2.018.488 euro per King Kong nella prima settimana di programmazione, 2.847.000 per Narnia nei primi cinque giorni. La sfida italiana a distanza vede il film di Adamson primeggiare su quello di Jackson, mentre negli USA accade il contrario e King Kong si aggiudica il maggior incasso della settimana.

Sempre negli USA è comunque Narnia ad aver avuto più successo, se consideriamo che in 13 giorni King Kong ha incassato 118 milioni di dollari (mentre Narnia 163 in 18 giorni). La media dell'incasso giornaliero è molto simile, 9,7 milioni per King Kong e 9,5 per Narnia, ma è pensabile che la prossima settimana il film di Jackson accusi una fisiologica flessione.

L'accoglienza della critica italiana alle Cronache di Narnia è stata buona, anche se non entusiastica. Ecco una rassegna delle recensioni più significative:

Marco Spagnoli - Fantascienza.com

http://www.fantascienza.com/magazine/film/7206/

Se questo film ha qualche difetto, può essere certamente riscontrato in alcuni momenti un po' più piatti e scontati come l'incontro con Babbo Natale e alcuni dialoghi di cui si poteva fare a meno. Momenti adolescenziali che sembrano più venire dalla matrice produttiva Disney che dall'immaginario di Lewis, ma che — in ogni caso — non alterano eccessivamente il risultato finale del film.

Il suo punto di forza sta nell'essere una pellicola in crescendo che — tra una sorpresa e l'altra -  esplode nella battaglia finale. Un film importante, primo capitolo di una nuova serie di pellicole, che sebbene più rivolte ad un pubblico di bambini non mancherà di sorprendere tutto il pubblico portandolo in uno spazio e un tempo decisamente incantati e indimenticabili.

Elisa Giulidori - filmup

http://filmup.leonardo.it/lecronachedinarnia.htm

Ma quello che manca veramente al film è il cuore e la passione, a parte la Strega Bianca magistralmente interpretata da Tilda Swinton, i personaggi risultano freddi e stereotipati, i bambini non comunicano simpatia e la scelta di far doppiare Aslan a Omar Sharif non è stata felice.

Diego K. Pierini - 35mm.it

http://www.35mm.it/film/scheda.jsp?idFilm=24368

La piccola Lucy
La piccola Lucy
Di vistose implicazioni ideologiche nessuna traccia, mentre la straordinaria ricchezza visiva colpisce, ma senza troppo nerbo, invischiata nella scarsa incisività delle idee relative alla dimensione magica. Pochi dubbi: la Trilogia dell'Anello ha definitivamente cambiato i parametri del cinema fantastico

Marco Minniti - Castkerock

http://cinema.castlerock.it/recensioni.php/id=1662

Sgombrando quindi il campo da paragoni apparentemente scontati quanto in realtà fuori luogo, bisogna dire che l'operazione compiuta da Adamson e dalla Disney è complessivamente riuscita: il film, nelle sue due ore e venti di durata, è estremamente efficace nel descrivere per immagini lo sconfinato mondo creato da Lewis, riuscendo nel contempo ad avvincere con una narrazione classica, robusta, senza sbavature di sorta. E quando l'armadio delle meraviglie infine si chiude, per noi come per i protagonisti, dopo due ore e venti assolutamente inavvertibili (e, per scontato che possa sembrare, non è un pregio da poco), è un po' anche nostra la voglia di sgattaiolare nottetempo per tornare lì dentro: in fondo, è esattamente questo ciò che il film si proponeva.

c.j. - Lo spettacolo.it

http://cinema.lospettacolo.it/leggi.asp?id=-9223372036854726815

Molto fedele al libro da cui è tratto, il film riesce a conquistare anche per la buona performance dei suoi protagonisti fra cui spiccano la tenera Georgie Henley impegnata nel ruolo di Lucy Pavensie e Skandar Keynes, alias suo fratello Edmund. E se in alcuni punti la pellicola pecca un po’ di retorica, compensano la splendida fotografia e la colonna sonora.

Insomma, molti punti a favore per questo film che si presenta come uno dei kolossal di natale che si daranno battaglia nelle sale italiane accanto alle infatuazioni adolescenziali firmate da Pieraccioni, a “Natali” americani e, neanche a dirlo, enormi scimmioni jacksoniani...

Donata Ferrario - Cineclick

http://www.cineclick.it/recensioni/archiv/cronachedinarnia.asp

Le Cronache restano un'opera fantastica, in cui si incontrano e si mescolano miti occidentali, religioni cristiane, credenze celtiche e scandinave: un grande affresco della fantasia, della cultura e dell'amore per l'infanzia di Lewis. Una parabola umana sulla funzione dei miti nella società, in particolare durante i tempi più bui.

Claudia Morgoglione - Repubblica

E davvero Le cronache di Narnia - Il leone, la strega e l'armadio è una strenna adatta a tutta la famiglia. Con un occhio di riguardo al pubblico pre-adolescente, proprio come il volume da cui è tratto. Una visione consigliata in un giorno di festa: almeno per chi magari è già in età da rifiuto dei cartoon (vedi Chicken Little o Kirikù e gli animali selvaggi).

Giovanna Grassi  - Il Corriere della Sera

L'acqua santa e il diavolo saranno presenti in molti film natalizi e si spartiranno il box office, ma di sicuro uno dei titoli più attesi, Cronache di Narnia - Il leone, la strega e l'armadio, spingerà molti spettatori a rileggere il Vangelo e, poi, ad acquistare almeno un libro di questa saga permeata di valori cristiani: sono i sette volumetti popolarissimi nei Paesi anglo-americani e scr 

Lietta Tornabuoni - La Stampa

Il mondo fantastico di Narnia è popolato di creature straordinarie: un fauno con orecchie puntute e zoccoletti, castori parlanti (tutti gli animali sono comunque parlanti), centauri, colossi senza occhi, guerrieri bicornuti o tricornuti, facoceri, giganti, uccelli rapaci da bombardamento, unicorni, ghepardi, nani, orsi bianchi che trainano il cocchio argenteo della strega, mostri, orridi esseri d'invenzione. I personaggi fiabeschi sono anche più belli delle battaglie in campo aperto, ma nel film tutto è bello senza ricorsi a troppi effetti speciali e con un brivido di paura non materiale ma spirituale.

 

Maurizio Cabona - Il Giornale

Se Le cronache di Narnia è un film dignitoso, non lo è far doppiare in italiano l’irlandese Liam Neeson (voce di Aslan in originale) dall’egiziano Omar Sharif. Ma la voce di un uomo maturo del nord e quella di un uomo vecchio del sud non danno la stessa emozione. Per quella che il pubblico percepisce come la versione infantile del Signore degli Anelli, un timbro esotico e senile è un falso accompagnamento.

Gian Luigi Rondi - Il Tempo

Adamson, com’è chiaro, si è servito largamente del digitale, accettando i personaggi umani con i loro volti, ma mescolandoli ad altri o del tutto ricreati al computer o combinati in modo da essere in parte interpretati da attori e in parte ricostruiti con trucchi ed effetti speciali. Il risultato, dal punto di vista tecnico, convince meno quando in scena ci sono questi ultimi, in generale però lo spettacolo funziona, specie quando sono in campo tutti quegli animali finti che parlano (il Re Leone, si noti, ha nella versione italiana, la voce di Omar Sharif). Poi ci sono delle cornici nevose molto suggestive e Tilda Swinton, che vi regna pallida e ghiaccia, vi fa la sua figura e una figura indubbia fa di certo anche quella battaglia finale in cui i ritmi, i colori e i suoni non fanno mai difetto. A parte Tilda Swinton, però, gli altri personaggi-attori convincono poco, specie i quattro fratellini, piuttosto insulsi. Ma in fondo è una favola, anzi, un favolone. Lo si prenda così com’è.