Un camaleonte in crisi d'identità (Johnny Depp) si improvvisa spesso attore e passa le sue giornate a inventare storie e a interpretarle nella sua teca di vetro. Ma quando i suoi padroni umani intraprendono un viaggio nel deserto del Nevada, uno sfortunato incidente in autostrada catapulta il piccolo animaletto fuori dal suo habitat, lontano dai suoi unici amici, un pesciolino giocattolo e il busto decapitato di una vecchia bambola. Rimasto solo sulla trafficatissima e bollente autostrada il camaleonte si imbatte in un armadillo (Alfred Molina) in cerca dello Spirito del West, che gli indicherà il periglioso cammino verso una cittadina vicina. Nel corso del viaggio, l'attore provetto si imbatte in un'iguana di nome Borlotta (Isla Fisher, Beans in originale) figlia di un rancher della zona, che lo scorterà col suo carretto fino all'arida cittadina di Polvere. Certo di trovare finalmente un goccio d'acqua, il camaleonte si imbatte quindi negli avventori del saloon, tutti con gli occhi puntati sul nuovo arrivato. A quel punto, un po' per egocentrismo, un po' per sopravvivenza, il piccolo rettile si improvvisa pistolero eroico, conquistando la fiducia dei cittadini alla disperata di ricerca di un condottiero che li guidi nell'impresa di ridare l'acqua al paesello. Nasce così Rango lo sceriffo, al contempo abile e maldestro personaggio che sembra aver trovato un'identità. 

La storia del divertente, piccolo camaleonte Rango è quanto di più semplice si possa aspettare. Una sceneggiatura efficace per un film essenzialmente studiato per i più piccoli, ma apprezzabile anche dagli adulti, come l'odierna filosofia del cinema d'animazione ha "imposto" negli ultimi anni. Due chiavi di lettura differenti, quindi, sovrapposte a creare un unico, grande livello sullo schermo. Partendo da un plot semplice ma perfettamente funzionale, il regista di Pirati dei Caraibi, Gore Verbinski, ha realizzato un validissimo prodotto d'animazione, accolto positivamente dalla critica d'oltreoceano.

In Rango risalta immediatamente all'occhio la realizzazione grafica, minuziosa e spettacolare creazione digitale; quasi impercettibile la differenza con la realtà. Luci, ombre e colori della scenografia sono fedeli riproposizioni di ciò che l'occhio umano potrebbe adocchiare nel vero deserto del Nevada. Come gli spettacolari scorci di paesaggio, così anche i piccoli protagonisti risaltano le loro doti. Doti animalesche/umane per i mammiferi e rettili che popolano la cittadina di Polvere, concettualmente realizzati secondo le classiche figure del cinema Western. "Centrifugandosi" con le condizioni climatiche, i personaggi sono talpe, cani, gatti, ratti e volatili rinsecchiti che soffrono la siccità, realizzati sulla base della recitazione degli attori in studio. Attori digitali che non hanno nulla in meno delle controparti umane che siamo (eravamo) abituati a vedere nelle vecchie pellicole ambientate nel selvaggio West. L'espressività di Rango/Depp - dal labiale ai movimenti del corpo - è qualcosa che lascia meraviglia negli occhi dello spettatore. Chiaramente non solo Rango, ma tutto il resto del cast è l'essenza primigenia del Western, un misto di azione e divertenti battute per grandi e piccini. Verbinski ha scelto di far recitare gli attori in uno studio creato apposta, evitando il solo doppiaggio delle voci. Un'interazione in prima persona che ha dato sicuramente i suoi frutti.

Per tutta la durata del film l'attenzione si mantiene viva. Non vi è traccia di punti morti. Ogni cosa trova il suo posto nel piccolo mondo fatto di esseri strani, di cavalli che sono pennuti spelacchiati, di duelli con la pistola e di cattivi all'altezza di uno "Spaghetti Western". In tal caso non mancano geniali citazioni. Oltre ai richiami al genere Western, infatti, altre citazioni fanno da contorno al film, non riconoscibili da tutti. Perché nessun bambino coglierà mai i personaggi di Raoul Duke (sempre Johnny Depp) e Dott. Gonzo di Paura e Delirio a Las Vegas diretto da Terry Gilliam, né tanto meno (o forse sì?) l'incarnazione dello Spirito del West, inconfondibile copia dall'espressione arcigna del leggendario Clint Eastwood, con tanto di cappellaccio e poncho. 

Il tocco di Verbinski nelle spettacolari scene action è palpabile. Accompagnate dalle musiche di un altro del team di Pirati dei Caraibi, il compositore Hans Zimmer, le sequenze d'azione mescolano i movimenti articolati e studiati di Rango e dei suoi compagni con scenografie dinamiche; l'obiettivo della telecamera non fa che sottolineare ogni particolare scenografico, senza perdere il punto di vista sull'azione dei protagonisti. 

Come accade spesso nei film d'animazione, non manca una velata "tirata d'orecchi" all'uomo e ai mutamenti ambientali. La siccità, derivante da un ardente desiderio di potere e di nuove conquiste, sembra portare alla rovina la cittadina di Polvere. Ma l'intervento di Rango - astuto e talvolta fifone - sarà provvidenziale. Il travestimento e le menzogne vengono smascherate, ma il camaleonte alla fine troverà la sua strada e il suo posto nel mondo, in un epilogo che ricorda vagamente alcuni aspetti psicologici (e psichedelici) di un certo famigerato pirata... 

Un peccato per l'assenza di Fabio Boccanera, storico doppiatore di Johnny Depp. Al suo posto l'altrettanto bravo Nanni Baldini, a suo agio nel donare il giusto piglio al personaggio di Rango. Incisivo. 

Nel complesso Rango è un ottimo film d'animazione ben diretto, che mette in risalto le doti artistiche degli attori in carne e ossa e gli ispirati professionisti della computer grafica, in una storia che non brillerà per originalità, ma che fa del divertimento e dell'avventura vecchio stampo il suo punto di forza.