Continua la pubblicazione, da parte della Mondadori, di volumi rivolti ai lettori più piccoli nella collana Fiabe a Merenda curata da Laura Locatelli. Sono le fiabe classiche della nostra infanzia ma che conservano il loro fascino anche dopo decenni.

Se il bambino è gia’ in grado di leggerle gli si può dare in tutta tranquillità il volume, coloratissimo, con copertine accattivanti e pieno di disegni all’interno;  altrimenti gli possono essere lette dall’adulto. Il leggere un racconto al proprio bambino è un momento importante, di condivisione tra chi ascolta e chi legge e l’adulto deve tenere a mente delle semplici ma fondamentali regole che sono: dimenticarsi la fretta, lasciare che sia il bambino a scegliere la storia che vuole ascoltare, non spazientirsi se chiede di raccontare la stessa storia più volte e nel caso la fiaba non abbia un lieto fine coccolare il bambino per farlo sentire al sicuro.

I tre volumi presi ora in esame sono:

La sirenetta, pag. 45, euro 6,90

Fu pubblicata per la prima volta da Hans Christian Andersen nel 1836 ed è una delle fiabe più amate dello scrittore, soprattutto nel suo paese, la Danimarca.

Alla sirenetta, infatti, è dedicata la famosa statua che si trova nel porto di Copenaghen, divenuta simbolo stesso della città. Il grande pubblico conosce questa fiaba soprattutto attraverso la versione animata della Walt Disney del 1989.

Nel film, tuttavia, la storia originale viene notevolmente modificata perché la sirenetta non muore ma, anzi, corona il suo sogno d’amore e sposa il principe.

Anche La Sirenetta, come molte altre sue fiabe, è un’invenzione letteraria di Andersen, nel senso che non ne sono rintracciabili versioni precedenti. Esiste però una vasta letteratura sulla figura delle sirene, a partire da quella classica, e Andersen si ispirò sicuramente alla struggente storia di Ondina, scritta dal barone Friedrich de La Motte Fouqué nel 1811.

Questa storia riprende una vecchia leggenda tedesca che racconta di uno spirito delle acque, Ondina per l’appunto, la quale si innamora del cavaliere Uldebrando e rinuncia al suo mondo pur di sposarlo. L’amore dell’uomo verso la sua sposa, però, non è puro e fedele come lei si meriterebbe, e per questo la vicenda si conclude tragicamente con la morte di entrambi.

Come in altre fiabe di Andersen, anche in questa sono facilmente identificabili le esperienze biografiche dell’autore. La relazione tra la sirenetta, resa muta dalla strega, e il bel principe che le vuole bene, ma non la ama, ricorda l’isolamento sentimentale vissuto in prima persona dallo scrittore.

Raperonzolo, pag. 45, euro 6,90

La versione più nota della fiaba di Raperonzolo è quella elaborata dai fratelli Grimm, che la pubblicarono nel 1812. I Grimm erano convinti che la storia affondasse le sue origini nella tradizione orale tedesca, poiché ne avevano trovato traccia in una raccolta del 1790. In realtà tale versione si ispira a una fiaba francese scritta da Charlotte-Rose de Caumont de La Force, dal titolo Persinette ("Prezzemolina"), che a sua volta rielabora quella che è considerata la sua fonte più antica, raccolta da Gian Battista Basile in Lo cunto de li cunti (1634-1636) con il titolo di Petrosinella. La versione di Basile presenta numerose differenze rispetto a quella tedesca. Innanzitutto, manca la figura del giovane sposo; inoltre la donna incinta, di nome Pascadozia, entra da sola nell’orto — che appartiene a un’orca — per cogliere il prezzemolo e, quando viene sorpresa, lei stessa promette di consegnare il bambino appena nato. Dopo qualche tempo, Pascadozia partorisce una bimba bellissima, che decide di chiamare Petrosinella.

La donna riesce a tenere con sé la figlia per sette anni, poi si arrende alle richieste dell’orca, e gliela cede.

La fiaba prosegue più o meno simile alla versione dei Grimm: Petrosinella viene rinchiusa nella torre, arriva un principe e i due cominciano a incontrarsi finché una vecchia comare non fa la spia e l’orca scopre l’inganno. Il finale però cambia, poiché qui subentra il motivo della fuga magica: il principe e la fanciulla scappano, inseguiti dalla vecchia, e con l’aiuto di tre ghiande magiche riescono a sconfiggerla.

La bella addormentata, pag. 45, euro 6,90

La prima versione scritta fu proposta nel 1634-1636 da Gian Battista Basile in Lo cunto de li cunti con il titolo di Sole, luna e Talia. La storia di Basile è un po’ diversa da quella oggi conosciuta.

La bella addormentata viene poi ripresa da Perrault nel 1697. Nella sua versione, il principe e Rosaspina si sposano al suo risveglio e poi, una volta sposati, hanno due figli: Aurora e Giorno. La fiaba continua con il racconto del tentativo, da parte della regina madre-orchessa, di mangiare la nuora e i due nipoti, riportato qui in fondo al libro.

Questo secondo episodio viene completamente omesso dai fratelli Grimm, i quali nel 1812 pubblicano una versione ridotta della fiaba, facendola terminare appunto con il risveglio di Rosaspina e il suo matrimonio: dai Grimm in poi tale versione diventerà la più conosciuta ed è quella qui proposta. La versione tedesca dei fratelli Grimm contiene un elemento nuovo rispetto a quella precedente di Perrault, cioè la profezia che la rana fa alla regina riguardo la sua imminente maternità.