, di Massimo De Vita (sceneggiatura e disegni), del luglio 1995. Quando Tip e Tap smarriscono il loro orsetto Bingo, Topolino si ritrova catapultato in un'avventura mozzafiato nella dimensione parallela in cui finiscono i giocattoli abbandonati dai bambini. In compagnia di Pippo e dell'orsetto della sua infanzia, Teddy Bear, Topolino si metterà sulle tracce di Bingo per svelare il mistero nascosto dietro al suo rapimento. Partendo da una premessa semplice, Massimo De Vita riesce a raccontare una storia di crescita e ritorno all'infanzia unendo un'ambientazione fantasy a una struttura mistery efficace e ben studiata. Ricordando a tutti noi come era quando avevamo un orsetto come compagno di giochi.