Introdotti, nell'incontro con la stampa, da Andrea Fornasiero e Roberto Nepote in rappresentanza di Rai4, rete nazionale che detiene l'esclusiva nazionale per la trasmissione degli episodi di Doctor Who, lo showrunner Steven Moffat e lo sceneggiatore Jamie Mathieson sono stato accolti dal pubblico lucchese con una pioggia di applausi ed interminabili ovazioni.

Durante il Q&A con gli autori, sono state chiarite alcune dinamiche creative dello show e della sua realizzazione a partire dalla libertà fornita agli attori nell'interpretazione del Dottore, personaggio sempre identico dal punto di vista della scrittura, le cui sfumature nei toni e negli atteggiamenti derivano quasi integralmente dalle doti e dall'immaginazione degli attori che ne sfumano il carattere accentuandone alcuni tratti della personalità.

Peter Capaldi forever

Ovviamente Mathieson ha confermato ed elogiato la bravura dell'attuale signore del tempo: quel Peter Capaldi che Moffat si augura vesta lungamente i panni del Dottore, un personaggio che, per ammissione dei propri creatori, rappresenta un modello completamente moderno ed anglosassone di eroe slegato da mito classico.

Il Dottore e le sue storie nascono molto più dalle esperienze infantili dei suoi scrittori che, spesso, usano le loro memorie per scrivere le storie del personaggio esplorando loro stessi e le loro paure, sogni ed ambizioni attraverso il protagonista ma molto più spesso con gli occhi delle sue companion, dei suoi amici o sfortunati compagni di viaggio.

Lo sfuggente Moffat  e il prodigo Mathieson

L'incontro con i due scrittori inglesi rivela indubbiamente una, consumata, maestria da parte di Moffat, nell'evitare domande dirette glissando sia sui potenziali spoiler che su qualsiasi altro argomento, legato al dottore,  non ricada all'interno della propria gestione del personaggio, sia come sceneggiatore che in veste di showrunner.

Se le domande rimbalzano contro il sorriso smaliziato dell'executive come fosse un muro di gomma, ben più disponibile di mostra Il suo compagni di viaggio: quel Mathieson proveniente da Being Human che si addentra maggiormente nelle meccaniche narrative della serie.

Di base, rivela il limite narrativo cui gli sceneggiatori sono sottoposti derivante dal mancato accesso, da parte degli scrittori, al materiale precedente della serie, ma solo alle sinossi fornite dallo stesso Moffat o alle indicazioni di produzione. Dal canto suo l'autore ha dato vita, come tutti gli altri sceneggiatori coinvolti, alla propria versione del Dottore molto somigliante ad un altro famoso medico televisivo, lo scorbutico, geniale ed intrattabile Gregory House con le sue difficoltà relazionali mediate dagli assistenti riassunti, in questo caso, nel personaggio di Clara.

Per l'autore è proprio questo il fascino dello show: la mancanza di vincoli sul tempo e lo spazio che permettono di parlare di qualsiasi argomento rivolgendosi a chiunque.

La struttura di Doctor Who

Su questo argomento, Moffat interviene con un'analisi del prodotto illustrandone la strutturazione, concepita con una meccanica narrativa variabile, affinché ogni episodio possa rappresentare un punto di inserimento per nuovi spettatori. La chiave del successo di Doctor Who, per il suo showrunner, risiede proprio nel costante mutamento di genere degli episodi così come del cast stesso, rappresentando un sunto del meglio visto in televisione, rinunciando ai legami ed alla staticità di altre serie fantascientifiche troppo rigide nella struttura o tematizzate nei contenuti.

Proprio per questo ad ogni stagione vengono introdotti nuovi sceneggiatori nel team di scrittura, molto pochi rispetto ai numeri che vorrebbero cimentarsi sul dottore poiché i creativi impegnati devono essere, tutti, capaci di sostenere l'altissimo impegno creativo e costante necessario per mantenere vario lo show.

Il futuro di Doctor Who e di Moffat

Moffat conferma la possibilità che personaggi, della sua gestione di Doctor Who, possano tornare come River Song nel prossimo speciale di Natale, la cosa importante è che ogni ritorno, ogni apparizione sia perfettamente inserita di una continuità narrativa facente capo sempre e solo al Dottore.

Questo vale sia per gli alleati che per gli avversari dell'ultimo signore del tempo, le cui apparizioni sono sempre subordinate a nuove angolazioni e contributi per la storia e per le varie versioni del Dottore, la cui ultima incarnazione ombrosa e distaccata si specchia in avversari sempre più spietati in uno scontro il cui unico fine è la vittoria finale, quindi la sopravvivenza, del protagonista.

In calce Moffat conferma, per l'ennesima volta, che non ci sarà mai un crossover tra Sherlock e Doctor Who oltre alla sua volontà, dopo le passate e fallimentari esperienze, di non tornare più al mondo del cinema.