Nel frattempo, mentre paragonavo il nuovo Ethan a quello vecchio, continuavo a svolgere doverosamente il mio ruolo di Sentinella, anche perché mantenere un rapporto strettamente professionale mi garantiva lo spazio e i confini di cui avevo bisogno… e aveva il beneficio aggiuntivo di irritarlo. Era un comportamento immaturo? Certo, ma chi non coglie l’opportunità di stuzzicare il suo capo, quando ne ha l’occasione?

Inoltre, la maggior parte dei vampiri era membro di un Casato, ed essendo immortale, non potevo smettere di lavorare con Ethan senza condannarmi a un’eternità come fuoricasta. Questo significava che dovevo adattarmi alla situazione come meglio potevo.

Gli rivolsi un sorriso cortese, ignorando il tono intimo della sua voce.

– Speriamo che non abbia necessità di vedermi combattere – replicai. – Se mi troverò a farlo in presenza del sindaco, vorrà davvero dire che la situazione sta precipitando. Allora, quando ci muoviamo?

Ethan rimase in silenzio abbastanza a lungo da indurmi a guardarlo e a notare la serietà della sua espressione. Vederlo così deciso nei miei riguardi mi toccava il cuore, ma qualsiasi cosa il fato avesse in serbo per noi lungo la strada, non si trattava di un’uscita che avrei imboccato quel giorno.

– Sentinella.

La sua voce aveva un tono di gentile rimprovero, però io mi attenni al mio piano.

– Sì, Signore?

– Ostinati pure, se lo desideri, se ne hai bisogno, ma sappiamo entrambi come finirà tutto questo.

– Finirà come sempre… con il tuo essere il Maestro e il mio essere la Sentinella – ribattei, badando a rimanere impassibile.

L’avergli ricordato le nostre rispettive posizioni dovette far scattare qualcosa, perché Ethan disattivò il proprio fascino nello stesso modo repentino con cui lo aveva attivato.

– Fatti trovare di sotto fra venti minuti, in giacca e pantaloni – disse, e si allontanò con passo deciso su per i gradini, scomparendo all’interno di Casa Cadogan.

Imprecai sommessamente. Quel ragazzo sarebbe stato la mia morte.