Capitolo primo

Trasloco

Fine maggio

Chicago, Illinois

– Più in alto, Merit. Quel calcio deve essere più alto. Mmm… mmm. Così va meglio.

Sferrai un altro calcio, questa volta alzando la mira e cercando di ricordarmi di tenere il piede teso, di concentrarmi e di agitare le dita nella modalità “mani da jazzista” come richiedeva il nostro istruttore.

Accanto a me, e decisamente meno entusiasta, la mia migliore amica e presto ex-coinquilina Mallory ringhiò nell’eseguire un altro calcio. Il ringhio si abbinò al sobbalzare dei suoi capelli azzurri e al suo volto di una bellezza classica, ma l’irritazione le permise di eseguire la mossa a dovere.

– Ti dispiace ricordarmi perché mi hai trascinata in tutto questo? – domandò.

La nostra istruttrice, una prosperosa bionda dalle unghie smaltate di un rosa acceso e dagli zigomi estremamente affilati, batté le mani in un gesto che fece sobbalzare all’unisono i suoi seni. Impossibile distogliere lo sguardo.

- Più energia, signore! Vogliamo che tutti gli occhi siano appuntati sul nostro corpo! Diamoci da fare!

Mallory elargì all’istruttrice, che avevamo soprannominato Aerobics Barbie, uno sguardo tanto feroce da incenerirla, serrò i pugni e mosse un minaccioso passo in avanti, ma io fui pronta a cingerle la vita con un braccio prima che potesse sferrare un diretto alla donna che avevamo pagato perché ci mettesse in condizione di indossare jeans attillatissimi.

– Niente da fare, non puoi pestare la fata tettona – avvertii, usando un poco della forza acquisita nei due mesi da quando ero diventata una vampira per tenerla ferma, nonostante i pugni che continuava ad agitare. Mallory borbottò, ma alla fine smise di dibattersi.

Un punto a favore della vampira novellina, pensai.

– Che ne diresti se gliele suonassi solo un poco, civilmente? – domandò lei, soffiando per allontanare dagli occhi una ciocca sudata di capelli azzurri.

Scossi il capo, ma la lasciai andare.

– Pestare l’istruttrice ti procurerebbe più attenzione di quanta te ne serve, Mal. Ricorda quello che ha detto Catcher.

Catcher era il brusco ragazzo di Mallory. Pur non essendo tale da meritare un ringhio, il mio commento mi procurò un’occhiata in tralice… una sorta di ringhio visivo.

Catcher amava Mallory, e Mallory amava Catcher, ma questo non significava che lei lo trovasse sempre di suo gradimento, soprattutto da quando aveva a che fare con una perfetta tempesta sovrannaturale concentrata sulla nostra casa di Chicago. Nell’arco di una settimana io ero diventata una vampira, volente o nolente, e avevamo scoperto che Mallory era una maga ancora in fase di sviluppo… sì, stiamo parlando di poteri magici, gatti neri e le Chiavi maggiori e minori, cioè le suddivisioni della magia.

 Quindi, sì, le mie prime settimane come vampira erano state insolitamente impegnate, qualcosa come in Febbre d’amore, ma con gente leggermente morta.

Mal si stava ancora abituando all’idea di avere un suo personale dramma paranormale, e Catcher, che già aveva avuto problemi con l’Ordine (l’unione che governava i maghi), stava badando a tenere accuratamente nascoste le sue dimostrazioni di potere magico. Di conseguenza, Mallory era in preda a una frustrazione sovrannaturale.

Al diavolo, lo eravamo entrambe, ma almeno lei non doveva vedersela con canini che si allungavano o con un Maestro vampiro estremamente arrogante.

E allora, considerata questa sfortunata situazione, come mai stavamo permettendo ad Aerobics Barbie di costringerci a eseguire le “mani da jazzista”?

Per dirla in poche parole, quello sarebbe dovuto essere un tempo di qualità e un momento di cameratismo per me e per Mallory.

Perché io stavo per trasferirmi.- D’accordo – continuò Barbie. – Adesso aggiungiamo quella combinazione che abbiamo imparato la settimana scorsa. Uno, due, e tre e quattro e cinque, sei e sette e otto. – La musica raggiunse un vibrante crescendo mentre lei ruotava e protendeva la gamba al ritmo sordo del basso. Noi la imitammo come meglio potevamo, con Mallory che aveva qualche difficoltà a non pestarsi i piedi.

Gli anni di balletto classico, e la maggiore velocità che mi derivava dall’essere una vampira, mi stavano tornando molto utili, nonostante l’umiliazione di essere una vampira ventottenne costretta a eseguire le “mani da jazzista”.

Indipendentemente dall’entusiasmo di Barbie, il fatto che stessimo facendo le “mani da jazzista” in una classe di hip-hop non deponeva molto a favore delle sue credenziali.

Se non altro, quella classe era comunque un miglioramento rispetto al mio addestramento abituale. Di solito, le mie esercitazioni erano estremamente intense, e questo perché un paio di mesi prima ero stata nominata Sentinella del mio Casato.