“Per qualche settimana il mio lavoro consiste nel leggere libri” ha scritto Brandon Sanderson nel suo Bolg. E non si tratta di libri qualsiasi, ma di alcuni che ha amato fin da ragazzo.

L’esperienza è bella, malgrado la pressione insita nel dover terminare un romanzo che milioni di persone stanno aspettando.

Completare A Memory of Light è qualcosa di diverso da qualsiasi altro progetto su cui ha lavorato.

Per lui, scrivere e leggere sono sempre state attività separate, per quanto simili. Durante la fase di scrittura è impegnato a creare, mentre in quella di lettura sperimenta le sensazioni trasmesse da un altro autore.

Stavolta, confessa, le due esperienze sono mescolate fra loro. Mentre rilegge uno dei vecchi romanzi e gli capita di pensare che vorrebbe che una data cosa accadesse, sa che se volesse potrebbe farla accadere davvero.

Però è anche consapevole del fatto che deve rimanere rigorosamente aderente alla storia creata da Robert Jordan e ai suoi personaggi, i quali devono compiere solo le azioni appropriate alla storia stessa. Anche se questo non cancella completamente le sue speranze, perché sa che – per esempio – se vuole far incontrare un paio di personaggi, ha la possibilità di trovare un momento, all’interno della trama, nel quale l’incontro può verificarsi davvero.

Questo romanzo non è davvero suo, ribadisce, perché La Ruota del Tempo è un’opera più grande di lui. La forza della narrativa come forma d’intrattenimento, rispetto ad altre forme come il cinema, è che può rispecchiare meglio la visione del singolo autore, nel bene e nel male. Il che significa che la visione d’insieme risulta più complessa e articolata.

Il lavoro di Sanderson in questo caso non è creare questa visione, ma cercare di cogliere quella di Jordan, in modo da rendere il libro quanto più simile possibile a ciò che avrebbe realizzato Jordan stesso.

Brandon sente che per l’integrità del romanzo è importante che la sua voce non si sovrapponga a quella dello scrittore scomparso, in modo che le diverse scene si armonizzino bene fra loro. Così, se da lettore gli capita di chiedersi se un determinato evento potrebbe accadere in futuro, l’interrogativo successivo è relativo a cosa avrebbe scritto Robert. E soprattutto a cosa sia meglio che accada per la storia.

Per quanto riguarda la lettura, anche se Sanderson ha terminato Crossroads of Twilight, decimo volume della saga, ci limiteremo a riportare i suoi commenti fino a Il sentiero dei pugnali, ultimo romanzo tradotto in italiano.

Una delle cose su cui s’interrogava è il motivo per cui diversi lettori si sentono frustrati dalla serie quando arrivano al settimo e all’ottavo romanzo.

La corona di spade in particolare contiene una delle sue scene preferite, quella in cui Nynaeve riesce finalmente a rimuovere il suo blocco, mentre Lan accorre in suo aiuto.

A suo giudizio lo svolgersi degli eventi è stato accuratamente preparato, e ogni particolare si amalgama perfettamente con gli altri. Alla fine il personaggio di Nynaeve, in continua crescita negli ultimi romanzi, ne esce notevolmente rafforzato.

Anche Rand è tratteggiato con molta abilità, anche se lui sta andando in un’altra direzione. Sta diventando sempre più duro, e sta soffrendo sempre di più, e le sofferenze subite alla fine di Il Signore del Caos non lo hanno certo aiutato.

E anche se reputa straordinario il modo in cui il suo carattere si trasforma, si chiede se questo non sia uno dei motivi per i quali diversi lettori non amano questi libri.

Se è così, a suo giudizio stanno perdendo di vista uno degli aspetti principali della saga. Rand è eroico proprio perché pur fronteggiando così tante difficoltà, ed essendo ferito fisicamente e psicologicamente, continua ad andare avanti e a mantenere la sua nobiltà d’animo.

Il ritmo della storia è più lento di quanto non sia nei primi volumi. Man mano che la serie si allunga, i passaggi da un punto di vista all’altro diventano sempre più distanti.

Nella saga ci sono talmente tanti personaggi importanti, ciascuno con la sua trama, che è possibile scrivere un intero libro parlando solo di due o tre di loro.

I vari romanzi sono stati concepiti per essere letti uno dietro l’altro, e, per un lettore che li ha comprati al momento della pubblicazione, aspettare un paio d’anni per avere solo un rapido accenno a uno dei suoi personaggi preferiti può essere frustrante.

Il problema non è la qualità della scrittura stessa, che a giudizio di Sanderson continua a crescere, o il ritmo più lento, ma il fatto che non si riesce a cogliere l’intera visione della storia. Cosa particolarmente difficile quando non si ha idea di quanti libri si debba aspettare per avere una spiegazione.

L’unica cosa che si sente di dire a quanti non hanno potuto leggere i vari romanzi uno dietro l’altro, è che i punti di vista sono affiancati così bene da renderli ciascuno un capolavoro, e che quel debito è ampiamente ripagato dalla complessità della trama e dalla bellezza della scrittura.

 

Con opere di questa complessità e lunghezza, ricorda ancora Sanderson, ci sono solo due modi di alternare i punti di vista.

Il primo, quello scelto per esempio da George R.R. Martin, è di passare rapidamente da un personaggio all’altro. Questo fa percepire il ritmo della narrazione come più rapido, e fornisce abbastanza frequentemente al lettore informazioni su ogni singolo personaggio, ma non gli dedica molto spazio.

L’altro è di dedicare grosse sezioni a ciascuno. In questo modo si rallenta il ritmo, ma l’autore non si deve preoccupare che il lettore abbia dimenticato cosa stava accadendo, perché c’è abbastanza spazio per fornire tutte le informazioni del caso. Basta dare qualche indicazione all’inizio di ogni sezione.

 

La scelta di Jordan, per questi libri centrali, è stata la seconda, e il loro successo è dovuto alle aspettative del lettore.

Chi inizia il libro cercando la storia di alcuni personaggi principali può essere seccato dal fatto di non trovarla. Chi invece cerca una storia epica costituita da una quantità di piccole vicende che si combinano insieme fino a realizzare un quadro d’insieme molto più vasto non può che essere soddisfatto.

 

Entrando nello specifico di Il sentiero dei pugnali, Sanderson dice di amare particolarmente la sezione in cui Rand si scaglia selvaggiamente contro i Seanchan. Quelle pagine mostrano contemporaneamente quando potente e pericoloso possa essere il giovane Drago, ma anche quanto sia fragile e vulnerabile.

Inoltre, questo è il primo romanzo dal quale Rand esce sconfitto, anche se i Seanchan non reputano certo di aver vinto.

Un gruppo che in passato aveva trovato noioso è quello del Popolo del Mare, che sembra costituire una spina nel fianco di tutti i personaggi principali da qui all’undicesimo romanzo.

La cosa è interessante, anche se frustrante. Più che essere noiosi in sé, i membri degli Atha’an Miere evidenziano i limiti della Torre Bianca. Soprattutto, gli mette tristezza vedere le Aes Sedai che perdono ogni controllo su questo gruppo di donne in grado d’incanalare e che appaiono molto più compatte fra loro di quanto non sia la Torre Bianca. Anche se forse quest’impressione è dovuta al fatto che quasi tutti gli episodi sono visti con gli occhi delle Aes Sedai. Forse, se fosse visto con i suoi stessi occhi, il Popolo del Mare non apparirebbe così compatto.

Inoltre c’è molto spazio per una crescita, elemento importante per la narrazione. Le Aes Sedai devono compattarsi e divenire ciò che si narra siano state in passato per fronteggiare i tempi oscuri che stanno arrivando. Sanderson vorrebbe semplicemente che così tanti dei suoi personaggi preferiti non fossero tormentati continuamente dal Popolo del Mare.

Forse la sua avversione è dovuta al fatto che gli Atha’an Miere hanno approfittato dell’intera situazione legata alla Scodella dei Venti. Se le Cercavento non avessero aiutato a utilizzarla, l’intero mondo avrebbe rischiato di finire affamato e disseccato. Malgrado ciò, invece di compiere la scelta onorevole aiutando a combattere il Tenebroso e a salvare delle vite hanno insistito per giungere a un accordo oltraggioso.

Hanno ottenuto uno dei più potenti manufatti del mondo, e una serie di privilegi nei confronti della Torre Bianca. Dovrebbero vergognarsi di loro stesse.

D’altra parte, potendo ottenere quei privilegi, perché non avrebbero dovuto farlo?