– Gli è per caso andato per caso di traverso qualcosa? – azzardò Knurf.

– Non lo so, non ho mai visto qualcosa del genere – l’alchimista era sull’orlo del panico.

Il conte aveva gli occhi fuori dalle orbite e tentava invano di respirare, il suo corpo era scosso dalle convulsioni.

Stramazzò sul tavolo, facendo cadere sul pavimento le bottiglie. Un rivolo di bava rossastra gli uscì dalle labbra.

Knurf gli tastò il polso – E’ morto stecchito.

L’alchimista iniziò a piagnucolare.

– Per gli dei, com’è potuto accadere? Ho sempre fatto attenzione con gli elisir, e adesso cosa sarà di me? Mi accuseranno della sua morte!

Il mercante era impassibile – E’ possibile.

– No, non voglio finire in prigione, non è colpa mia!

Gamar Fuggì dalla porta laterale e scomparve dalla vista di Knurf.

– Vieni Uborash, direi che possiamo togliere il disturbo.

* * *

Knurf si affacciò oltre la porta d’ingresso. Il cancello della villa era stato strappato dai cardini, una macchia di sangue e un paio di ossa rosicchiate erano tutto ciò che restava della guardia. Grosse orme a tre dita superavano l’ingresso e puntavano verso la città.

Il lucertolone di Retzuro adesso era un problema della guardia cittadina.

Attraversarono guardinghi il parco e superarono il cancello.

– In tutto questo c’è soltanto un dubbio che mi assilla.

– Quale?

– Quando hai venduto il realgar a Gamar, da che sacco l’hai preso?

– Il terzo da destra, come avevi detto.

Knurf sorrise e scosse la testa, ecco cosa succede a mettere fretta alla gente.

– Come pensavo, era il terzo sacco a sinistra.

– Non era realgar?

– No, gli abbiamo venduto del topicida a grani grossi. E credo di sapere dov’è finito.

– Questo spiega tutto.

Knurf allargò le braccia – Capita a tutti di sbagliare un elisir.