Mortal Kombat non è un videogame che tratta semplicemente di lotta e arti marziali: lo fa nella cornice di una trama che vede una sfida tra il cattivo intento nell'invadere il nostro mondo e gli eroi che cercano di difenderlo.

Il cattivo è Shao Kahn, imperatore di Outworld. Il videogioco si differenzia da altri del genere per le mosse segrete magiche e fantastiche di ciascun personaggio e per la mossa finale, la fatality, che fa andare l'avversario sconfitto all'altro mondo in maniera sanguinolenta e grandguignolesca, tra urla, torrenti di sangue, rumori di macelleria e abbondante comparsa di ossa e frattaglie. Insomma nulla di consigliabile per i deboli di stomaco ma così eccessivo da essere se vogliamo anche umoristico.

Il videogioco ebbe un posto d'onore nelle polemiche che portarono alla pratica di assegnare una valutazione, che compare oggi come marchio sui giochi, avvertendo il consumatore della presenza di eventuali contenuti controversi. Intanto Mortal Kombat arrivava al cinema. Nel 1995 uscì il primo film intitolato semplicemente Mortal Kombat per la regia di Paul W. S. Anderson (che ricorderemo anche per Punto di non Ritorno e Resident Evil). Tra gli attori nientemeno che Christopher Lambert, e ci sarebbe stata anche Cameron Diaz se non si fosse fatta male a un polso. Nel film di Anderson gli eccessi sanguinari del videogioco non si sono visti, quello che invece arrivò fu il successo commerciale, che prima di allora non aveva favorito molto i film tratti dai videogiochi. Il secondo film, in italiano Mortal Kombat Distruzione Totale, fu diretto nel 1997 da John Leonetti e non ripeté il successo.

Oggi la serie ha risvegliato l'interesse della Warner Brothers in vista di un eventuale remake o di un seguito della serie. La sceneggiatura sarebbe di Oren Uziel. Avremo un nuovo Mortal Kombat con gli effetti speciali disponibili oggi? Con fiumi di sangue? Gli appassionati hanno di che sperare.