Siamo Uomini o Muppet?

Sembra questa la domanda centrale del film che riporta sugli schermi cinematografici i pupazzi ideati dal compianto Jim Henson.

La vera premessa che devo farvi è che ero e resto fan dei Muppet. Ora come allora.

Walter e Gary, i protagonisti del film, sono fratelli. Il primo è un pupazzo, l'altro no. Forse. Non so. Giudicherete voi guardando il film.

I due fratelli vivono nella ridente (per davvero!) cittadina di Smalltown. Un paesino da musical, dove i bimbi sono tristi per l'inizio delle vacanze scolastiche, la gente canta e balla per le strade. Gary è fidanzato con Mary, la maestra della scuola elementare, da quasi dieci anni.

Per il loro anniversario hanno in programma una vacanza a Los Angeles, nella quale però Gary porterà, con il disappunto di Mary, anche Walter, per fargli finalmente visitare i mitici Muppet Studios. Il fratellino infatti è grande fan dello show, anche se sembra ignorare che la TV trasmette solo le repliche, e che non siamo più negli anni '70.

Così Walt scoprirà che nella città degli Angeli gli Studios sono in stato di semi abbandono e che il petroliere Tex Richman sta per diventare proprietario del terreno in cui si trovano, perché ricco di greggio. Intenzione di Richman è di abbatterli per potere estrarre il prezioso liquido.

Ma c'è un contratto secondo il quale, versando dieci milioni di dollari entro la scadenza dell’opzione, i Muppet ritorneranno in possesso del terreno e degli edifici. E la scadenza è proprio imminente.

Walt si metterà sulle tracce dei personaggi da lui amati, in primis la Rana Kermit, per riunire il gruppo e organizzare una maratona televisiva per raccogliere i fondi necessari.

Walt, Gary e Mary, e la Rana andranno quindi alla ricerca di tutti, ma proprio tutti i personaggi, da Fozzie a Gonzo, al batterista Animal, al Cuoco Svedese, e via via tutti gli altri, fino alla "Star" Miss Piggy.

Sono vari gli ostacoli che la vicenda pone ai personaggi, in questa prima parte "on the road", dal problema di come, nei pochi minuti a disposizione, e nei limiti del budget del film, si possano contattare tutti i personaggi, fino a come attraversare l'oceano in automobile per raggiungere Miss Piggy, che ora di mestiere fa la consulente per le taglie forte di Vogue, a Parigi.

Il come verranno risolti, con brillante ironia e autoironia, nonché consapevolezza di essere personaggi del mondo della fantasia, lo lascio scoprire a voi.

Riunire il gruppo sarà però metà dell'opera. L'altra impresa sarà organizzare uno spettacolo in due giorni, trovando dei numeri adeguati e delle star di richiamo come ospiti. Per non parlare di trovare un network disposto a trasmettere lo show.

Non dimentichiamoci poi che mentre Gary deve riuscire a risolvere le sue incomprensioni con Mary e Kermit chiarire definitivamente la natura del suo rapporto con Piggy, Walter dovrà comprendere qual è il suo ruolo nel mondo.

Pensate poi che il cattivissimo Richman (risata sardonica), starà con le mani in mano mentre i Muppet tentano di sfilargli il suo tesoro?

Insomma di carne al fuoco in questo film ce n'è veramente tanta, condita in salsa musical, secondo quello che oggi potremmo definire il Glee Style, ma senza dimenticare che i Muppet in TV il varietà garbato lo facevano già negli anni '70.

E' uno degli aspetti del film, il revival del tempo che fu, la nostalgia e l'amore per i vecchi numeri, riproposti insieme a nuovi.

Ottimo è il lavoro del supervisore musicale del film Bret McKenzie, nel miscelare canzoni e musiche originali con classici del repertorio dello show, come Mah Na Mah Na. McKenzie ha composto tre brani appositamente per il film, tra cui la canzone di punta Life’s a Happy Song e quella candidata all'Oscar Man or Muppet, mentre la colonna sonora originale è di Christophe Beck.

McKenzie ha prodotto, scritto e interpretato per HBO, Flight of the Conchords, dal quale proviene anche il regista del film, James Bobin.

Non c'è musical senza adeguate coreografie, ben realizzate da Michael Rooney, figlio del leggendario Mickey Rooney (che nel film appare in un cammeo).

Se sempre efficaci sono le animazioni dei Muppet, opera del Jim Henson Workshop, bene affiatato il gruppo di interpreti umani: Jason Siegel, visto in Alla fine arriva Mamma, conferma la sua verve, così come Amy Adams (Come d'Incanto). Brillante e autoironico anche il cattivo interpretato da Chris Cooper (The Bourne Identity). Brava anche Rashida Jones (The Social Network), nel ruolo della dirigente televisiva.

A completare il quadro un lungo elenco di celebrità, che consolidano e allungano la tradizione degli ospiti famosi dei Muppet. Ricordo a braccio Neil Patrick Harris, Whoopi Goldberg e Jim Parsons tra i tantissimi.

E' una immersione completa nella nostalgia questo film, che difficilmente non commuoverà chi all'epoca c'era e ricorda bene il periodo di massimo fulgore del Muppet Show, uno spettacolo che divertiva i bambini e i grandi, perché trattava i piccoli come esseri senzienti e non come cerebrolesi.

C'è anche la consapevolezza che il tempo è passato però. La dura realtà con la quale a un certo punto si scontrano i personaggi è di essere stati dimenticati.

E ciò in parte è vero. Ma con il necessario amore, gli autori del film sono riusciti nel difficile equilibrio di proporre una storia che parla anche un linguaggio moderno e attuale, ricordando che in fondo, garbo ed eleganza non dovrebbero passare mai di moda.

E' anche un film di formazione però, nel quale la crescita dei personaggi porta alla risposta alla domanda che ho posto all'inizio, ossia: Non c'è differenza, realmente. Basta comprendere quale sia il proprio posto nel mondo.

I Muppet sono tornati. Per restare.