Primi anni del ‘900. La botanica inglese Lily Houghton e suo fratello McGregor si trovano per le mani una misteriosa freccia incisa con un linguaggio antico, capace di condurre chi saprà decifrarla all’Albero della Vita i cui petali sono in grado di debellare qualsiasi malattia. Questa scoperta potrebbe cambiare le sorti dell’umanità, peccato però che la pianta miracolosa si trovi nel bel mezzo dell’amazonia ma Lily ha scoperto una mappa dettagliata del fiume ed è pronta a partire. I due fratelli si affidano per il viaggio a Frank, il capitano di un piccolo battello, un uomo misterioso che però sembra incapace di dire la verità. Sulle tracce del terzetto si mette ben presto anche una spedizione rivale tedesca che non si fa alcuno scrupolo, persino quello di risvegliare antichi esploratori vittime di una maledizione, pur di mettere le mani sul prezioso bottino.

Dwayne Johnson sembra essersi specializzato in film per tutta la famiglia che possono avere a seconda dei casi derive action (Fast & Furious), avventurose (Jumanji – Benvenuti nella giungla) e commedie (Una spia e mezzo). Qualunque sia il genere il solo fatto che sia lui il protagonista basta a garantire che la pellicola sia adatta a tutti, che la violenza sia sempre ridotto all’osso e se non inesistente, e che emerga una morale alla fine del film dalla quale i più piccoli possano imparare qualcosa. All’interno di una carriera così costruita, dove non è né la regia né la storia a farla da padrone ma l’idea che The Rock rimanga sempre The Rock, rientra perfettamente anche Jungle Cruise, un film della Disney pensato quasi esclusivamente per i bambini. Fatta questa premessa non significa che questa pellicola diretta dal regista spagnolo Jaume Collet-Serra, uno che fino ad ora si è dilettato tra l’horror e thriller, sia male, ma semplicemente che fa parte di un franchise, quello di Dwayne Johnson. Marchio che sembra quadrare perfettamente con la casa di produzione di Topolino che ha già dichiarato di pensare ad un sequel senza attendere neppure di vedere i risultati del box office. 

Jungle Cruise pesca di più dai Pirati dei Caraibi che da Indiana Jones, e l’impressione nell’immergersi in una foresta amazzonica coloratissima, con battelli issati sugli alberi e fiori bizzarri, è che il parco Disney sia già bello che pronto. Per fortuna però la pellicola non si riduce solo a questo e grazie anche a una spalla come Emily Blunt, i battibecchi tra i due protagonisti hanno un buon ritmo e danno brillantezza a un film che non brilla per originalità, anche se cercarla in Jungle Cruise non solo sarebbe controproducente ma sbagliato. Al massimo ciò che si può pretendere è godersi una storia divertente, seguendo degli eroi impavidi che combattono contro cattivi un po’ goffi, verso un happy ending meritatissimo. 

Unico neo gli effetti speciali, soprattutto nell’animazione degli animali e dei villan, inspiegabilmente non all’altezza di una produzione Disney.