Un film come Josep richiede di essere trattato diversamente da tutto il mainstream che siamo abituati a vedere. L’opera è allo stesso tempo cinema e fumetto, denuncia e memoria, umorismo (sottile, leggero) e dramma, tutto caratterizzato da una messa in scena minimale che coglie perfettamente nel segno.

Il film racconta la storia dell’omonimo artista, Josep Bartolí, che durante la Seconda guerra mondiale si ribellò al regime franchista e da Barcellona trovò salvezza in Francia, ma lì i rifugiati vennero confinati in campi di concentramento vivendo di stenti dietro recinti di filo spinato e controllati a vista dai gendarmi.

Josep.
Josep.

Un passaggio generazionale

La vicenda è raccontata ai giorni nostri dal punto di vista di una di queste guardie francesi, Serge; reminescenze di un passato lontano, narrate al proprio nipote Valentin. Il giovane, appassionato di disegno, trova in casa del nonno il ritratto di un uomo sofferente e ne rimane attratto. Quei segni a matita, grezzi, duri eppure così reali, innescano i ricordi del nonno verso Josep, uno spagnolo privato di diritti e dignità che andava controllato a vista e divenne per l’allora giovane Serge un vero amico.

Josep.
Josep.

Il disegno non solo come stile visivo

E il disegno è proprio il fil rouge che unisce ogni cosa. L’amicizia tra i due comincia da uno scambio clandestino di un blocchetto e una matita, dopo che Serge aveva notato l’abilità di Josep nello scarabocchiare personaggi nel terreno. Il disegno sintetico, a tratti tremolante, è lo stile adottato nella realizzazione dell’opera. Attraverso il disegno Josep racconta la vita nel campo, attraverso caricature e grottesche delle guardie, ritratti e scorci esasperati, tuttavia affascinanti. Lo stesso regista Aurélien Froment, in arte Aurel, è prima di tutto un disegnatore.

Il disegno è l’arte della scorciatoia ha affermato il regista, non per fare le cose di fretta, ma per portare l’occhio dello spettatore o del lettore alla vera essenza di ciò che vogliamo dire.

E infatti è proprio questa la sensazione che si ha guardando Josep. Poco più su ho parlato di cinema e fumetto ma non di animazione. Nonostante si tratti di un cartone animato i fotogrammi sono più simili all’arte sequenziale che all’animazione alla quale siamo comunemente abituati. Questo però non toglie minimamente valore alla narrazione perché resta evocativa e coerente con il sentimento che si intende suscitare.

Josep.
Josep.

I dialoghi sono brevi ed efficaci, doppiati con gran trasporto in francese e spagnolo aggiungendo così realismo e contesto. Infatti il film è solo sottotitolato in italiano. Questo farà certamente la gioia dei puristi dell’interpretazione originale, ma invito coloro che preferiscono guardare film doppiati nella propria lingua a non scoraggiarsi, perché l’interpretazione è così coerente, i dialoghi poco più che brevi battute, che dopo pochi minuti quasi non ci si rende nemmeno conto di leggere dei sottotitoli.

Arte su ogni livello

È una forma d’arte quella espressiva per realizzare la pellicola, è arte vera quella disegnata da Josep, infatti i disegni che realizza nel film sono proprio quelli originali. Attraverso la peculiare capacità immaginifica del medium scelto è inoltre possibile rendere artistica qualsiasi sensazione, passando dalla realtà all’allegoria. L’arte resta poi il cardine della fase finale, che vi lasciamo il piacere di scoprire.

Josep
Josep

Josep quindi è una toccante esperienza che arriva, tra l’altro, proprio in un periodo storico in cui la sensibilità per i rifugiati va compresa più che mai. Dura il tempo necessario per permettere alla trama di svilupparsi senza mai annoiare, gestendo sapientemente i tempi per permettere agli spettatori di arrabbiarsi, rilassarsi, ridere, agitarsi e gioire insieme ai personaggi. Quello che rimane è un sentimento dolceamaro che però fa riflettere sulle amicizie sincere e sull’importanza di mantenere la propria integrità morale.