Tra tutte le tipologie di horror quello di Lovecraft parrebbe essere il più viscerale e morboso, non particolarmente popolare ma innegabilmente legato alla natura umana, sempre pronto a riemergere dopo un periodo di quiete. Nel campo videoludico contemporaneo solamente il gioco d’azione Bloodborne è riuscito a soddisfare il grande pubblico mettendo in campo gli elementi essenziali del genere, ma toccherà attendere Call of Cthulhu – la cui data ufficiale di uscita non è stata ancora fissata – per sperimentare un adattamento più tradizionale. Fino ad allora ci pensa il mercato indipendente a placare le manie dei fan, offrendo possibilità settistiche con Cultist Simulator.

La cosa sulla soglia – Giocabilità

Nonostante il titolo fuorviante, Cultist Simulator non si appoggia sul format simulativo, piuttosto è un gioco di carte fortemente narrativo e con predominanti elementi “roguelike”; in altre parole i giocatori si troveranno immersi in una storia da loro stessi plasmata, consapevoli che il destino del loro personaggio sarà altamente influenzato dalle scelte compiute. Lo scopo sarebbe quello di fondare una congrega esoterica, approfondire lo studio dei testi antichi e dilettarsi in orripilanti rituali per ottenere una trascendente illuminazione e valicare i confini umani.

“Sarebbe” perché a conti fatti le partite possono terminare ancor prima che i personaggi giocanti prendano coscienza dell’esistenza di un mondo occulto, la loro quotidianità può semplicemente sbiadire nella ritualità lavorativa o infrangersi brutalmente contro qualche impietoso malanno di inizio Novecento. Il titolo è ben lontano dall’essere un gestionale e non necessariamente ha a che fare con gli occultisti, piuttosto garantisce un’esperienza al limite del libro-gioco, favorendo la strutturazione di un racconto breve in salsa horror. 

La paura in agguato -  storia di Weather Factory

Alexis Kennedy, il creatore del gioco, è uno scrittore inglese prestatosi al game designing dal 2009, quando ha dato vita a Failbetter Games, casa di sviluppo focalizzata sui browser games che ha pubblicato i suoi precedenti successi: Fallen London e Sunless Sea.  Nel 2017 ha voluto allontanarsi dai browser games per cui era noto e ha fondato assieme a Lottie Bevan la Weather Factory, azienda che si è impegnata immediatamente a promuovere e sviluppare Cultist Simulator.

L’atipica genesi del titolo ha influenzato radicalmente anche la sua struttura formale. La spoglia veste grafica e la ripetitività delle mansioni si poggia su un’estetica essenziale e pressoché priva di animazioni, un format quantomai tipico nei giochi per browser ma che dimostra i suoi limiti quando comparato alla più ampia concorrenza videoludica. 

Il colore venuto dallo spazio – Conclusioni

Cultist Simulator patisce tutti i difetti derivati dalla limitazione dello staff di programmazione e dalla consapevolezza incompleta del medium utilizzato, cerca di porsi sullo stesso piano di capolavori quali Paper Please o Don’t Starve, ma lo slancio intrapreso non basta a coprire la distanza prefissata. Pur tenendo conto di queste imperfezioni, la penna di Kennedy è in grado di accompagnare i giocatori in un’esplorazione quanto mai gradevole, invogliandoli a ricominciare nuove partite non appena superata la schermata del game over. 

Ogni avventura promette un racconto a sé stante capace di incastrarsi in un universo dalle tinte lovecraftiane che per essere completamente fruito dev’essere esplorato per decine di ore. Di interesse sono anche le musiche atmosferiche, ripetute in loop ma mai stancanti, e lo stile illustrativo, colorato e stilizzato quanto basta per poter tenere d’occhio ogni avvenimento senza impazzire sulla plancia di gioco sempre più affollata. Nel complesso, fan e curiosi avranno di che goderne ma Weather Factory dovrà sicuramente continuare a sperimentare prima di potersi ritagliare uno spazio nell’olimpo dei videogiocatori.