Alla fine il suo cuore ha ceduto. Si è spento così, all’età di 58 anni, James Oliver Rigney jr., più noto agli appassionati di fantasy con il nome d’arte di Robert Jordan.

Ne dà notizia il blog dello scrittore con un breve comunicato firmato da Wilson, una persona molto vicina allo scrittore scomparso.

La morte è arrivata nel pomeriggio di domenica 16 settembre, a conclusione di una malattia protrattasi un anno e mezzo. Al suo fianco, come sempre, la moglie Harriet, alla quale Robert ha dato l’addio con un ultimo messaggio d’amore.

Nel marzo del 2006 era stato lo stesso Jordan a informare i suoi lettori di aver contratto l’amilodosi, una malattia molto rara – ogni anno colpisce circa otto persone su un milione – e praticamente impossibile da curare. Esistono oltre venti tipi di amilodosi diverse, ma tutte hanno in comune il deposito di proteine anomale in vari organi del corpo, fino a danneggiarli in maniera irreparabile.

Nel suo primo comunicato Jordan spiegava che nel suo caso l’amilodosi aveva attaccato il cuore, e che questo tipo di malattia, una volta diagnosticata, concede generalmente al malato un solo anno di vita. Con le opportune cure, però, le aspettative di vita diventano di quattro anni.

Numeri che riletti ora fanno venire i brividi, anche se non si può non ammirare la grande forza dimostrata dallo scrittore di Charleston durante tutta la sua malattia. Una malattia raccontata nei suoi alti e bassi ai propri lettori durante tutto questo tempo.

Nel primo di questi comunicati Jordan spiegava di avere ancora in mente abbastanza storie per altri trent’anni di lavoro, anche se l’obiettivo minimo era finire Memory of Light, dodicesimo e ultimo volume della monumentale saga La Ruota del Tempo. E poi, sottolineava, aveva promesso ad Harriet di trascorrere con lei almeno cinquant’anni, ed essendo arrivato appena alla metà di questo tempo non intendeva assolutamente infrangere la sua parola.

Dopo la prima chemioterapia, in aprile, raccontava di aver deciso di radersi i capelli piuttosto che aspettare la loro caduta, e che Harriet, arrivata dal barbiere ad operazione appena compiuta, vedendolo di spalle non lo aveva riconosciuto. E lui, raccontava sornione, non aveva intenzione di farglielo dimenticare.

Il 9 settembre scorso, a oltre un anno distanza da questi primi commenti Wilson, che nel blog si firma “Brother/Cousin” e “4th of 3”, raccontava di aver sentito dire a una convention che la malattia di Jordan si era aggravata, al punto che gli era stata somministrata l’estrema unzione. Precipitatosi al telefono, aveva suscitato l’ilarità dello stesso Robert all’idea della sua prematura dipartita.

Una scomparsa, come purtroppo abbiamo visto, erroneamente anticipata solo di qualche giorno.

Sempre Wilson comunica che negli ultimi istanti Jordan non ha sofferto, e che nel periodo in cui ha combattuto con la malattia gli ha insegnato tantissimo sulla vita e sul fronteggiare la morte.

Se ne va così uno degli autori più illustri della fantasy contemporanea, nel commiato generale dei tanti fans sparsi su tutto il pianeta che già piangono i mondi incredibili che solo Jordan sapeva ideare.

La carriera di Robert Jordan segue una linea particolare. Dopo aver conseguito una laurea in Fisica presso il Citadel Military College della Carolina del Sud, ed aver preso parte alla Guerra del Vietnam (durante la quale riceve tre decorazioni al valore), inizia a scrivere alla fine degli anni Settanta.

Inizialmente riprende con grande energia il personaggio di Conan il Barbaro (Conan the Cimmerian) ideato da un altro genio della narrativa fantastica, Robert Ervin Howard; personaggio a cui dedica diverse opere. Del 1982 è l’unico di questi romanzi pubblicato anche in Italia, Conan l’invincibile, edito da Fanucci.

Nel 1990 inizia, con L'Occhio del Mondo (The Eye of the World), l'epico ciclo de La Ruota del Tempo (The Wheel of Time).

Una saga fantasy imponente, sia per la lunghezza di ogni suo romanzo (ben oltre le 800 pagine), sia per l'universo creato, nel quale ogni personaggio, ogni popolo e ogni avvenimento è inserito in modo coerente, veritiero e dettagliato nel quadro generale dell'opera.

Personaggi vivi e tormentati che si muovono in un quadro grandioso, ricco di riferimenti provenienti dalle mitologie più diverse. A cominciare proprio dalla concezione ciclica del Tempo e dalla suddivisione della magia in cinque tipologie legate agli elementi classici e allo Spirito, per arrivare distinzioni fra le capacità maschili e quelle femminili che ricordano molto i concetti orientali di Yin e Yang.

Al momento la serie è composta da undici volumi più un prequel:

New Spring (2004) – Nuova primavera (Fanucci, 2005)

The Eye of the World (1990) – L’Occhio del Mondo (Mondadori 1992; Fanucci, 2002);

The Great Hunt (1990) - La Grande caccia (Mondadori 1993; Fanucci, 2003);

The Dragon Reborn (1991) - Il Drago rinato (Mondadori 1995; Fanucci, 2003);

The Shadow Rising (1992) - L’ascesa dell’Ombra (Fanucci, 2004);

The Fires of Heaven (1993) – I fuochi del cielo (Fanucci, 2004);

Lord of Chaos (1994) Il Signore del Caos (Fanucci, 2005);

A Crown of Swords (1996) La corona di spade (Fanucci, 2006);

The Path of Daggers (1998) – Il sentiero di pugnali (Fanucci, data di pubblicazione prevista novembre 2007);

Winter's Heart (2000);

Crossroads of Twilight (2003);

Knife of Dreams (2005);

A Memory of Light (incompiuto);

La serie era arrivata in Italia una prima volta nel 1992 ad opera di Mondadori, ma, dopo aver pubblicato tre soli volumi, l’editore aveva deciso di non proseguire le traduzioni. Si è dovuto aspettare quindi l’intervento di Sergio Fanucci per rivedere da noi una delle più importanti opere fantasy mai realizzate.

Nel 2004, lusingato da Robert Silverberg, Jordan aveva realizzato un prequel alla saga. Il racconto, lungo una novantina di pagine, era comparso nell’antologia Legends, pubblicata anche da noi da Sperling & Kupfer. In seguito una sua versione più estesa era stata pubblicata autonomamente, sotto forma di romanzo.

Fra i progetti futuri di Jordan c’era anche la realizzazione di altri due prequel, ma ormai queste sono storie che non leggeremo più.

Alla fine, Robert ha dovuto arrendersi. Malgrado tutte le affermazioni che con la giusta attitudine si può sconfiggere qualunque cosa, il suo cammino si è fermato qui. E forse presentendo la fine ha pensato ancora una volta ai suoi lettori e a tutte quelle persone alle quali sapeva con il giusto orgoglio di aver sfiorato la vita con il suo lavoro.

Al di là di tutti gli aggiornamenti nei quali raccontava di continuare a lavorare al romanzo quasi tutti i giorni, qualche tempo fa, è sempre Wilson a raccontarlo nel messaggio del 9 settembre, Robert ha raccontato ad Harriet e a lui la conclusione della sua opera. Una conclusione che Jordan aveva in mente fin dal principio e che non ha mai dimenticato, malgrado tutte le variazioni percorse durante il cammino.

Il Creatore ha percorso gli ultimi istanti della sua creazione, e in due ore e mezza ha reso partecipi due ascoltatori d’eccezione, per un’opera che uno dei due sul blog non ha esitato a definire “magica”. E che, ne siamo certi, in un modo o nell’altro arriverà anche nelle nostre librerie.