- Tra poco toccherà a voi - disse questa chiudendo il mestolo con un coperchio, riversando poi il contenuto nella pentola fumante. - Venite qua, tesori. - Prese uno specchio e lo legò con uno spago. Cominciò a scandagliare il pavimento, picchiando il suolo con il mestolo.

Agilulfo andò a nascondersi nel letto di foglie. Cercò disperatamente un buco nel muro ma non ne trovò nessuno abbastanza grande da accoglierlo. Aspettò, poi, cercando di fare meno rumore possibile, si mosse verso l'estremità del giaciglio più vicina alla parete da cui era entrato. Il sacchetto era ancora davanti al buco. No, era stato spostato un poco. Dall'altro lato sembrava come spuntare fuori la coda di una lucertola.

Guardò in alto. La strega lo aveva individuato e avanzava verso di lui porgendogli lo specchio. - Vieni qui. Vieni da me basilisco, bel basilisco.

Agilulfo rimase impietrito; lo specchio si stava avvicinando velocemente, e alla fine si vide: quattro corte zampette, tre piccoli corni sulla testa, un faccino verde come il muschio e due occhi neri neri, due opali splendenti nell'oscurità, due pozzi senza fondo. Le forze gli vennero meno. Si accorse che il suo piccolo cuore non batteva più e la stanza stava diventando buia, sempre più buia.

- Stronzate. Sono tutte stronzate - disse con l'ultimo fiato che gli restava. Poi le tenebre scesero su di lui.