Fantasy Magazine è la migliore rivista su fantasy e fantascienza pubblicata in Cina dal 2001 a ora, ha più di 71.000 lettori regolari interessati all'arte fantasy e sci-fi. Nell'ultimo numero otto pagine sono riempite dalle splendide immagini di Max Bertolini e dall'intervista con lo stesso autore di cui potete leggere qualche brano:

Quando hai capito che volevi diventare un disegnatore professionista?

Da piccolo volevo fare il disegnatore di fumetti. Avevo una certa predisposizione per il disegno, mi attraevano irresistibilmente gli spazi bianchi dei fogli e li riempivo di battaglie spaziali e astronauti. Gli anni settanta erano anche gli anni del boom dei grandi illustratori inglesi di sci-fi e mi affascinava il modo in cui questi riuscivano a ricreare in maniera così realistica i miei sogni a occhi aperti. Volevo assolutamente farlo anch'io. Dovevo farlo. E lo feci, ma non subito. Dopo avere preso la licenza media, valutai la possibilità di iscrivermi a un liceo artistico, ma la presunta difficoltà che avrei avuto poi a trovare un lavoro e la facilità che avevo invece per lo studio in generale mi fecero sciegliere un terribile liceo scientifico. A posteriori posso però dire che la scelta, per quanto apparentemente fuorviante rispetto alle mie aspirazioni, mi ha dato un approccio razionale al lavoro, senza quell'eccentricità e incostanza che si incontra spesso negli artisti che hanno fatto scuole d'arte. Dopo il liceo mi iscrissi all'università, al corso di Lingue e Letterature Straniere, ma il fuoco bruciava ancora sotto le ceneri e finalmente compresi che avevo sbagliato tutto fino a quel momento. Dovevo provare a fare quello che volevo davvero. Non avevo mai smesso di disegnare, ma lo facevo per hobby e da autodidatta, come avevo sempre fatto. Ripensandoci, credo che si veda proprio da questo la mia predisposizione. Pur disegnando senza una guida non facevo fatica a capire i fondamenti dell'arte, l'anatomia, la prospettiva, l'uso delle ombre, la composizione, tutto mi veniva facile. Guardavo attentamente sulle riviste come lavoravano i miei futuri colleghi e quando avevo qualche dubbio leggevo qualche manuale di disegno, assimilando tutto velocemente. Cominciai quindi a fare qualche breve storia a fumetti per una fanzine milanese, girai un po' di case editrici e poi feci delle tavole di prova per Nathan Never, un fumetto di fantascienza di gran successo che era appena uscito nelle edicole. Il curatore della serie fu colpito dalla velocità con cui miglioravano i miei disegni di tavola in tavola e nel giro di un paio di mesi riuscii a farmi assegnare la prima storia.

Cosa ti ha portato nel mondo professionale dell'illustrazione e cosa ti ci tiene?

Per diversi anni mi sono dedicato praticamente solo al fumetto in bianco e nero, ma alla fine sentivo che ciò non mi bastava più, avevo bisogno di esprimere le mie emozioni in maniera diversa, e così presi in mano i colori, inizialmente a olio e poi quelli virtuali del monitor.

Con le illustrazioni mi trovo più a mio agio, invece che dovermi concentrare su una serie infinita di vignette posso concentrarmi su un immagine singola e lavorarla al meglio. Mi sembra che il mio lavoro abbia un senso più compiuto in questo modo. Mi piace profondamente il mio lavoro e sono felice di farlo, non lo cambierei con nient'altro al mondo... Ah, sì, a volte vorrei essere una rock star!

Fai degli schizzi con carta e matite o disegni direttamente sul computer?

Ho iniziato dipingendo a olio ma i tempi erano troppo lunghi e mi convertii così all'uso del computer. Ora un'illustrazione non mi prende in genere più di una settimana, a olio ce ne mettevo tre. La prima fase è la ricerca di una buona documentazione fotografica, senza la quale si corre il rischio di creare qualcosa di piatto o troppo fumettoso. A volte questa fase del lavoro mi porta via anche una giornata, ma è tempo ben speso. Solo una buona ombreggiatura realistica che tragga spunto da una foto può creare l'illusione della giusta tridimensionalità in un disegno, e oggigiorno praticamente tutti i professionisti lavorano con riferimenti fotografici. Quando ho trovato tutto il materiale di riferimento, che spesso mi procuro da solo facendo delle foto apposta, faccio il disegno a matita che coloro con matite acquarellabili. Altre volte invece scannerizzo direttamente le foto, dipende dal grado di realismo che voglio ottenere nell'immagine finale. Prima della sessione fotografica faccio degli schizzi molto veloci delle posizioni che voglio dai modelli, a seconda dell'illustrazione che ho in mente di realizzare. Finito il lavoro da fotografo comincia quello da illustratore. Ma come fare per avere col computer la manualità che ti permettono i pennelli? Naturalmente ci vuole una buona tavoletta grafica con annessa penna ottica. Dipingo sopra le foto, ma non é certo così facile come può sembrare. Per terminare una buona illustrazione i tempi variano da cinque giorni ad anche due settimane perché uso il monitor come una tela e la penna ottica come un pennello per ottenere l'effetto "dipinto" sui miei lavori.

L'integrazione con altri strumenti come Photoshop è cambiata o è diventata più semplice?

Diventa sempre più semplice. La maggior parte degli illustratori si stanno convertendo all'uso del computer perché é più veloce e ti consente effetti non ottenibili su tela. Solo i pittori delle vecchie generazioni lavorano ormai esclusivamente su tela.

Ho notato la grande varietà dei temi che affronti nei tuoi lavori ,qual é il soggetto che preferisci, il medioevo, il fantasy, la sci-fi o quali altri?

Mi piace tutto il fantastico, dal fantasy alla fantascienza, passando dal thriller all'horror. Ma quello che preferisco é il fantasy. Mi piacciono i guerrieri impavidi e le eroine seminude, i campi di battaglia e i draghi, mi sento felice ogni volta che posso confrontarmi con quel genere.

Ma non amo restare sempre sulle stesse cose e la fantascienza é sicuramente la mia seconda scelta, le enormi astronavi e i panorami alieni mi fanno impazzire! Mi sento un artista universale, salto da un soggetto all'altro con gran facilità.

Quale artista apprezzi veramente? Come valuti i suoi lavori?

Ho studiato i maestri classici del fantasy, Frazetta e Vallejo, ma oggi apprezzo particolarmente il lavoro di Donato Giancola. E poi tutti quelli che hanno fatto il percorso prima di me consentendomi di percorrere più facilmente la mia strada, tutta gente che sapeva davvero disegnare: William Turner, Johannes Vermeer, Edgar Degas, Caravaggio, Giovanni Segantini, Silvestro Lega, John Singer Sargent, Edward Hopper, Norman Rockwell, John Buscema, Neal Adams, Jean-Auguste-Dominique Ingres.

Da dove prendi l'ispirazione per creare quelle immagini così affascinanti?

A volte mi ispiro a panorami naturali, come montagne, mari, e pianeti lontani che vedo nei film o come mi immagino possano essere. A volte invece l'ispirazione viene dai sentimenti, dalle emozioni, Mi piace mettere nei miei lavori stati d'animo come la paura per l'ignoto, la potenza di guerrieri del passato o il senso di meraviglia che si potrebbe provare osservando un enorme vascello alieno.

Cosa consigli agli aspiranti artisti che volessero fare le cose che fai tu?

Penso che tutti gli aspiranti artisti debbano provare differenti media, come ho fatto io, e trovare quello più adatto a lui. Quando faccio vedere i miei lavori ai ragazzi della scuola di disegno in cui insegno la prima domanda è: ma come fai? Che tecniche usi? Sono domande naturali e io spiego con piacere il mio sistema di lavoro, ma quando provano a fare dei disegni seguendo il mio metodo quasi mai sono soddisfatti dei risultati. Ciascuno deve sviluppare una sua tecnica, quella che uso io potrebbe non andare bene per altri. L'importante é cominciare con studi classici, anatomia, prospettiva, composizione, uso delle ombre, altrimenti il computer in sé non serve molto. Solo quando si hanno queste solide basi si può cominciare a cercare una propria tecnica personale.