Gli andat sono pensieri di forma umana e dai poteri quasi divini. Gli unici in grado di controllarli, e di sfruttarne le doti, sono i poeti, che per questo motivo rivestono posizioni di prestigio nella loro società.

È questo il principale elemento che caratterizza La città dei poeti di Daniel Abraham.

Il volume, che apre la serie The Long Price Quartet, è anche il primo romanzo del giovane autore. In precedenza Abraham aveva pubblicato diversi racconti su riviste prestigiose come la Asimov’s Science Fiction, e aveva collaborato alla serie di antologie Wild Cards curata da George R.R. Martin.

 

Proprio a una collaborazione con Martin, oltre che con Gardner R. Dozois, si deve la realizzazione dell’unica opera firmata da Daniel già arrivata in Italia. Fuga impossibile, pubblicato lo scorso autunno, è un romanzo di fantascienza scritto dai tre autori, in momenti diversi, nell’arco di una trentina di anni.

L’idea di partenza era stata di Dozois che, preso da altri impegni, aveva finito per accantonarla, con gran dispiacere del suo amico Martin. Questi, dopo averlo sollecitato più volte a terminare la scrittura, si era fatto carico del proseguimento e aveva portato avanti la storia, finché, come già era accaduto a Gardner, non aveva finito anch’egli per rinunciare, troppo impegnato su altri progetti. Senza però mai dimenticarsene, al punto di chiedere ad Abraham, anni dopo, se fosse interessato a terminarla.

 

Come ha dichiarato lo stesso Abraham in un’intervista, l’idea di collaborare con due autori del loro calibro lo ha eccitato al punto che si sarebbe precipitato alla tastiera anche se gli avessero chiesto di stilare la lista della spesa, e anche se come collaborazione era un po’ strana, dato che si era sviluppata nell’arco di tre decenni fra tre scrittori non proprio famosissimi, almeno al momento del loro intervento. Dozois infatti negli anni ’70 non aveva ancora vinto i suoi premi Hugo, e il Martin degli anni ’80 non era ancora stato definito il “Tolkien americano”.

Il risultato finale, comunque, è di tutto rispetto, al punto da essersi aggiudicato il premio come miglior romanzo di fantascienza del 2008 dall’American Library Association.

 

L’impegno in quest’opera, però, non aveva distratto Abraham da un progetto fantasy di ampio respiro, la cui pubblicazione è iniziata nel 2006 con La città dei poeti.

All’opera di esordio sono seguiti A Betrayal in Winter nel 2007 e An Autumn War nel 2008, mentre il volume conclusivo, The Price of Spring, è previsto per il prossimo mese di luglio.

 

Parlando della saga, l’autore ha affermato che ciascuno dei volumi è concepito come elemento di una sequenza e che può anche essere letto in modo del tutto autonomo rispetto agli altri romanzi. Alcuni personaggi, quelli intorno ai quali ruota l’intera storia, si ritrovano in ogni volume, altri compaiono solo in uno o due, e fra l’uno e l’altro trascorrono una quindicina d’anni.

Questo significa che accadono molte cose nell’arco di tempo che separa i romanzi, e le persone non sono più esattamente ciò che erano quando erano state viste l’ultima volta. E se fra i temi de La città dei poeti, i cui protagonisti hanno una ventina d’anni, ci sono la gioventù e l’impulsività proprie di quell’età, in A Betrayal of Winter essi devono decidere chi sono, o si trovano a dover fare i conti con il fatto che molte delle loro decisioni sono state condizionate da altri, che hanno modificato il mondo in cui vivono.

 

L’ambientazione ha deliberatamente un sapore orientale. Abraham era interessato alla nascita e alla crescita delle nazioni, sotto i vari aspetti tecnologici, commerciali e politici, ma senza il senso di familiarità proprio di quei fantasy la cui ambientazione richiama l’Europa medievale. Una simile scelta, ha affermato, avrebbe potuto portare il lettore a pensare cose come “Ah, sta raccontando la Guerra dei trent’anni con in più gli elfi”.

E così ecco un mondo in cui, invece dei più tradizionali elementi Terra, Aria, Acqua e Fuoco, sono gli spiriti a costituire l’elemento magico con il loro potere ma anche con la difficoltà nel mantenerlo. Perché, ogni volta che queste astrazioni concretizzate che sono gli andat riescono a liberarsi, per i poeti diventa sempre più difficile riacquistarne il controllo. Ma quando una cultura basa la propria supremazia su qualcosa difficile da controllare, possono nascere problemi davvero molto seri.

 

La magia diventa inestricabilmente connessa con l’economia, e il commercio assume la stessa importanza della guerra. Senza scomodare nessun Oscuro Signore e nessun orco, la tensione cresce perché ciascuna delle parti in contrasto ha le sue ragioni, e il lettore non sa con chi schierarsi, perché la vittoria di qualcuno significa inevitabilmente la sconfitta di qualcun altro.

E nessuna profezia, ricorda Daniel, significa qualcosa di più degli oroscopi che possiamo leggere ogni giorno sul giornale.

Un fantasy dai toni insoliti insomma, che va a sviscerare anche tematiche importanti come l’interrogativo su quale sia l’elemento che permette di definirci “umani”.

 

 

Daniel Abraham, La città dei poeti (A Shadow in Summer, 2007), Fanucci, Collezione Immaginario Fantasy.

Pag. 390, 18,50 €, ISBN 978-88-347-1485-0