La Salani ha dato alle stampe e inviato in questi giorni nelle librerie il romanzo L’uroboro di corallo (2017) della scrittrice Rosalba Perrotta, autrice già nota ai lettori per un precedente romanzo che ha colpito la fantasia di molti dal titolo All’ombra dei fiori di jacaranda.

Il romanzo si svolge in Sicilia tra le città di Catania, Palermo e Mondello, la protagonista è una dolce signora di settantuno anni: Anastasia Buonincontri, ha due figlie Nuvola e Doriana. Il marito da tempo l’ha lasciata per andare a vivere con una ragazza molto giovane dai capelli rossi. Ma Anastasia si “sente” ancora sposata.

Lei è cresciuta sotto la guida della madre (non oppressiva) che le ha inculcato le buone maniere, ma la sua famiglia non ha mai frequentato la famiglia costituita dal fratello che rifiutando di sposare una donna del luogo aveva sposato una “continentale”, e con lei aveva avuto tre figlie: Alida, Claretta e Myrna.

Il nonno di Anastasia ad Abano Terme aveva conosciuto una fisioterapista lituana e se l'era portata a Catania vivendo con lei “more uxorio”.  Alla sua morte il nonno aveva lasciato la sua casa padronale in usufrutto alla donna che le aveva fatto passare giornate felici senza più dolori reumatici.

Un giorno Anastasia riceve una lettera e apprende che la compagna lituana del nonno è morta e pertanto ora lei e le sue cugine diventano proprietarie di un intero palazzetto costruito agli inizi del ‘900 in zona San Berillo, un quartiere malfamato di Catania.

Le quattro cugine si danno appuntamento all’interno della casa nella quale vi trovano solo una scatola con tanti monili, colli di pelliccia e poco altro. Anastasia, che non aveva mai conosciuto le sue tre cugine le trova molto simpatiche e decidono di inserire in quattro buste il contenuto della scatola e prendere una busta a caso.

Anastasia nella sua busta trova un curioso monile, sembra un cerchio ma si tratta di un serpente di corallo che si morde la coda, è il famoso “uroboro”, un simbolo antichissimo che rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio, nè fine.

Nel contempo il lettore viene a conoscenza della vita che conducono le due figlie di Anastasia: Doriana, sposata con un figlio, che non va più molto d’accordo con il marito e Nuvola che, a suo tempo, fu lasciata dal fidanzato pochi giorni prima del matrimonio e ora non se la sente più di affrontare una nuova relazione e lavora come danzatrice del ventre in un locale condotto da marocchini.

Per Anastasia il possesso dell’uroboro porta una ventata di novità, si sente rinascere, riprende a guidare l’auto, c’è uno spasimante che le manda mazzi di rose rosse, è felice di frequentare le tre cugine che non aveva mai visto e inoltre riceve una email da un certo Leonardo Pamparana che venuto a conoscenza che lei ora possiede l’uroboro, si dice disposto di acquistarlo a qualsiasi prezzo in quanto ne possiede altri sei uguali fatti fare da suo padre noto satanista, per i soci della “confraternita dell’Uroboro” un oggetto  che per questa persona è un simbolo importante della magia bianca.

Anastasia, non vuole cederlo in quanto ha capito che per lei quella spilla è importante, e forse le darà tante altre possibilità (in Tv ha rivisto Igor un suo amore da bambina e spera di poterlo trovare e aprire con lui una libreria nel palazzo appena ereditato).

Lei ora sente che nella sua vita, anche se è ormai settantenne, ci possono ancora essere tante opportunità e tante nuove scoperte da fare.

Un romanzo che con un pizzico di magia pone infine una domanda: a settantuno anni si può cambiare?

La quarta di copertina

Può un’eredità imprevista cambiarti la vita, anche se non sei più giovanissima e non ti aspetti più nulla dal mondo? Sì, se l’eredità è una spilla di corallo a forma di uroboro. Di un suo supposto potere magico è convinta Anastasia, una donna ‘all’antica’, insicura e piena di remore, che vive l’abbandono del marito come una colpa e ha congelato la propria esistenza nell’attesa di un suo improbabile ritorno. L’eredità dell’amante del nonno, un palazzetto in una zona malfamata di Catania e una scatola piena di cianfrusaglie tra cui l’uroboro, è l’occasione per cambiare tutto.

Intorno ad Anastasia un mondo di personaggi vivi e reali: le tre cugine ‘continentali’, la figlia Nuvola con i capelli viola e il suo bizzarro mestiere, l’altra figlia Doriana, che scopre le gioie e i dolori dell’adulterio, e poi ancora il notaio-cuoco Matteo e l’inquietante cavalier Santospirito con le sue rocambolesche manovre per impossessarsi del magico uruboro. Ma specialmente Igor, il primo amore di Anastasia, che potrebbe tornare dalla Guadalupa e rimettere tutto in discussione…

L’autrice

Rosalba Perrotta vive a San Gregorio, un piccolo centro alle pendici dell’Etna. È sposata e ha un figlio, Stefano. Non possiede bestiole domestiche, ma dà i croccantini ai gatti che visitano il suo giardino. Ha insegnato con grande passione Sociologia all’Università di Catania. È autrice, tra l’altro, di All’ombra dei fiori di jacaranda, edito da Salani.

Rosalba Perrotta, L’uroboro di corallo (2017)

Salani Editore, pagg. 314, euro 15,90 

ISBN 978-88-6918-810-7