C’è fermento nel mondo delle storie a bivi, o “librigame” che dir si voglia. Gli ultimissimi anni hanno visto il fiorire di numerosi progetti editoriali in Italia, tra cui la ripubblicazione di tutti i classici Lupo solitario e dei relativi inediti. Si aggiunge ora, da parte di un grande marchio come Magazzini Salani, la riproposizione della serie Fighting Fantasy (già nota dalle nostre parti come Dimensione avventura).

In occasione dei 35 anni della collana, ecco quindi arrivare in libreria un’edizione nuova di zecca, revisionata da esperti del settore, di quello che può essere considerato il primo librogame: Lo stregone della montagna infuocata, di Steve Jackson e Ian Livingstone.

La meccanica del gioco

I librigame di Fighting Fantasy condividono tutti, grossomodo, la stessa impostazione: una breve introduzione, un rimando alla parte regolistica in cui viene spiegato come creare un personaggio, caratterizzato da alcuni valori individuati dal lancio di dadi, e poi il meccanismo che regola i combattimenti e il “tentare la fortuna”. Dopo di che si parte dal paragrafo 1 e alla fine di ogni paragrafo viene offerta la possibilità di scegliere la prossima destinazione: se vuoi proseguire lungo il cunicolo vai al paragrafo 29, se cerchi un passaggio segreto vai al 75.

La trama

La trama della storia è piuttosto esile: il lettore veste i panni di un avventuriero in cerca di gloria e di “Pezzi d’oro”, e si inoltra nella montagna infuocata del titolo per sconfiggere lo stregone che la occupa e conquistarne il tesoro. Forse in fondo non è nemmeno corretto parlare di trama:  più che altro si tratta di uno spunto narrativo per sorreggere la quest del protagonista. Anche l’ambientazione è ben lungi dall’essere approfondita, e consiste in un fantasy medievale molto generico in cui convivono tutti i luoghi comuni del caso.

Eppure il librogame funziona, e funziona alla grande, ancora oggi. Lo stregone della montagna infuocata è interessante come recupero “archeo-ludologico” d’accordo; e in chi ha qualche capello bianco potrà far scattare innegabilmente quell’effetto di nostalgia per l’immaginario degli anni ‘80 che oggi va tanto di moda. Questi sono meriti estrinseci, ma il gioco è godibile anche e soprattutto per motivazione intrinseche.

Limiti e opportunità

Non dimentichiamo che questo è il primo librogame. Alcune scelte di game design, viste con la sensibilità odierna, potrebbero sembrare perfino rudimentali. Eppure in nuce è già tutto lì, e anzi riscoprire le origini del librogame, nei suoi aspetti più elementari e seminali, costituisce di fatto una ventata di aria fresca.

Facciamo qualche esempio. Il primo “bivio narrativo” in assoluto è anche un bivio letterale, perché richiede di scegliere se andare a est o a ovest, senza ulteriori indizi o elementi. È chiaro che il lettore-giocatore farà la sua scelta in modo totalmente casuale. Eppure, l’esplorazione di un labirinto funziona allo stesso modo: non sei in grado di fare delle scelte informate, o rilevanti da un punto di vista narrativo: devi esplorare per prove ed errori, tornando indietro, facendo l’esperienza vertiginosa del ritrovarti più e più volte nello stesso punto, e quindi di perderti. E con tutte le frustrazioni del caso, che non saranno poche, perché in questo – in particolare nella seconda parte – il libro davvero non concede sconti: è un labirinto puro, dal quale è difficilissimo uscire se non si decide di tenere una mappa degli spostamenti. 

Considerazioni finali

La conclusione dell’intera vicenda potrà  sembrare beffarda: senza rivelare troppo, è possibile che giunti alla fine dell’itinerario scopriate che avete vinto, sì, ma che sia solo una mezza vittoria, e che dobbiate ripercorrere daccapo l’intero percorso alla ricerca di quegli oggetti che vi condurranno a una vittoria piena.

Lo stregone della montagna infuocata è una lettura consigliata per chi è disposto a giocare secondo questa impostazione.

Nota finale doverosa, il prezzo, inferiore ai 10 euro: davvero un intento lodevole per la diffusione di questo genere di letture giocose.