Alcuni ricercatori australiani sostengono che ripercorrendo vecchie favole della nonna che narrano di fate ci si accorge che in molte di esse si parla di autismo. "Le fate nel giardino hanno rapito i bambini", proprio così iniziano certe fiabe. Al posto dei piccoli umani, le creature fatate lasciano altri bambini (changeling, è chiamato il crudele sortilegio di scambio). Ma se si guarda bene, i bimbi scambiati delle storie di fate e folletti mostrano i sintomi dell'autismo.

I risultati della scoperta, pubblicati nell'ultimo numero della rivista medica Archives of Disease in Childhood, suggeriscono quindi che l'autismo esiste da prima che venisse ufficialmente riconosciuto nel 1943. La dottoressa Julie Leask del National Centre for Immunisation Research and Surveillance of Vaccine Preventable Diseases di Sydney, insieme ai suoi colleghi ha esaminato le fiabe inglesi, tedesche e scandinave. La Leask si è incuriosita, quando un giorno ha sentito una madre dire, durante un programma ministeriale sull'autismo, "è come se la bambina che ho messo al mondo mi fosse stata rubata".

Molte fiabe parlano di bambini rapiti dalle fate che li hanno "sostituiti" con bambini affetti da strane malattie, e la descrizione di questi piccoli "scambiati" è molto simile a quella dei bambini autistici, dice la dottoressa. E continua: "I bambini scambiati vengono descritti come apatici, impenetrabili ai gesti d'affetto, non esprimono le proprie emozioni, urlano o addirittura non parlano".

Oggi l'autismo viene considerato un disordine neurologico e include l'incapacità di stringere normali relazioni sociali, comportamenti stereotipati e ripetitivi, disordini verbali e comunicazione non verbale. Secondo la dottoressa Leask, nelle favole potrebbero essere contenute le istruzioni per - ovviamente parla in modo simbolico - impedire un rapimento fatato. Come fare per capire in tempo, insomma, se un bambino è vittima di questo male e come si possono controllare i comportamenti strani.

"Pensiamo che le fiabe rappresentino il modo delle comunità non scientifiche di spiegare e relazionarsi con il bambino disabile - ha affermato la dottoressa - una specie di guida per i genitori". Aggiunge che le cause dell'autismo non sono note neppure oggi e nel corso degli anni la società ha cercato di spiegarlo in vari modi.

"Adesso ci sono alcune prove - ha concluso la Leask - che ci permettono di affermare che l'autismo non è semplicemente il risultato delle condizioni ambientali della nostra società o delle moderne tecnologie, ma ancora non sappiamo se questi due fattori possono, invece, avere un loro peso in soggetti predisposti".