Dopo la conclusione della lunga causa legale tra la New Line Cinema e Peter Jackson, finita con un accordo in favore del regista neozelandese, sembra che non ci sia pace per la casa di produzione. Pochi giorni fa il Tolkien Trust, la fondazione che gestisce i diritti degli eredi di J.R.R.Tolkien, e la casa editrice HarperCollins hanno querelato la New Line per 150 milioni di dollari di danni. Motivo della causa il presunto mancato pagamento di diritti alla fondazione Tolkien, che non avrebbe ricevuto alcuna parte dei guadagni dei tre film della trilogia del Signore degli Anelli.

Oltre alla cifra richiesta, la parte querelante ha richiesto alla corte l’annullamento di ogni diritto pregresso della New Line per l’uso della produzione di Tolkien. Il che, in altre parole, si tradurrebbe in uno stop definitivo alla produzione dello Hobbit, progetto che vede coinvolte sia la New Line che la MGM.

Il rappresentante del Tolkien Trust, Bonnie Eskenazi, ha dichiarato: “La New Line ha dato nuovo significato al termine “bilancio creativo”. Non so proprio immaginare come pensino di poter difendere la propria posizione, quando questi film hanno guadagnato letteralmente miliardi di dollari, e gli eredi dell’autore, che in quanto tali hanno diritto a una percentuale, non hanno visto un penny”. Al momento la casa di produzione ha scelto di non rilasciare dichiarazioni.

La percentuale a cui si fa riferimento risale all’accordo originale preso nel 1969 tra la fondazione e la United Artist e ammonta al 7.5% degli incassi totali. Nel corso degli anni l’accordo è stato ceduto prima alla Miramax e infine proprio alla New Line.

La fondazione Tolkien, guidata dagli ormai anziani figli dell'autore, supporta e finanzia un’ampia serie di attività benefiche, tra cui il fondo Save the Children, il Darfur Appeal, l’Asia Earthquake Appeal e la Fondazione Mondiale per la Ricerca sul Cancro.

Oltre al mancato pagamento dei diritti, la fondazione ha anche mosso altre pesanti accuse a carico della New Line, tra cui la mancata dichiarazione dei guadagni avuti dal mercato dell’home video, 100 milioni di dollari di pagamenti alla Miramax messi a registro come costi di produzione, la distruzione di documenti riservati e l'aver impedito l’accesso alla  documentazione ai revisori chiamati dalla fondazione stessa.