Generare un’ambientazione minuziosa e i protagonisti che vi si muoveranno non è sufficiente. Oltreché attraversare vaste foreste, valicare monti gelidi, bagnarsi in mari e fiumi che splendono sotto un sole caldo quanto quello della Terra, è necessario che i protagonisti incontrino, parlino, combattano, litighino, evitino, inseguano, scappino, si affezionino, odino, amino… altri esseri animati.

Questo concetto, in apparenza banale, nasconde una serie di insidie. A mio avviso, quando si pensa a un personaggio secondario le domande più importanti da porsi sono le seguenti:

1. A quale scopo tende questo personaggio?

2. Quanto definito dev’essere per il suo scopo?

3. Che rapporto instaureranno i protagonisti con lui/lei/esso/essa?

Ammettiamo che Lester sia il classico fabbro, della classica città di passaggio che la classica trama della cerca ci propina (e non è detto che questa summa di classici sia spiacevole da leggere, anzi!). Voi, gli scrittori, prevedete che egli tradurrà dei simboli cesellati nel metallo di un martello che i protagonisti hanno trovato: questo è lo scopo. Ora, per ciò che vi siete prefissi, quanto è necessario sapere di Lester?

Sapete che si chiama Lester, sapete che è un fabbro.

Ciò che vi manca è molto.

a) Il suo aspetto fisico: è indubitabilmente la prima cosa che un lettore si aspetta di conoscere.

b) Il suo passato: è importante definirlo, basta abbozzarlo (non è un protagonista), ma fatelo, perché con poco sforzo gli darete un certo spessore, che lo renderà credibile. Ad esempio potrebbe avere una mano segnata da una bruciatura o monca di qualche dito o potrebbe essere terrorizzato dai martelli dopo che da piccolo è stato picchiato con uno di essi, ecc… basta poco, ma ha il suo peso.

c) Il suo presente: bene, è un fabbro. Ma vive sempre costantemente a pochi metri dalla fucina? Non ha senso. Definite se ha una compagna/moglie, se ha dei figli (ad esempio, banalità, il maggiore potrebbe lavorare con lui per apprendere il mestiere), se gli amici sono così tanti da passare a salutarlo proprio mentre dialoga con i protagonisti, ecc… diviene sempre più credibile.

d) Il suo carattere: fondamentale, perché in base ad esso lo relazionerete con i protagonisti. Inutile dire che la sua reazione, posto che alla fine accetterà di tradurre i simboli, sarà diversa a seconda del suo carattere: socievole? asociale? arrogante? gentile? timido? schivo? irascibile…?

e) Le sue conoscenze: accetterà di tradurre i simboli, sì, ma potrebbe anche essere che sbagli, che non li conosca affatto, che mandi i protagonisti da qualcun altro che sia in grado di farlo meglio di lui, che sia un pozzo di nozioni, che nasconda la verità…

C’è molto, moltissimo con cui sbizzarrirsi anche con un semplice personaggio secondario che apparirà in un breve dialogo, seppur importante, e poi sparirà per sempre, inghiottito dal fluire della vicenda.

C’è un limite da non valicare: affezionarsi ad un personaggio secondario è sbagliato. Nel momento in cui si commette questo errore, egli/ella/esso/essa diventerà principale. Sia chiaro, non è un vero e proprio errore, a patto che si sia consapevoli di quanto si compie. Se secondario dev’essere, secondario deve rimanere. Il livello di profondità a cui scenderete, quindi, non dovrà mai essere tale da renderlo “troppo vivo”.

Quanto sopra appartiene alla definizione del personaggio secondario. Attuata questa parte, che può richiedere pochi minuti di coerente fantasia, si passa al rapporto che egli/ella/esso/essa avrà con i protagonisti.

Beh, qui c’è poco da dire: è una cosa che dovete stabilire per non storpiare irrimediabilmente la trama. Se la situazione vi sfuggisse di mano, potreste avere difficoltà a riprendere il filo della vicenda e/o trovarvi costretti a tagliare brutalmente il testo appena scritto.

E, sebbene sia importante essere capaci di tagliare i propri scritti, non vi riuscirà mai di farlo senza un po’ di sofferenza. Se potete, evitate di soffrire! :-)

Non so se quanto ho scritto può risultare eccessivo. In realtà, per chiarezza e completezza, c’è un’ultima cosa da dire (oltre all’eccesso? ;-) ): vi sono casi in cui è possibile saltare molti dei passi sopra descritti, ma si riassumono e sono compresi in un semplice termine: comparsa. Ecco la “regola” più importante da tenere bene a mente: un personaggio secondario non è una comparsa, da cui si discosta molto poiché interagirà con i protagonisti, anziché semplicemente passarvi accanto in direzione opposta.

Nel prossimo capitolo inizierò ad affrontare il complesso e ricco discorso sulla trama.