Premessa  –  La nascita del demone 

Negli ultimi anni ho pensato spesso ad un film che fosse incentrato sulla bellezza, perché ne sono circondato ogni giorno, dichiara Nicolas Winding Refn, riferendosi a sua moglie, la filmmaker Liv Corfixen (My life directed by Nicolas Winding Refn), alle sue due figlie e presumibilmente alla miriade di attrici e modelle che ha incontrato come regista di lungometraggi e di spot commerciali per Gucci, YSL, H&M e Hennessey. Mi rendo conto di come la bellezza sia strumento di potere nelle mani delle donne.

La bellezza è una valuta sempre in crescita, mai in perdita. Nel corso della nostra evoluzione, la bellezza si va esaurendo, mentre noi ne siamo sempre più ossessionati. E questa ossessione conduce ad una follia tutta particolare.

Per chiarire questo concetto, Refn prende come riferimento il mito greco di Narciso, che si innamorò a tal punto del proprio aspetto, da annegare nel fiume in cui ammirava la propria immagine riflessa.

Noto per il talento con cui ama sovvertire i generi cinematografici più popolari, dai drammi carcerari (Bronson, 2008) alle avventure storiche (Valhalla Rising – Regno di sangue, 2010), dai thriller d’azione (Drive, 2011) alle storie di vendetta (Solo dio perdona, 2013), Refn ha voluto nuovamente mettersi alla prova: girare un horror onorando e, allo stesso tempo, sfidando il canone di questo genere tradizionale. “Come servirsi degli elementi tipici dell’horror sovvertendone l’or- dine classico? È possibile un horror senza l’orrore?”

Per poter dare vita alle quattro protagoniste di The Neon Demon, Refn cercava la collaborazione di una scrittrice giovane ed esperta di dialoghi, con un background teatrale.

Ha trovato queste qualità in due persone: Polly Stenham, una nota drammaturga inglese e Mary Laws, una scrittrice americana emergente. È stato meraviglioso lavorare insieme. Grazie ai loro diversi approcci creativi, hanno contribuito a modellare il copione in modo interessante, ognuna con il proprio punto di vista.

Bellezze al neon

Jenna Malone ed Elle Fanning
Jenna Malone ed Elle Fanning

Il ruolo della protagonista è stato il primo ad essere scritturato: Jesse è una ragazza di provincia dall’aspetto innocente, la cui personalità lentamente si trasforma quando la sua carriera inizia a decollare.

Secondo me Elle Fanning racchiude in sé le doti delle più grandi star dei film muti e delle attrici più innovative del cinema odierno. Possiede la magnifica qualità di sapersi trasformare. E la macchina da presa la adora.

Per prepararla a questo ruolo, Refn ha consigliato all’attrice una serie di film, non solo horror, come La valle delle bambole e Lungo la valle delle bambole.

A proposito di Jena Malone, il regista sottolinea come sia stata determinante per la creazione di Ruby, un personaggio che nel copione era ancora un mistero. Avevo bisogno di un’attrice capace di trasformarsi e dare corpo al personaggio.

Il cast – Intorno al demone

Nel momento in cui qualcuno ha fatto il nome di Keanu Reeves, ho pensato subito che sarebbe stato l’attore ideale. In effetti era come completare un cerchio, perché ci eravamo conosciuti dieci anni fa durante il mio primo lavoro importante a Hollywood, un film che non si è mai concretizzato… ma avevo conservato il desiderio di lavorare insieme un giorno. Sono pochi gli attori che diventano delle vere icone come Reeves, che possiedono il suo talento e il suo fascino da star.

Keanu Reeves in The Neon Demon
Keanu Reeves in The Neon Demon

Due giorni prima delle riprese, si è unito al cast Desmond Harrington e quando l’ho visto ho capito che avrebbe reso il personaggio di Jack ancora più misterioso, perché Desmond ha una personalità molto enigmatica.

Il film ha offerto a Nicolas l’occasione di ritrovare Christina Hendricks, dopo il precedente lavoro insieme (Drive, 2011). Qui interpreta Roberta Hoffman, la direttrice dell’agenzia di modelle dove sarà assunta Jesse.

Il regista aveva sentito parlare del talento di Karl Glusman dal suo amico filmmaker Gaspar Noé, che aveva lavorato con Karl nel controverso film Love. Non avevo ancora preso alcuna decisione. Quando Karl mi ha contattato, non ho risposto subito. Il tempo stringeva e non avevo ancora trovato nessuno, così, quando Karl è tornato dalla Francia, ho pensato di provare a vedere se il ragazzo fosse stato adatto. Elle Fanning era presente al suo provino e dal momento in cui è entrato nella stanza tra loro si è stabilita una chimica evidente.

La troupe –  La setta del demone 

È stata una combinazione di due elementi: dopo aver girato Solo dio perdona a Bangkok, volevo fare un film a Tokyo, ma Liv mi ha detto: ‘Non voglio vivere a Tokyo’. A quel punto le ho chiesto: ‘Quale sarebbe per te un compromesso accetta- bile?’ E lei ha risposto: ‘Los Angeles’ .

Elle Fanning e Nicolas Wending Refn
Elle Fanning e Nicolas Wending Refn

Riguardo l’impulso creativo che circonda la città di Los Angeles, Refn spiega: Ho lavorato molto nella moda a Los Angeles, pertanto già conoscevo questo aspetto della città; nonostante molti credano che il mondo della moda più esclusiva giri intorno a New York o Parigi, in realtà qualsiasi settore dell’industria dell’intrattenimento fa capo a Los Angeles. Si può dire che Los Angeles sia il collegamento fra l’intrattenimento e il resto del mondo.

Una delle difficoltà di girare un film a Los Angeles riguarda i costi, che sono molto elevati. Non era facile trovare una troupe con il budget a disposizione. Questo, però, mi ha costretto a spingermi oltre alla mia “comfort zone”, a lavorare con persone più giovani con un approccio più fresco, che si affacciano oggi al mondo del cinema e sono pronte al grande salto nell’industria. Il loro atteggiamento e dedizione hanno arricchito il film.

Per due mesi ho cercato le lenti anamorfiche giuste, poi quando le ho trovate ho dovuto adattarle perché erano obsolete e quasi nessuno le usa più. Si chiamano “Crystal Express”, sono state costruite da Joe Dunton, il leggendario direttore della fotografia. Sono fantastiche perché sono morbide e delicate, hanno un effetto estetico sulle facce. La pelle delle attrici doveva assomigliare a quella delle immagini patinate sulle riviste che sono fortemente corrette con Photoshop. Noi, per questioni di budget, non potevamo permetterci di intervenire sui volti in fase di postproduzione, quindi ho dovuto ottenere il massimo risultato durante le riprese.

Refn definisce la presenza dello scenografo Elliott Hostetter e del direttore della fotografia Natasha Braier fondamentali per il design e la creazione del film.

I  costumi –  Vestire  il demone 

Quando è iniziata la fase di preproduzione, Refn ha comunicato alla costumista Erin Benach che gli abiti del film dovevano essere delle vere e proprie confezioni di alta moda e non delle semplici imitazioni. Quindi Benach ha affrontato la duplice difficoltà di trovare abiti autentici e trasformarli in creazioni d’alta moda.

The Neon Demon
The Neon Demon
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Il montaggio – Modellare  il demone 

Per il montaggio NWR si è rivolto al suo collaboratore di lunga data Matthew Newman, che aveva già contribuito in modo innovativo alla struttura e all’aspetto di Bronson (2008), Valhalla Rising – Regno di sangue (2009), Drive (2011), e Solo dio perdona (2013).

La prima volta che ho lavorato con lui (nel TV movie inglese “Agatha Christie’s Marple”, 2007), non avrei mai immaginato che le nostre strade si sarebbero congiunte in questo modo, racconta Refn. Ma è stata un’esperienza bellissima. In seguito, ho richiesto la sua collaborazione per Bronson e da quel momento il suo apporto è diventato cruciale nell’aiutarmi ad innovare ogni volta il mio modo di girare

Matt non si limita solo a seguire l’editing durante e dopo la produzione, spesso lo invito a partecipare alla fase di scrittura. E in un secondo tempo supervisiona gran parte del processo di postproduzione

Matt ha montato Bronson alloggiando in una stanza d’hotel accanto alla mia; durante le riprese di Valhalla rising ha vissuto a Copenaghen, accanto a casa mia; quando abbiamo montato Drive viveva e lavorava da me; per Solo dio perdona gli ho riservato una stanza d’albergo; e per The neon demon ha alloggiato nella mia dependance, dove abbiamo montato il film.

La vicinanza favorisce la nostra forza creativa

The Neon Demon
The Neon Demon

Oltre ad analizzare le singole scene, Refn e Newman prendono in considerazione il film nel suo insieme. Poiché giravamo in ordine cronologico, spiega il regista, ho potuto assistere al modo in cui il film prendeva vita davanti ai miei occhi, non solo dal punto di vista fotografico ma anche del montaggio, e questo ha comportato riscritture e cambiamenti.

Non si trattava solo di rivedere il girato con Matt. Spesso ci chiedevamo: ‘A che punto siamo della storia? Come sta andando e quale nuova direzione potrebbe o dovrebbe prendere?’ Ad esempio, a metà del film, ho cambiato idea sul destino di uno dei personaggi proprio in conseguenza delle riflessioni scambiate con Matt sul modo in cui il film si stava modellando, crescendo con una propria forma

La musica di Neon

Per creare il perfetto background musicale del suo primo horror thriller, NWR ha collaborato nuovamente con Cliff Martinez il compositore delle apprezzate colonne sonore di Drive e Solo dio perdona, nonché del film di Liv Corfixen My life directed by Nicolas Winding Refn.

All’inizio Refn ha riempito temporaneamente il film con alcuni brani del compositore di Hitchcock, Bernard Herrmann (Psyco, La donna che visse due volte). Ricorda Martinez: Sono rimasto sconcertato perché era una musica sinfonica e l’effetto era anacronistico. Ma il regista lo ha subito rassicurato: Non voglio che la nostra colonna sonora assomigli a questa, ma vorrei che evocasse la stessa atmosfera.

Insieme al lavoro di Martinez, nella colonna sonora sono presenti Waving Goodbye di Sia (con Diplo), considerata dal regista “una tra le più dotate artiste femminili”, Mine e Demon dance composte da suo nipote Julian Winding.

Le riprese –  La città di  Neon 

Come è sua abitudine Refn ha girato il film in ordine cronologico, pratica che invece è poco comune nell’industria del cinema. Lo faccio sempre, in tutti i miei film, perché mi piace la paura di non riuscire a vederne il finale. In questo modo, sono tutti costretti a mettersi al servizio del film, che diventa un organismo con i suoi propri bisogni, da gestire, toccare, percepire. Così rimane sempre aperta la possibilità di cambiamenti. E questo è allo stesso tempo terrorizzante e stimolante. Secondo me, nell’animo di Los Angeles si uniscono due realtà: quella ‘vera’ e quella ‘artificiale’. Quest’ultima è l’illusione di Los Angeles, quella che trovo più affascinante perché rimanda alla mitologia.