Nel vostro mondo ideale, che volto avrebbe l'editoria?

Daniele Bonfanti: Mah, immagino che ognuno di noi abbia un proprio "mondo ideale" che probabilmente fa a cazzotti con il mondo ideale degli altri undici (no, non siamo davvero dodici). 

Senza dubbio sarebbe un'editoria mirata alla qualità più che alla quantità, trasparente, rispettosa e rispettata; sarebbe un'editoria di carattere, con percorsi e idee chiare; un'editoria che crea un rapporto umano con il lettore, che costruisce un percorso insieme ai propri autori di crescita condivisa. Insomma: non libri visti come prodotti, né scrittori visti come operai, né lettori visti come clienti. Tutto molto utopico, ma è la tua domanda che è utopicheggiante. 

Con quali criteri scegliete un libro di genere Fantastico? 

Daniele Bonfanti: Il Fantastico che c'interessa dev'essere deflagrante, deve mettere in discussione il concetto di Realtà, far vacillare. Tutto. 

Non ci interessano riutilizzi di scenari fantastici già usurati. Vogliamo cose che ci stupiscano.

Debbono essere libri che hanno una personalità e un carattere molto forti; che si distinguano. Ci sono temi ricorrenti e affinità che riemergono da un libro all’altro, e che ci interessa esplorare; per citarne alcuni in ordine del tutto sparso: il lavoro sul corpo e la sua alterazione, il superamento dei limiti “umani”, gli angoli sconosciuti della mente umana, l’Archetipo, l’Alchimia, la prospettiva discronica, il territorio come protagonista vivente, il confine tra Realtà e Immaginario.

Privilegiamo poi libri ricchi di idee e molto densi di contenuti, dietro i quali si noti un notevole lavoro da parte dell’autore; che si può poi concretizzare in varie forme: che si tratti di un’accurata ricostruzione storica, di una rielaborazione folclorica, di una documentazione approfondita, di innesti fanta-scientifici ragionati, originali e plausibili, di ricerca stilistica o strutturale…    

Che caratteristiche avrebbe il libro che sognate di scoprire? 

David Riva: Alcuni li abbiamo già scoperti, io credo, e con i nostri libri abbiamo realizzato qualcuno dei sogni della Redazione. Ma molti ancora ne verranno.

Sfogliando il nostro Catalogo emerge con forza quale sia la linea seguita da Edizioni XII: un romanzo deve accompagnare il Lettore dentro anfratti della realtà inusuali, neri, sorprendenti, deve cogliere una storia che valga la pena di essere raccontata, deve aprire varchi, suscitare domande e magari offrire risposte. E spesso deve far paura.

Non transigiamo sulla qualità della scrittura: un romanzo deve trasmettere un carattere, possedere uno stile, portare qualcosa di nuovo nel panorama letterario, in termini di contenuti e di forma, laddove per "nuovo" non intendiamo solo "originale", ma offrire anche l'opportunità di riempire i vuoti editoriali che la desolazione del mercato letterario italiano sta lasciando sul campo.

Due consigli agli scrittori: cosa fare e cosa non fare assolutamente quando si rivolgono a voi… 

David Riva: Cosa fare: partecipate alle nostre iniziative – bandi e concorsi letterari –, iscrivetevi alla nostra newsletter per rimanere aggiornati riguardo a ciò che Edizioni XII offre e produce, visitate il nostro forum, leggete, leggete, leggete. E scrivete, condividete, lavorate sul vostro stile e sulle peculiarità della vostra scrittura, perfezionate la tecnica narrativa, e scrivete ancora, e ancora.

E ancora.

Cosa non fare: scrivere romanzi sui vampiri. O sugli elfi!

A parte gli scherzi, nel rivolgervi a noi troverete sempre ascolto e disponibilità, nei termini sopra citati: crediamo molto nella serietà e nella dedizione di chi ci propone un'opera, non diamo mai per scontato che un autore esordiente abbia meno opportunità di uno affermato, crediamo fermamente che la partenza giusta per creare un ottimo libro sia avere rispetto per l'autore e per la sua opera, e collaborare con lui in ogni fase di produzione del progetto.

Ecco: prima di proporci una vostra opera, anche solo per educazione, comprate e leggete almeno un nostro libro. Che senso ha d’altra parte affidare un’opera a cui tenete e a cui avete lavorato tanto a un editore di cui

nemmeno avete toccato con mano la qualità del lavoro?

Quali sono i difetti che riscontrate più spesso in un manoscritto? E nella lettera che accompagna l’elaborato? E nella sinossi? 

David Riva: Cominciamo con il dire che è raro incontrare una sinossi ben scritta. La sinossi deve semplicemente contenere la trama del libro, e spesso un autore esordiente o poco avvezzo viene spaventato dall'idea di esporla in maniera chiara, con la paura di svelare i propri assi nella manica, magari con l'intento di creare maggior suspense. Ma se state sul vago come fa l'Editore a sapere se il libro contiene elementi di interesse? Un editore non può assolutamente leggere tutti i lavori che riceve, che sono sempre moltissimi: la sinossi è un filtro necessario, insufficiente a valutare un lavoro, ma indispensabile per operare una preselezione di ciò che ha potenziale.

Personalmente, i difetti di maggior peso che può avere un dattiloscritto – tralasciando gli errori grammaticali o di punteggiatura, che ci si augura di non incontrare mai, ma purtroppo… – sono: uno sbilanciamento delle sue parti costitutive (troppa azione/troppo poca, dialoghi senza mordente, personaggi privi di carattere, ecc), incongruenze, insufficienze di ritmo (in decelerazione o anche in accelerazione esasperata), sezioni di spiegazioni gratuite, luoghi comuni letterari e stereotipie in genere.