Da tre anni a questa parte anche il più piccolo elemento che in qualche modo riguarda George R.R. Martin nel mondo del fantasy è una notizia. Lo ha attestato nel 2011 il Time quando ha inserito il nome dello scrittore americano nell’elenco delle 100 persone più influenti del pianeta, e lo confermano continuamente le innumerevoli informazioni – piccole o grandi che siano – che si susseguono senza sosta. Una delle ultime riguarda un possibile spoiler relativo a The Winds of Winter che Martin si sarebbe fatto sfuggire alla recente Comic-Con. Se non vi è certezza sul fatto che l’affermazione di George sia uno spoiler del prossimo romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, vi assicuriamo però che qui sotto ce n’è uno molto importante da La danza dei draghi, parte conclusiva di A Dance with Dragons.

Già prima dell’intervista rilasciata ad io9 Martin era salito sul palco sul quale si stavano esibendo Paul and Storm per distruggere una delle loro chitarre in una divertente vendetta per la loro canzone Write Like the Wind (George R.R. Martin)

Che Martin non sia rapido a scrivere è noto a tutti gli appassionati, in particolare a quello che hanno aspettato complessivamente undici anni per leggere gli ultimi due romanzi delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. In sua difesa era intervenuto anche Neil Gaiman che, in un testo ormai famosissimo, aveva spiegato che uno scrittore non è la puttana dei lettori e che non si può pretendere da lui una prestazione semplicemente perché si intende pagarlo. 

Paul e Storm hanno ripreso la frase di Gaiman aggiungendo però che C.S. Lewis, J.R.R. Tolkien e J.K. Rowling hanno impiegato rispettivamente cinque, dodici e dieci anni per completare le loro opere, mentre A Game of Trones, primo romanzo delle Cronache, risale al 1996, cioè a ben diciassette anni fa. Tempo sufficiente a un certo William Shakespeare per scrivere ben trentacinque opere.

Attenzione a non far arrabbiare George R.R. Martin

Attenzione a non far arrabbiare George R.R. Martin

Articolo di Simona Ricci Lunedì, 22 luglio 2013

Al Comic Con di San Diego si consuma la vendetta del creatore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco.

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Dopo la “vendetta” di Martin contro i due irriverenti cantautori e la loro chitarra, Neil Gaiman, anche lui presente sul palco, ha ribadito che George R.R. Martin non è la nostra puttana. 

Oltre a una maggiore rapidità, c’è un’altra cosa che Paul e Storm hanno chiesto allo scrittore: di smettere di uccidere i nostri personaggi preferiti. E quello delle morti eccellenti è un tasto dolente per tutti i lettori e gli spettatori, ed è l’argomento della dichiarazione più importante.

Per mantenere viva l’attesa per la quarta stagione di Game of Thrones, le cui riprese sono appena iniziate, HBO ha diffuso il video In memoriam, nel quale sono ricordate tutte le morti delle prime tre stagioni.

Attenzione spoiler

La morte che però ha destato più interesse è stata quella, non espressamente citata, che costituisce il momento più drammatico della Danza dei draghi. Parlando dell’evoluzione dei suoi personaggi nell’intera saga Martin ha affermato che fin dall’inizio sapeva quale sarebbe stato il destino dei più importanti, dicendo “what Tyrion's arc was gonna be through this, what Arya's arc was gonna be through this, what Jon Snow's arc is gonna be”. Alla fine della Danza dei draghi Jon Snow viene pugnalato. Subisce tre colpi prima di perdere conoscenza, al punto da non percepire il quarto. Ma è davvero morto? Nel libro Martin non lo dice espressamente, ma l’uso del present tense nell’intervista implica il fatto che Jon abia ancora un arco narrativo, e se ha un arco narrativo non può essere morto.

In realtà la frase non è una prova, volendo si può parlare anche dell’arco narrativo di un personaggio morto usando il present tense, ma dopo il primo momento di shock durante la lettura del romanzo rimane forte l’impressione che George non abbia ancora finito con il personaggio di Jon.

La scena delle pugnalate richiama subito alla mente un omicidio molto famoso, quello di Caio Giulio Cesare. Della ventina di pugnalate ricevute dal dittatore, solo una era mortale. Il fatto che Jon sia stato colpito più volte non implica necessariamente la sua morte e, anche nell'eventualità peggiore, la presenza di Melisandre al Castello Nero può essere determinante a influenzare il corso degli eventi. Non è escluso che Jon possa essere Azor Ahai rinato, e che la sua presenza sia fondamentale nel fronteggiare gli Estranei. La leggenda di Azor Ahai, della sua spada fiammeggiante e della profezia che lo vuole di ritorno sulla terra per fronteggiare un pericolo mortale al termine della lunga estate, era stata narrata a Davos nel Regno dei lupi.

Come mostra chiaramente il capitolo in cui è punto di vista, Melisandre reputa in buona fede che Stannis Baratheon sia Azor Ahai rinato. Quando cerca di vederlo però tutto quel che riesce a percepire è neve. Stannis è alle prese con una terribile tempesta di neve, e questo potrebbe essere il soggetto della visione della donna rossa, ma la prova che lui non sia il leggendario guerriero si trova in una conversazione fra Mastro Aemon e Samwell Tarly nel Portale delle tenebre. Se la spada di Azor Ahai, Portatrice di luce, dovrebbe bruciare, quella di cui si fregia l’ultimo dei tre fratelli Baratheon manca delle caratteristiche richieste. Tutto quello che rimane allora è Snow, neve.

Non solo, quello della mamma di Jon Snow è un tormentone che, fra indizi di vario tipo, si protrae ormai da moltissimi anni, e anche se nella vita reale molte domande rimangono senza risposta Martin è giunto a un punto tale per cui non può non rispondere a questa domanda. L’identità della mamma – anzi, dei genitori – di Jon Snow deve essere importante almeno per una scena prima che si possa dire che Jon abbia assolto al suo ruolo di personaggio.

La risposta ovviamente potrà fornirla solo Goerge R.R. Martin quando finalmente pubblicherà The Winds of Winter, ma è molto probabile che quel present tense indichi davvero una storia ancora in corso di svolgimento.