- E l’hai inseguito e Segnato - si congratulò un ragazzo dandole una pacca sulle spalle.

- Segnato col sangue! - rincarò un altro, additando la macchia rossa sulla fronte del loro principale nemico.

Melissa trasalì: il cavaliere si era involontariamente “segnato” da sé, ma scelse di tacere.

- Abbiamo un’ottima testa da esibire agli ultimi Uomini ribelli - affermò un terzo, avanzando verso il cavaliere e brandendo minaccioso una piccola ascia affilatissima.

- Quella testa è mia - lo fermò Melissa. - Posso farne ciò che voglio.

Tutti gli ufficiali indietreggiarono di un passo, rispettando la regola degli Angeli. Il ragazzo le porse l’ascia, Melissa la prese, si avvicinò al cavaliere a grandi passi, sollevò in alto il braccio e sferrò un colpo secco sul tronco dell’acacia, al di sopra del Grande Contradditore: l’arma restò infissa nel legno fino a metà lama.

- Posso scegliere cosa farne - spiegò Melissa agli increduli compagni che osservavano la scena. - E scelgo di non prendere la testa.

Non ci fu tempo per obiezioni e stupori: i comandanti gridavano gli ordini dall’alto del cielo, una gran luce avanzava da oriente, vasta e possente come un secondo sole.

Egli giunge! Egli giunge! Giunge il suo regno! Proclamavano festosi gli Angeli.

Melissa spiegò le ali, con un battere deciso e secco si levò in verticale per unirsi ai compagni, che affollavano estatici l’aria non più tenebrosa della Decima Sfera. Diede un’ultima occhiata verso il basso: la valle restava in ombra e il corpo del Grande Contradditore formava una sola massa oscura con l’albero, i cespugli e le rocce.

Un brivido di trepidazione la scosse tutta. Melissa si accorse che si trattava di curiosità per le proprie future scelte.