Gli appassionati di Nathan Never amanti delle “storie alternative”, avranno senz’altro apprezzato l’operazione fatta in questi ultimi anni nell’immaginare come sarebbe stato raccontato oggi il personaggio. Nato nel 1991, Nathan sarebbe stato immaginato in modo differente trattandosi di un fumetto fantascientifico legato per sua stessa natura ad un immaginario del futuro, frutto del presente. Dopo le versioni “alternative” delle miniserie di Bepi Vigna e Michele Medda, ora è arrivato il momento di Antonio Serra che a differenza dei sui colleghi ha intrapreso una strada decisamente più eccentrica. Per sua stessa dichiarazione poco amante della modernità, la sua idea è stata infatti quella di rielaborare il plot utilizzando per i suoi sei albi sei generi fumettistici diversi, con il pretesto da lui molto amato dell’esistenza di universi paralleli.

Per capire di che cosa si tratta il lettore che si trova tra le mani Hell City Blues, il primo numero già in edicola, sceneggiato da Giovanni Eccher e disdegnato da Alessandro Russo, si troverà immerso in un noir alla Cin Sity. La prima parte della vita di Nathan si svolge in un’evidente atmosfera milleriana dove tutto, sia il tratto, l’inchiostratura che i dialoghi, costituiscono una citazione. Peccato però che l’albetto allegato, Generazione Zero, sceneggiato da Adriano Barone e disegnato da Massimo Dall’Oglio, richiami invece la fantascienza di Tsutomu Nihei di Blame!

Spiega Serra, durante la presentazione tenutasi a Milano al Bonelli Point all’interno della Feltrinelli, che invece di essersi limitato a riscrivere la storia del suo eroe, lo ha voluto trasferire letteralmente negli universi immaginati da altri autori che lo hanno appassionato. Nel secondo numero Nathan farà i conti con il mondo post apocalittico alla Kenshiro di Tetsuo Hara, nel tre l’ambientazione sarà in stile Flash Gordon, il quattro avrà persino una diversa impaginazione con lettura in orizzontale per ricordare i fumetti british degli anni ’70 e ’80, e le serie tv come Spazio 1999, nel quinto l’universo sarà quello stempunk, per tornare infine nel sesto allo stile di Nihei.

Serra ci tiene a sottolineare che ogni albo potrebbe essere letto singolarmente ma esiste comunque una continuity che lega tutta la storia, e che promette di avere in serbo tantissimi colpi di scena, specie per chi conosce bene il personaggio. Tuttavia questo gioco estetico e citazionista riesce ad trarre non solo gli affezionati del personaggio bonelliano ma anche tutti coloro che si riconoscono nella cultura pop nata tra i’70 e i ’90.