Con la giornata di sabato 29 si chiude la mia avventura al festival internazionale della fantascienza di Trieste. Una chiusura in grande stile, con la presentazione di robot e la premiazione del maestro italiano del cinema fantastico: Dario Argento che ha ricevuto il premio Urania d’argento dalle mani della deliziosa Stefania Rocca, con Giuseppe Lippi a spiegare le motivazioni del prestigioso riconoscimento alla carriera. Per il resoconto di questo avvenimento, ricco di notizie interessanti, vi do appuntamento a lunedì.

Alla presentazione di Robot sono intervenuti Vittorio Curtoni, Giuseppe Lippi e Giovanni Mongini (in stretto ordine alfabetico), tre nomi che hanno scritto pagine importanti della storia della fantascienza italiana e che ancora hanno voglia ed entusiasmo per scriverne di nuove.

La sfida che hanno raccolto è quella di riportare in vita la rivista di fantascienza per eccellenza.

La Delos books ha recentemente pubblicato il numero 42, il secondo della nuova serie, nel quale troviamo interventi dei tre moschettieri della fantascienza italiana e di molti altri nomi di spicco del panorama fantascientifico (Valerio Evangelisti, Ugo Malaguti, Riccardo Valla e molti altri).

A distanza di 25 anni dalla chiusura del primo ciclo di Robot molte cose sono cambiate, altre rimangono le stesse. E’ certamente cambiato il tipo di pubblico; rimane uguale l’entusiasmo che aveva animato alcuni dei fautori dell’iniziativa, lo si percepisce dai racconti delle loro esperienze e dall’ottimismo che accompagna la nuova avventura editoriale.

Non ho proiezioni da raccontarvi oggi. Il ritmo incalzante della giornata e i piacevoli impegni mondani mi hanno impedito di partecipare. La sensazione è di essersi persi molte cose interessanti, ma si torna a casa soddisfatti per la riuscita di una manifestazione che sta tornando a essere un evento di riferimento internazionale per tutti gli appassionati di cinema fantastico, e il merito è tutto dell’organizzazione della Cappella Underground.

Appuntamento al prossimo anno, quindi, io, in una veste o in un’altra ci sarò certamente.