Dieci anni in piu' e dieci chili di energia in meno in due ore di

spettacolo. Questa è la sensazione che, se si è cresciuti "a pane e

Genesis", si prova dopo un'esibizione della cover band Musical Box.

Quando una musica come quella di Gabriel e soci ha accompagnato la maggior parte della vostra vita, diventa impossibile scinderla dalla personale "cavalcata nei ricordi", con la conseguenza che, a fine show, non si può fare a meno di provare quella tipica sensazione di "giramento di testa" ben conosciuta a chi è appena sceso da una giostra. Con una differenza fondamentale: l'attrazione da luna park dà una sensazione solamente fisica, mentre le giostre emozionali come questa regalano sensazioni tutte interiori e proprio per questo molto più dirompenti.

Il target dei  Musical Box è un pubblico maturo, a predominanza maschile

(com'è del resto il genere progressive), dai 35 anni in su. Se si dà uno

sguardo alla produzione Genesis ci si accorge allora che si tratta,

prevalentemente, di due specie di persone: da un lato quelle coi capelli

bianchi, affamate di nostalgia e desiderose di rivivere le esperienze live

della giovinezza; dall'altro quelle che per motivi anagrafici non hanno

potuto godere delle performance genesisiane classiche e che vogliono

disperatamente rifarsi in qualche modo.

I Musical Box rispondono perfettamente a entrambe le esigenze, offrendo uno show impeccabile, senza sbavature, replicato nei minimi dettagli sia dal punto di vista visivo che musicale. Non c'è quasi differenza con un disco dei Genesis da studio, salvo forse per una lieve discrepanza nella voce del cantante, che umanamente - e logicamente - non può restituire tutta la gamma  vocale dell'autentico Peter Gabriel, ma che resta comunque un ottimo e validissimo clone.

Al pubblico che mai godette gli originali, si offre così la visione di vecchie

fotografie, su cui si è molto immaginato e speculato, che prendono

magicamente vita. Anche per chi ha osservato le magiche performance dei Genesis tramite i numerosi video bootleg che circolano, l'esibizione dei Musical Box offre comunque una tridimensionalità e una possibilità di

partecipazione emotiva che è impossibile vivere attraverso un filmato.

Martedì sera sono così tornate ad animarsi, fuori dall'armadio un po' narniano di I Know What I Like, tutte le vecchie favole: la battaglia fra Bene e Male di Supper's Ready, il Naciso trasformato in Fiore, la dea Britannia, le gang rivali della Foresta di Epping, il carillon fatato di Cynthia, la Falciatrice Parlante, l'Alieno-Pipistrello atterrato su una Terra deserta... Una sfilata di vecchi, cari  e preziosi amici condita con scenografie, diapositive, trucchi e costumi autenticamente d'epoca.

Uno spettacolo di fronte al quale, all'inzio, ci si chiede perché gli

spettatori siano stati confinati nelle poltroncine, quando la voglia è

assolutamente quella di muoversi, saltare e cantare a squarciagola anche se non si è piu' teenager. Poi, man mano che lo show progredisce, si afferra la logica dietro questa scelta: due ore di giostra emotiva come questa, se vissuti a distanza troppo ravvicinata dal palco, rischierebbero di risucchiare gli astanti come accade ad Alice nel Paese delle Meraviglie dopo la caduta nel tunnel del Bianconiglio, e la conseguente

risposta partecipativa rischierebbe di prosciugarli. Già stando seduti, la

sensazione al termine dell'esibizione è infatti quella di catarsi completa:

una sensazione da un lato piacevole ma dall'altra estenuante per via del

dispendio energetico che implica. Perché è in quel momento che lo

spettatore si accorge di avere preso parte a una cavalcata non solo attraverso il passato di uno dei gruppi piu' gloriosi della storia del

rock, ma anche attraverso il suo vissuto personale, lungo il quale ogni

canzone rappresenta una tappa e un microcosmo di persone, eventi,

sensazioni fisiche ed emotive che, sull'onda delle note, per lunghi attimi

tornano presenti e vitali con una forza inoppugnabile.

La promessa della cover band è stata un bis sui nostri palchi previsto per

novembre, epoca in cui verrà data nuova vita e freschezza per intero all'ennesimo capolavoro genesisiano: Foxtrot.

Se non li avete visti sinora e rientrate in una delle due categorie di cui

sopra, ma anche se siete solo musicalmente curiosi e desiderate cercare di capire un'epoca irripetibile, il consiglio è di non perderli.

Non ve ne pentirete. E se vi scappa la lacrimuccia, nessuna vergogna: è il

segno, bellissimo, che c'è ancora musica dentro di voi e che la vita adulta

non ha tarpato del tutto, nonostante il suo cinismo, le ali alla vostra anima.