Se il libro di cui vi scrivo, Fantasmi di oggi e leggende nere dell’età moderna,  è esistente e tangibile, la sua autrice accreditata, Amanda Righetti, non è mai esistita.

Si tratta infatti di un personaggio del film Profondo Rosso di Dario Argento, di cui quest'anno si sono celebrati i 50 anni dall'uscita. Lì Amanda Righetti era una ricercatrice di macabre leggende italiane, autrice di un libro di racconti che ne raccoglieva diverse. Un libro che nel film le costava la vita, perché uno di quei racconti conteneva un indizio che avrebbe potuto incriminare un assassino seriale.

Il libro, anzi lo pseudobiblion, appare brevemente nel film, se ne intravedono copertina e indice. I due curatori dell'antologia Mario Gazzola e Andrea Carlo Cappi, lo hanno reso tangibile, radunando alcuni scrittori italiani, tra i quali essi stessi, scrivendo quei racconti come se fosse stata Righetti a scriverli.

Dall'idea iniziale poi si è passati a realizzarlo non come se fosse stato lo stesso libro del film, ma un'edizione ampliata, non ancora pubblicata nei primi anni '70, epoca del film, e rimasta inedita per la morte dell'autrice.

A integrare i racconti, le illustrazioni e il progetto grafico di Roberta Guardascione, che nella fattispecie è anche autrice, così come autore è anche Luigi Cozzi, regista, scrittore e produttore, titolare proprio della Profondo Rosso Editore, che pubblica il libro.

Quasi tutto il libro, dalla prefazione all'ultimo racconto, è presentato come fosse scritto da una sola voce, pertanto mi vorrei limitare a citare solo i nomi degli altri autori coinvolti, senza associarli a un racconto: Claudio BovinoClaudia SalvatoriEnrico LuceriPaolo Di OrazioGiada TrebeschiGian Luca Margheriti

I racconti sono infarciti di citazioni al mondo del film e a popolari scrittori e registi horror, e raccolgono la sfida di costruire intere visioni solo da un titolo. Killer seriali, fantasmi, rimandi a eventi tragici della storia, leggende che affondano nel substrato sovrannaturale che viene immaginato tra le pieghe del mondo che definiamo "reale".

È la postfazione dei curatori, quasi come un contenuto speciale, a svelare l'accostamento tra autori e titoli dei racconti, spiegando anche in dettaglio la natura del lavoro di raccordo, il vero e proprio fix-up che ha plasmato l'antologia.

Ciascuno dei racconti infatti ha una sua trama verticale, ma alcuni di essi sono attraversati da una trama orizzontale, che si collega anche al film, e si rimandando l'uno con l'altro.

Nella lettura emergono due elementi: l'aspirazione di ciascuno degli scrittori di parlare con la voce di Amanda Righetti; il lavoro di curatela che costruisce una sorta di romanzo a puntate, anche se con situazioni e vicende distinte, con un'atmosfera che, prendendo a esempio il mondo della musica, ricorda quegli album antologici nei quali però in ciascun brano è ben riconoscibile il suono caratteristico del produttore.

Non so se questa specie di uniformità sia dovuta a un editing coprente, oppure all'abilità degli autori di immedesimarsi in Amanda Righetti, o a un misto delle due cose.

Posso dire che se l'operazione intendeva costruire in forma e sostanza uno pseudobiblion come fosse reale, questa è pienamente riuscita. Il lettore, che sia appassionato o meno di Profondo Rosso, è avvinto da una lettura appassionante dalla prima all'ultima pagina.