Fitto di cose da vedere è anche il nostro terzo giorno in Belgio.

L'atrio del Centro Belga del Fumetto
L'atrio del Centro Belga del Fumetto

Lasciata Ghent, continua alla volta di Brussel, dove ci aspetta la visione del  Centro Belga del Fumetto, in Rue des Sables.

Arrivati nella via indicataci, siamo rimasti sbalorditi dall’imponenza dell’edificio, capolavoro dell'Art Noveau, disegnato da Victor Horta. La grandezza, la sobrietà e l’eleganza caratterizzano perfino le scale di quella che in origine era una fabbrica di tessuti, la Waucquez Warehouse. 

Iniziamo subito il giro accompagnati da un’amichevole guida, Dennis, il quale ci mostra sia la parte permanente, che introduce il visitatore al fumetto: dai tentativi dei nostri antenati sulle pareti delle caverne, fino al doveroso omaggio a quello che si considera il primo fumetto della storia: Yellow Kid di Windsor McCay. Continuiamo con sezioni monografiche sui Puffi, Tintin, Blake e Mortimer, Lucky Lucke, solo per citarne alcuni dei più noti. Quindi Hergé, Peyo, Jacobs e Morris, ma non perdete l'occasione di conoscere Roba, autore di Boule et Bill, e il grande Franquin, forse uno degli artisti più versatili della storia del fumetto belga.

Centro Belga del Fumetto, interno
Centro Belga del Fumetto, interno

Un autentico tesoro è la collezione di schizzi, studi, disegni a matita e a colori, tavole, copertine, manoscritti, etc. consultabili nel museo. Il materiale in possesso del centro culturale, frutto per lo più di donazioni degli autori o dei loro discendenti è talmente cospicuo che è esposto nella sala Saint-Roch a rotazione, ci spiega la nostra guida Dennis.

Chiacchierando questo vitale ragazzo, scopriamo che ha vissuto per un breve periodo in Italia, anche a Palermo! E dal fumetto belga siamo passati a descrivere i mercati rionali di Palermo. Da Tintin alla salsiccia di Palermo in un batter d’occhio. Questa è solo una delle cose che può capitare in una città dalla vocazione internazionale come Brussel.

Il pranzo è un'altra occasione per immergersi nelle specialità locali e nell'atmosfera artistica culturale della città. Andiamo a

La Petite Fleur En Papier Doré, interno
La Petite Fleur En Papier Doré, interno

l bistrot La fleur en papier dorè sito in Rue des Alexiennes, che è stato ed è tuttora frequentato ci hanno detto, da artisti di ogni tipo. Era il luogo di ritrovo dei surrealisti. Pagheremmo per avere la macchina del tempo.

Urge una precisazione, che è anche una smentita di molta presunzione tipica del nostro paese: la ristorazione belga è molto raffinata. Non avranno, forse, la varietà delle pietanze che abbiamo in Italia, ma i loro piatti tipici sono una prelibatezza, le boullettes, per esempio, sono talmente succulente che ci vuole un chilo e mezzo del loro ottimo pane per goderne a pieno, raccogliendo tutto il sugo

Non è molto lontana la successiva tappa del nostro giro, il Museo Magritte dedicato al maestro del Surrealismo.

Abbiamo comprovato che la vocazione belga al racconto delle storie ha trovato un alveo naturale nel fumetto. Quello che la nostra guida Stefan Van Camp ci dice è che René Magritte non si muoveva da pulsioni dissimili. Se un dipinto è solo un lontano parente del fumetto, secondo la nostra guida l'intento narrativo in Magritte è molto più forte che in altri autori. Il percorso che seguiamo all'interno del museo ci fa scoprire autentici racconti su tela, che hanno il medesimo scopo dei fumetti, o dei racconti fantastici: uscire dalla realtà, o meglio vederla con occhi diversi, quasi alzando il velo, quasi ipotizzando una natura, che non è necessariamente quella che appare. Il signor Stefan ci spiega che Magritte sperimentò anche il cinema, lasciò scritti in cui teorizzava un intento narrativo della sua pittura, pur se spiazzante nella forma definitiva. D'altra parte non tutta la narrazione è lineare. Una sorta di pensiero laterale portato alle estreme conseguenze. L’importante è non avere preconcetti e non dare nulla per scontato.

Scoprire in Magritte uno spirito affine alla sensibilità del narratore è forse una delle rivelazioni più grandi di questo viaggio. Se il nostro itinerario è stato concepito volutamente senza una scaletta ben precisa, partendo dall'evento di Ghent, la commemorazione di Jean Ray, per poi viaggiare a vista, secondo la nostra sensibilità, comprendiamo che a volte  seguire l'istinto ti porta proprio dove vuoi andare.