Le Magie di Omnia - I Giorni delle Tenebre

PROLOGO

«Chi sei?» «Non ha importanza, tanto fra un minuto sarai morto». Egokeros non sembrò affatto scalfito da quell'affermazione, si limitò a sostenere il suo sguardo con quegli occhietti porcini, due fessure nere al centro della faccia spigolosa. La testa grossa sembrava staccata da quella montagna d'uomo a torso nudo e con la pelle bianca striata in modo innaturale, come fosse pietrificato. Indossava soltanto una specie di gonnone nero a pieghe, lungo fino ai piedi. 

L'Oscuromante si guardò attorno. La caverna in cui aveva trovato la sua vittima sembrava uno scavo sotterraneo. Le pareti di roccia erano puntellate da grosse travi alte fino al soffitto, le pareti erano spigolose e taglienti, di tutte le sfumature di grigio possibile. La poca luce che illuminava quella grotta era data dai grossi bracieri in marmo sistemati in modo casuale in giro per la caverna. Ombre nervose e allungate si muovevano tra le rientranze, pronte a intervenire, come soldati in trincea.

«State pronte» sibilò. «Chi sei?» ripeté Egokeros spazientito. «Perché ti nascondi qui? L'Imperatrice non ti protegge dalla Tempesta?» «Questa è la mia protezione, la terra» «Ma hai la scheggia...» «È per questo che mi ucciderai?» «Sì». Egokeros abbassò la testa e si mosse con passo pesante. A ogni movimento le spalle si alzavano e abbassavano come se sollevarle fosse una fatica immane. A ogni colpo del piede la terra tremava, come un tamburo. L'ultimo passo martellò il lastricato e questo rispose come fosse stato una membrana elastica, le pietre si sollevarono spinte da una forza centrifuga, esplodendo in direzione dell'Oscuromante.

L'uomo congiunse le mani senza scomporsi, serrò le palpebre e i sassi si bloccarono a mezz'aria un istante prima di investirlo con i loro spigoli taglienti. Riaprì gli occhi di scatto e allontanò i palmi: un groviglio di scie scure si dipanò dalle linee della mano formando un piccolo vortice che si espanse fino a diventare una sfera. Le scie divennero tentacoli filiformi che afferrarono le pietre sospese e le avvolsero fino a inglobarle completamente. Come fossero state di fumo, si dissolsero, alimentando i tentacoli che si gonfiarono e sferzarono l'aria con un sibilo agghiacciante. Le spire volarono in direzione di Egokeros e iniziarono a frustarlo con veemenza. Il corpo dell'uomo veniva scalfito ripetutamente e rilasciava una piccola nuvoletta di polvere grigia.

Una tempesta di sabbia si sollevò dal terreno e lo avvolse come un bozzolo. Quando la sabbia precipitò a terra, di Egokeros non c'era traccia.