ERACLE NELLA LETTERATURA COLTA

Eschilo, Sofocle ed Euripide hanno scritto tragedie su Eracle. Quelle di Eschilo sono andate perdute ma, da riferimenti di altri autori sappiamo che nella terza tragedia della trilogia di Prometeo (Prometeo Liberato) é l’eroe che scioglie le catene che imprigionano il titano, il quale gli profetizza i viaggi in occidente e le dodici fatiche. Nel ciclo degli Eraclidi, pervenutoci a minuscoli frammenti, sembrano esserci riferimenti alla morte e alla glorificazione dell’eroe.

Nel Filottete di Sofocle Eracle appare come deus ex machina, che dirime la contesa fra Filottete e i capi achei. Nelle Trachinie, invece, Eracle è raffigurato nelle sue più brutali e primitive caratteristiche, violento e rissoso, schiavo delle passioni e dell’ira, che distrugge una città solo per poter possedere la figlia del re.

Anche Euripide tratteggia un Eracle poco eroico, anzi piuttosto buffonesco, ingordo nel mangiare e nel bere, che però, al momento opportuno si trasforma in benefattore del suo ospite. Il lieto fine rende quest’opera molto atipica nella produzione Euripidea.

Nell’Eracle, sempre di Euripide, ritorna la concezione tragica: la precarietà dell’uomo di fronte al divino. Di ritorno dalle sue fatiche Eracle libera la moglie e i figli dalle insidie del tiranno Lico, ma Era lo fa impazzire e l’eroe stermina la famiglia.

Aristofane, negli Uccelli e nelle Rane sottolinea l’aspetto grottesco di Ercole, forzuto, ma di scarso raziocinio.

Plauto racconta il concepimento di Ercole come una commedia degli equivoci: mentre Zeus seduce Alcmena, Hermes tiene lontani curiosi, disturbatori e lo stesso marito della donna, il re Anfitrione, assumendo le sembianze del servo Sosia.

Seneca, invece, ritorna alla dimensione tragica dell’eroe: nell’Ercole Furente racconta la pazzia che lo portò a sterminare la famiglia e nell’Ercole Efeo la folle gelosia della seconda moglie Deianira, che lo portò a morte.

II SECOLO D.C. – L’ERCOLE CRISTIANO

Giustino, filosofo greco di fede cristiana, guardò ad Ercole come ad un anticipatore di Cristo. In lui vedeva l’immagine di un uomo che attraverso le pene e la sopportazione giungeva sino al cielo. Eracle compare come soggetto in numerose pitture paleocristiane.

Anche Teseo assurse a prefigurazione del Cristo Salvatore. Queste appropriazioni rientravano nella politica sincretistica praticata dalla primitiva Chiesa Cristiana e avevano, naturalmente, fini edificanti. Il culto di ercole cristiano si protrasse fino all’alto medioevo e secondo alcuni ve n’è ancora traccia nella Divina Commedia. Io non sono riuscito a trovarli.

Ma siccome, in questa sede, non intendiamo occuparci di mitologia e di religione, nella seconda puntata ci dedicheremo all’aspetto avventuroso della saga dell’Eroe Muscoloso.

(1 – Continua)