Indiana Jones e il Quadrante del Destino è stato girato in location in Marocco, Sicilia, Scozia e Inghilterra, oltre che nei Pinewood Studios proprio fuori dal centro di Londra. Per lavorare con lui nel film, Mangold ha reclutato una squadra esemplare di talenti creativi: il gruppo comprendeva lo scenografo Adam Stockhausen, il direttore della fotografia Phedon Papamichael, la costumista Joanna Johnston, lo special effects supervisor Alistair Williams e il visual effects supervisor Andrew Whitehurst.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Insieme, hanno sviluppato le maestose immagini del film e le sue incredibili sequenze d’azione, tra cui le scene più colossali del film: la sequenza sul treno nel 1944; l’inseguimento a cavallo attraverso la parata, che arriva fino alla metropolitana di New York; un frenetico inseguimento a bordo di alcuni tuk tuk per le strade di Tangeri; un’immersione subacquea piena di tensione in Grecia; e lo spettacolare climax del film.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Per restare fedele alle atmosfere di un film di Indiana Jones, la produzione ha visitato il Nord Africa, la Sicilia e diversi luoghi del Regno Unito per catturare gli spettacolari panorami che avrebbero fatto da sfondo a questa travolgente avventura. È essenziale, afferma Harrison Ford. Bisogna visitare molti luoghi sparsi in tutto il mondo. Bisogna percepire quei luoghi ed essere in grado di sentirne l’odore, in un certo senso. Per questo, volevamo utilizzare il maggior numero possibile di set reali, di location reali con culture diverse e atmosfere differenti.

Lo scenografo Adam Stockhausen, un premio Oscar® noto per le sue collaborazioni di lunga data con Wes Anderson (Grand Budapest Hotel, Moonrise Kingdom – Una fuga d’amoreThe French Dispatch) e Steven Spielberg (West Side StoryReady Player One, Il ponte delle spie), aggiunge: Credo sia una delle cose che rendono speciali questi film: trovarsi davvero in un posto è molto diverso dal fingere di trovarsi lì. Un luogo reale porta con sé una grande dose di autenticità e ci consente di costruire momenti sorprendenti sfruttando elementi che non avremmo mai immaginato di costruire in un set.

Indiana Jones e il quadrante del Destino
Indiana Jones e il quadrante del Destino

In ogni caso, Stockhausen si è sforzato di rispecchiare la magnificenza visiva delle location reali con i giganteschi e dettagliatissimi set che ha costruito all’interno dei Pinewood. L’esplosiva sequenza d’apertura è un esempio perfetto del modo in cui il film è riuscito intelligentemente a sposare location impressionanti – tra cui il castello di Bamburgh e la stazione ferroviaria della North Yorkshire Moors Railway, in Inghilterra – con gli inventivi design di Stockhausen. In questa scena d’azione notturna, il giovane Indy cerca di salvare il suo amico Basil Shaw da alcuni nazisti che lo hanno rapito a bordo di un treno in corsa. Volevo dare agli spettatori ciò che desideravano fin dall’inizio, quindi abbiamo deciso di concederci questa classica esperienza in stile Indiana Jones, afferma Mangold.

Stockhausen ha svolto estensive ricerche sui treni di quel periodo storico, ispirandosi a fotografie d’archivio per i vagoni individuali. Il vagone comunicazioni del comandante comprende rivestimenti a pannelli in noce e impianti e plafoniere di lusso: tutti questi elementi erano ispirati al treno privato di Hitler durante la guerra, il Führersonderzug. Il vagone in cui si trova il tesoro è un carro merci in legno con portelloni e finestrini rinforzati, e contiene una scorta di vari oggetti che comprendono copie di alcune delle vere opere d’arte e degli autentici reperti storici trafugati dai nazisti.

Tra gli oggetti troviamo una ricostruzione della Lancia di Longino, nota anche come Lancia del Destino, la presunta arma che trafisse il fianco di Gesù mentre era crocifisso sul monte Golgota. C’era anche una copia dei gioielli della corona imperiale del Sacro Romano Impero, che furono rubati dai nazisti nel 1938 e nascosti nei tunnel sotto al castello di Norimberga, per poi essere recuperati dopo la Seconda guerra mondiale.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Ovviamente, uno degli aspetti più complessi di questa sequenza incredibilmente complicata comprendeva il ringiovanimento del settantanovenne Ford, che avrebbe dovuto apparire come un trentasettenne. Il visual effects supervisor Andrew Whitehurst di Industrial Light & Magic (ILM) si è unito ai filmmaker durante le prime fasi di pre-produzione per aiutarli a pianificare tutti gli effetti visivi del film: il suo obiettivo era quello di creare esattamente ciò di cui la storia aveva bisogno senza attirare troppo l’attenzione sugli elementi computerizzati (CG), che comprendevano ambienti completamente digitali, molteplici estensioni computerizzate per i set e le location, complesse animazioni di creature, e simulazioni di fenomeni atmosferici naturali.

Tuttavia, riportare indietro nel tempo Indiana Jones in persona è stata indubbiamente l’impresa più complessa per i responsabili degli effetti visivi di ILM. Se il risultato finale non fosse apparso credibile, tutta la sequenza d’apertura sarebbe stata un fallimento. Fortunatamente, l’effetto era perfetto.

Per portare a termine questa impresa, ILM ha utilizzato una combinazione di tecniche proprietarie che comprendevano una tecnologia allo stato dell’arte per la sostituzione dei volti (ILM FaceSwap), che sfrutta ogni sfumatura dell'interpretazione di un attore. Attraverso una combinazione di abilità artistiche e l’utilizzo di strumenti ad apprendimento automatico gestiti dagli artisti, le interpretazioni facciali eseguite da Ford sul set sono state inserite su una versione digitale del volto dell’attore.

Gli artisti di ILM avevano accesso al vasto archivio di Lucasfilm, che conteneva tutti i filmati di Harrison Ford girati per i precedenti film di Indiana Jones. Utilizzando questa nuova tecnologia e il catalogo di immagini d’archivio, sono riusciti a creare una versione molto convincente di Indiana Jones da giovane.

ILM ha creato un sistema che mi ha permesso di avere a disposizione in sala di montaggio la versione ‘giovanile’ di Harrison due giorni dopo aver terminato le riprese della sequenza iniziale, afferma Mangold. Era evidente che questa tecnologia era riuscita ad acquisire ciò che Harrison stava facendo, dunque il risultato finale proveniva dalla sua anima. Era lui a guidare le espressioni, l’intensità e la passione del personaggio.

Boyd Holbrook in Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Boyd Holbrook in Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Dopo il prologo, il film fa un salto in avanti nel tempo, spostandosi nell’agosto del 1969, quando circa 4 milioni di persone si riversarono per le strade di Manhattan per festeggiare il ritorno degli astronauti della NASA Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Mike Collins e il successo della missione sulla Luna dell’Apollo 11. Mettere in scena la parata e l’inseguimento successivo è stata una sfida enorme che ha richiesto una considerevole quantità di preparazioni a Glasgow, in Scozia, che ha sostituito Manhattan. Avevamo bisogno di una location per la sequenza dell’inseguimento e della parata, che parte dalla zona est del centro di Manhattan e arriva fino all’Hunter College, e le dimensioni degli edifici di Glasgow erano davvero perfette, afferma Stockhausen.

Stockhausen ha esaminato diversi filmati e fotografie dell’epoca, soprattutto le fotografie dell’America degli anni Settanta scattate dal fotografo Stephen Shore, per capire come decorare le strade e quali veicoli includere nella parata. Abbiamo trovato diverse cose divertenti nelle fotografie e nelle immagini, e abbiamo deciso di utilizzarne alcune nella scena, afferma. Ad esempio, c'è una station wagon senza portellone posteriore che trasporta una troupe televisiva: sono dettagli davvero divertenti perché sono molto specifici e autentici. È tutto vero. Abbiamo aggiunto anche altri elementi ideati da noi, come ad esempio carri allegorici e pezzi che non erano presenti nella parata originale, ma l’ossatura proviene dalla parata vera e propria.

Il supervisore dei veicoli Alex King era determinato a includere la Chrysler Imperial Parade Phaeton del 1952, che trasportò Armstrong, Aldrin e Collins attraverso la parata fino a Broadway. Ma furono realizzate soltanto tre versioni di questa automobile, quindi King è stato costretto a procurarsi una Chrysler simile, rimuovere il tettuccio e dipingerla di nero.

La squadra ha trascorso quasi tre settimane a decorare l’arteria principale di Glasgow, St. Vincent Street, che è stata quindi chiusa al pubblico per sette giorni, durante i quali si sono svolte le riprese. Non si può entrare in un’area metropolitana centrale e impadronirsene per tre mesi, spiega Stockhausen. Bisogna lavorare in un periodo di tempo molto ridotto, per poi andarsene e lasciare che le persone tornino alla loro vita di tutti i giorni. Dunque, abbiamo cercato di affrettarci il più possibile a decorare la strada, installando tutti i segnali stradali e le bandierine. È stato un processo davvero rapido.


Fortunatamente, anche il meteo ha collaborato. Durante le riprese di questa sequenza, che coinvolgeva più di 1000 comparse che interpretavano le persone presenti alla parata e i manifestanti che protestavano contro la guerra del Vietnam, il cielo era azzurro e il sole splendeva: è stato un dono del cielo per Papamichael, che voleva che questa sequenza fosse variopinta e vivace per rappresentare un contrasto con il prologo ambientato nel 1944. Il cambiamento della tavolozza cromatica indica quanto il mondo sia cambiato attorno a Indy.

Anche se la sequenza è stata girata completamente a Glasgow, ci sembrava davvero di essere a New York nel 1969: le dimensioni, i colori, gli hippy, i suonatori di cornamusa, la band jazz, le cheerleader, le automobili e la polizia a cavallo, afferma Papamichael. È in completo contrasto con la sequenza che la precede. Dalla notte e dai nazisti, si passa a un nuovo bouquet di colori e toni. Dal punto di vista visivo era un’idea perfetta per mostrare il passaggio del tempo.

Candidato a due Academy Award® grazie al suo lavoro ne Il processo ai Chicago 7 e Nebraska, Papamichael ha collaborato con James Mangold in sei film, tra cui Le Mans ‘66 – La grande sfida e Quando l'amore brucia l’anima – Walk the Line. Il cinema fa chiaramente parte del DNA di Papamichael. Suo padre lavorò come tecnico delle luci nel classico musical della MGM Cantando sotto la pioggia, mentre suo nonno era un attrezzista sul set del film di John Huston La regina d’Africa.

Sia nei momenti più spettacolari del film che nelle scene più emozionanti, Mangold e Papamichael desideravano rendere omaggio al lavoro del direttore della fotografia britannico premiato con l’Oscar® Douglas Slocombe, che aveva lavorato come direttore della fotografia nei primi tre film di Indiana JonesDal punto di vista visivo, il film è estremamente variegato e per me questa è la parte più affascinante, parlando da direttore della fotografia, afferma Papamichael. La cosa meravigliosa di questo film è il fatto che esploriamo tutti questi ambienti visivi completamente diversi, dal Marocco alla Sicilia fino alle profondità del mare, e ognuno di essi ha un’illuminazione e una tavolozza cromatica incredibilmente specifiche. C'è una grandissima varietà.

Shaunette Renée Wilson
Shaunette Renée Wilson

La sequenza della parata ha richiesto più di un approccio. Man mano che l’inseguimento va avanti, Indy si ritrova in sella a un cavallo, cavalca attraverso i tunnel della metropolitana di Manhattan e salta su un treno in corsa. Per quelle scene, Stockhausen ha creato una replica a grandezza naturale di una stazione della metropolitana nel 007 Stage dei Pinewood, il teatro di posa più grande al mondo, con tanto di vernice e mattonelle che sono stati invecchiati per far sì che il set sembrasse il più autentico possibile.

Per quella porzione della sequenza, Papamichael ha sviluppato un approccio più crudo per l’illuminazione. Ha un aspetto meno teatrale, afferma il direttore della fotografia. È più essenziale, con un tocco di Taxi Driver o La conversazione (quest’ultimo film, diretto da Francis Ford Coppola nel 1974, vedeva la presenza di Harrison Ford in un piccolo ma memorabile ruolo di contorno).

Il termine crudo è stato utilizzato anche dalla costumista Joanna Johnston per descrivere il modo in cui Mangold le ha spiegato come approcciare il guardaroba dei personaggi. Jim voleva che i design rispecchiassero un realismo più crudo, afferma Johnston. Era un periodo meno elegante. Dato che ora ci troviamo alla fine degli anni Sessanta, la stilizzazione non era così fondamentale.

Anche Johnston, candidata a due Academy Award® (Allied – Un’ombra nascostaLincoln), voleva onorare l’eredità del suo mentore, lo stimatissimo costumista Anthony Powell. Johnston aveva lavorato con questo vincitore di tre Oscar® (In viaggio con la ziaTessAssassinio sul Nilo) in Indiana Jones e il tempio maledetto, e aveva ideato i costumi di Indiana Jones e l’ultima crociata insieme a lui. Volevo tenere alta la sua fiaccola nel film, afferma Johnston parlando di Powell, morto pochi giorni prima dell’inizio delle riprese de Il Quadrante del Destino. 


Indiana Jones e il quadrante del destino
Indiana Jones e il quadrante del destino

Johnston non si è allontanata troppo dallo spirito del celebre guardaroba di Indy: il cappello Fedora e il giubbotto di pelle non erano negoziabili, ovviamente. Una volta provato il vecchio costume del personaggio, Ford si è calato immediatamente nel celebre look. È una storia molto corta, afferma Ford. In breve, mi stava ancora. Frank Marshall aggiunge: È stato incredibile. Eravamo tutti in piedi intorno a lui e improvvisamente è arrivato Indy.

Johnston ha sviluppato costumi complementari per gli altri personaggi principali, tra cui la scaltra Helena, interpretata da Waller-Bridge, e il discreto ma diabolico Voller, interpretato da Mikkelsen. Per Helena, Johnston ha creato dei look molto pratici composti principalmente da giubbotti e pantaloni, con un tocco di eleganza in più. Nelle scene d’azione, Helena indossa camicie larghe da uomo, pantaloni alla cavallerizza e stivali.

Phoebe Waller-Bridge
Phoebe Waller-Bridge

Quello era il mio costume preferito: avrei potuto indossarlo tutto il tempo, afferma Waller-Bridge, aggiungendo: Helena è moltissime cose diverse, ma la sfida era proprio questa. Joanna ha gestito i suoi costumi in modo davvero brillante: si capisce subito che Helena conosce se stessa.

Per Voller, Mikkelsen afferma che lui e Johnston hanno evitato di creare costumi troppo appariscenti. Non volevamo che spiccasse tra la folla, afferma Mikkelsen. La vanità non è il suo scopo. Ma proprio come Indiana Jones, è un uomo di un’altra epoca, quindi il look che sfoggia negli anni Sessanta ricorda quello che aveva negli anni Quaranta.

Mads Mikkelsen in Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Mads Mikkelsen in Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Quando la storia si sposta in Marocco, gli esterni sono stati girati in location nella città di Fès, mentre i sontuosi interni dell’Hotel L’Atlantique – dove Helena si reca per vendere al miglior offerente il suo bottino acquisito illecitamente – sono stati costruiti sempre all’interno dei Pinewood. Sapendo che l’hotel avrebbe dovuto ospitare una grande e caotica rissa, Stockhausen ha progettato questo spazio per accontentare le esigenze di questa ambiziosa scena d’azione. Il punto di partenza era la sequenza del night club del secondo film [Il tempio maledetto], che era davvero bellissima, spiega lo scenografo.

La rissa in hotel ha offerto a Ford alcuni classici momenti in stile Indy, in cui il personaggio riesce a salvarsi la pelle soltanto grazie alla sua prontezza e alla sua incredibile fortuna. Harrison è in grado di giocare con le aspettative che abbiamo nei confronti degli eroi d’azione, prendendo in giro e sconfiggendo i luoghi comuni del machismo, spiega Mangold. Come attore, si diverte molto di più a fallire che a trionfare

Mentre sviluppavano un approccio per le scene d’azione insieme allo stunt coordinator Ben Cooke (Jurassic World – Il dominio, Casino Royale), i filmmaker desideravano che il maggior numero possibile di stunt fosse eseguito dal vivo. Inoltre, non volevano che le audaci imprese dei personaggi apparissero troppo esagerate. Questo approccio si è esteso persino all’inseguimento a rotta di collo a bordo dei tuk tuk, in cui questi veicoli, che sono essenzialmente dei risciò motorizzati, si lanciano attraverso strade tortuose mentre sono inseguiti da alcune motociclette.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Questa sequenza ha richiesto circa una dozzina di tuk tuk, e raggiunge il culmine con Indy e i suoi compagni che precipitano per una rampa di scale molto ripida, con il veicolo che si ferma miracolosamente e i suoi passeggeri un po’ scombussolati ma ancora vivi. Quasi tutte le scene d’azione eseguite da esseri umani nel film sono state girate dal vivo, afferma Mangold, mentre Ford aggiunge: Credo sia molto importante mantenere una dimensione umana nelle scene d’azione. A volte, è molto meglio non esagerare. Quando sei in grado di rappresentare la realtà con qualche abbellimento, la scena appare più realistica e più viscerale per il pubblico.

La Sicilia ha sostituito la Grecia, in cui Indy e Helena incontrano il vecchio amico di Indy, Renaldo, e intraprendono una pericolosa immersione in ampie grotte sottomarine mentre seguono il percorso di Archimede. È stata una riflessione quasi matematica: c’era un tipo di caccia al tesoro che non avevamo mai visto in un film di Indiana Jones?, afferma Mangold. Non avevamo mai visto una caccia al tesoro all’interno di un relitto. E proprio come in una caverna, ci sono catacombe sotterranee, tesori, trappole e animali marini (ovviamente, quegli animali sono le anguille, le creature che più si avvicinano ai nemici mortali di Indy, i serpenti).

Tutte queste esperienze sono state davvero di grande ispirazione, senza alcun dubbio, afferma Mangold. E tutti si sono divertiti moltissimo.

Mads Mikkelsen e James Mangold sul set di Indiana Jones e il Quadrante del destino.
Mads Mikkelsen e James Mangold sul set di Indiana Jones e il Quadrante del destino.

Probabilmente, Ford si è divertito più di tutti, e assistere alla sua gioia è stato davvero entusiasmante per il filmmaker. È la definizione di una star del cinema, afferma Mangold parlando del leggendario attore. Conosce la macchina da presa, comprende il tempismo delle scene, sa come funziona il montaggio. E questa è una delle sue qualità migliori, oltre ovviamente al suo incredibile fascino e al suo istinto. È un grande attore, ma sa anche cosa sia un film e come realizzarne uno.

E come si è sentito Harrison Ford durante l’ultimo giorno di riprese, quando ha dovuto dire addio a questo personaggio davvero iconico più di quarant’anni dopo aver indossato il cappello e schioccato la frusta per la prima volta? Ero entusiasta!, afferma Ford con una risata. Ero davvero felice.

Mi mancheranno le persone che hanno lavorato al film: tutti quelli di Lucasfilm e Disney, Jim Mangold, e gli attori, prosegue Ford. Ma Indy non mi mancherà, perché ormai ha portato a termine il suo scopo e sono davvero felice di essere riuscito ad accompagnarlo fino alla fine. Mi sono sentito bene. Sento che abbiamo realizzato il film che il pubblico si merita. Questo film è per tutti i fan dei film precedenti, per tutti coloro che li avevano apprezzati e li avevano condivisi con le loro famiglie: sono sicuro che rimarranno a bocca aperta.

 

LA COLONNA SONORA

Il compositore cinematografico vivente più amato al mondo, John Williams, ha prestato ancora una volta il suo genio al franchise di Indiana Jones, componendo la colonna sonora di Indiana Jones e il Quadrante del Destino, proprio come aveva fatto per tutti gli altri capitoli della saga, a cominciare da I predatori dell’arca perdutaJohn Williams fornisce al film la sua salsa speciale: la musica, afferma il produttore Frank Marshall. I temi che scrive per questi film sono estremamente riconoscibili e identificabili, ed è una cosa semplicemente meravigliosa.

Mangold aggiunge: John Williams è una leggenda. Ha iniziato a lavorare durante l’età dell’oro delle colonne sonore. Ha suonato nelle orchestre di Franz Waxman. Quando aveva una ventina d’anni, era un musicista jazz. Ha diretto la Boston Pops. Ha lavorato come direttore d’orchestra in tutto il mondo. È uno dei miei eroi artistici nel mondo del cinema e ha avuto un effetto estremamente profondo e stimolante su molte carriere e su moltissimi film.

John Williams
John Williams

Vincitore di cinque Academy Award® e candidato per ben 53 volte, John Williams (Lo squaloStar WarsE.T. l’extra-terrestre) è stato entusiasta di scrivere delle musiche che non avrebbero soltanto amplificato l’eccitazione dell’ultima avventura di Indy, ma avrebbero anche sottolineato i momenti più toccanti, significativi ed emozionanti della storia, tra cui le ultimissime scene del film.

Ho cercato di fornire un aspetto nostalgico a questa colonna sonora, afferma Williams. Indiana Jones è meraviglioso, perché Harrison Ford è in grado di interpretare anche le scene più drammatiche con uno spirito ironico e una sorta di bagliore negli occhi. È in grado di eseguire dialoghi comici/d’azione meglio di chiunque altro.

Inizialmente, Williams aveva accettato di scrivere soltanto pochi temi per il nuovo film, ma dopo aver iniziato a scrivere i pezzi individuali, il compositore ha presto deciso di comporre tutta la colonna sonora. Non sapevo se John avrebbe accettato di comporre tutta la colonna sonora quando mi sono unito al progetto, afferma Mangold. Potevo soltanto pregare che accettasse.

Phoebe Waller-Bridge in Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Phoebe Waller-Bridge in Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Tra tutti i nuovi materiali che Williams ha composto, si distingue in particolare il tema di Helena, che comprende gli straordinari contributi della violinista solista Anne-Sophie Mutter. Per Helena, Jim Mangold mi ha chiesto di scrivere un tema nello stile dei personaggi femminili degli anni Trenta e Quaranta, afferma Williams. È una persona avventurosa, con diversi amanti qua e là. Qualsiasi cosa faccia, è sempre straordinariamente bella.

Parlando dell’approccio tradizionale ed eccezionale di Williams nei confronti della sua arte, Mangold afferma: John crea temi melodici per i personaggi, tutti scritti a matita, tutti con piccole annotazioni. Oggi, moltissimi compositori lavorano guardando il film su un monitor e utilizzando un sintetizzatore: poi, il MIDI del sintetizzatore converte ciò che hanno suonato in note musicali. Poi consegnano il pezzo all’arrangiatore, che lo arrangia per l’orchestra. Quelle colonne sonore hanno un ottimo sound, ma quelle di John sono infinitamente migliori.